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Internazionale Rassegna Stampa
30.03.2004 Segnaliamo un miglioramento
viene da dire alla buon'ora. speriamo continui e che non sia stato un errore.

Testata: Internazionale
Data: 30 marzo 2004
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Varie da Israele - 26/03/04»
A pagina 21 dalla cronaca da Gerusalemme:

Israele decapitata Hamas.

Il 22 marzo, con un raid aereo mirato a Gaza, l'esercito israeliano ha ucciso lo sceicco Ahmed Yassin, 67 anni, fondatore e capo spirituale di Hamas. Da anni l'uomo era quasi cieco ed era costretto su una sedia a rotelle fin dall'infanzia. La sua uccisione ha gettato i Territori nel caos: Hamas e i membri delle altre organizzazioni radicali palestinesi hanno annunciato una vendetta tremenda contro Israele, decine di manifestazioni sono state organizzate nella striscia di Gaza. I funerali di Yassin si sono svolti a Gaza e sono stati seguiti da più di 200.000 persone. Il nuovo leader di Hamas è Abdelaziz Al Rantissi, capo di una delle correnti più radicali del movimento. Nella sua prima dichiarazione Rantissi ha assicurato che "gli israeliani non avranno più pace dopo quel che è successo". Il 10 giugno 2003 Rantissi è scampato a un rais israeliano e vive in clandestinità.
Yassin non era costretto su una sedia a rotelle fin dall’infanzia come scrive Internazionale, ma in seguito ad un infortunio, degenerato nella malattia invalidante, subìto durante una partita di calcio, da ragazzo.

Inoltre, sarà stato anche quasi cieco, ma era pur sempre la mente criminale delle più efferate stragi suicide compiute da Hamas sugli autobus e nei ristoranti israeliani, altro che leader spirituale.
Yassin era il Bin Laden palestinese.

Le reazioni.

La commissione per i diritti umani dell'Onu da condannato l'uccisione di Yassin con una risoluzione approvata a maggioranza dei suoi 53 membri. Il testo era stato presentato dal Pakistan a nome dei paesi membri dell'organizzazione della conferenza islamica (Oci). La risoluzione è stata approvata da 31 governi; due i membri contrari (Stati Uniti e Australia) e 18 gli astenuti: tra loro anche i rappresentanti dell'Unione Europea. L'Irlanda, presidente di turno della Ue, ha chiarito che l'unione condanna l’azione israeliana ma non approva un testo che non menziona crimini di Hamas.
Ormai le condanne a senso unico dell’Onu lasciano il tempo che trovano. È inquietante però che le Nazioni Unite siano così solerti nel condannare l’eliminazione di un capo banda criminale, e così silenti quando esplodono le bombe umane dei fascisti islamici per le strade di Israele, è molto inquietante.

A parte la cronaca di Internazionale incompleta ed inesatta, dobbiamo applaudire, finalmente, De Mauro per la copertura riservata all’operazione Yassin.

Finalmente si da voce a più quotidiani, indipendentemente dalle rispettive tesi sostenute, è sempre bene pubblicare più opinioni, da più fonti.

In questo caso sono stati pubblicati Ha’aretz, lo Yediot Aharonot (quasi mai pubblicato da De Mauro anche se risulta essere il quotidiano più diffuso in Israele), e il Jerusalem Post, (sempre etichettato con la criminalizzante etichetta "di destra"), quotidiano che, ultimamente, abbiamo letto più volte su Internazionale, e questo è positivo.

A pag. 22 è pubblicato un articolo tratto da Ha’aretz, che collega l’eliminazione fisica del capo di Hamas, all’ipotesi di ritiro unilaterale israeliano da Gaza.

In questo modo, secondo il quotidiano di sinistra, le organizzazioni terroristiche palestinesi capirebbero che il ritiro di Sharon non rappresenterebbe una loro vittoria, come successe nel 2000, ai tempi di Barak, quando Hezbollah esultò per il ritiro dal Libano dell’esercito di Israele.

A pag.23 un commento, sempre tratto da Ha’aretz, di Danny Rubinstein (colpire Hamas per indebolire l’Anp secondo la sua tesi) e un articolo tratto dallo Yediot Aharonot, critico verso questa operazione, che potrebbe far aumentare il rischio di attentati in Israele.

A pag.24 un pezzo del Jerusalem Post, che riportiamo in basso e, in un box, chi era Yassin (coperta la lacuna nella cronaca…) e chi è e cosa vuole (la cancellazione dello stato ebraico dalla faccia della terra), Hamas.

A pag. 25 è pubblicato un editoriale tratto dal quotidiano arabo Al-Hayat, che evoca lo spettro della guerra civile a Gaza, a causa della possibile frammentazione in più anime radicali, di Hamas, e un articoletto abbastanza farneticante tratto dal quotidiano Al Quds Al Arabi, dal titolo, che dice tutto:

"Per Israele è l'inizio della fine".

*The Jerusalem Post*

Il nostro Osama Bin Laden

La morte di Yassin è un segnale di vittoria per Israele e per la lotta al terrorismo. Yassin era il capo militare e spirituale della guerra contro Israele così come Osama Bin Laden è, o era, il capo militare e spirituale della guerra contro l'Occidente.

L'uccisione del leader di Hamas da parte dell'esercito israeliano ha innescato la consueta ondata di critiche secondo cui sarebbe stata un atto vano e sconsiderato. È una follia: l'idea che si possa limitare l'appetito di morte dei terroristi senza ricorrere alle armi è esattamente ciò che loro vorrebbero farci credere.

Per i teorici del Jihad suscitare simili convinzioni corrisponde alla vittoria, cioè a quel punto di svolta in cui il terrorismo non incontra più ostacoli e si rafforza sempre di più fino ad assoggettare l'Occidente.

Con nostra grande vergogna e dolore, troppo spesso noi israeliani ci siamo piegati a un simile modo di pensare. Negli Stati Uniti quasi a nessuno verrebbe in mente di dire che uccidere Osama Bin Laden potrebbe nuocere alla guerra contro il terrorismo. Invece i mezzi d'informazione israeliani traboccano di commenti che sostengono una tesi analoga.

Non dobbiamo prestare ascolto a questi consigli che portano solo sconfitta e distruzione. Dobbiamo invece continuare a dimostrare che è il terrorismo a essere vano, non la guerra contro di esso. Se c'è un governo al mondo che lo sa, è proprio quello del presidente Bush. Tuttavia la reazione ufficiale del Dipartimento di Stato è stata di questo tenore: "gli Stati Uniti esortano tutte le parti in conflitto a restare calmi e a esercitare la moderazione". Perché il Dipartimento di Stato ha avuto tanta fretta di sostenere che sia Hamas sia Israele devono "moderarsi"?

Non è forse meritorio eliminare il capo di un’ organizzazione che ha assassinato molti cittadini americani e che è ai primi posti nella lista dei gruppi terroristici stilata dagli Stati Uniti?

È vero, l'uccisione di Yassin non metterà fine alla guerra. Nessuna battaglia è in grado di farlo. Ma non date ascolto a quanti sostengono che, siccome quell'unica battaglia non è bastata a vincere la guerra, non meritava d'esser combattuta.

L'eliminazione di Yassin non è stata un atto controproducente, anche se Hamas tenterà di effettuare "rappresaglie". Piuttosto è controproducente permettere a leader che organizzano e alimentano il terrore, e perseguono la distruzione di Israele, di godere dell'immunità personale. Perdere questa guerra, che non riguarda la terra ma la nostra stessa esistenza, non è un'opzione possibile per Israele.

Possiamo solo scegliere se vincerla più rapidamente oppure prolungarla assumendo posizioni ambigue sull'opportunità di combatterla.
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