Gli stati arabi moderati sono cattivi, quelli estremisti sono buoni è la logica di Michele Giorgio e del giornale che lo pubblica
Testata: Il Mattino Data: 29 marzo 2004 Pagina: 6 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Decisione a sorpresa della Tunisia che ospitava le delegazioni»
Michele Giorgio, colonna del Manifesto, scrive regolarmente sul quotidiano napoletano. Nessun stupore, il Mattino è di fatto una succursale del quotidiano romano. Esemplare è l'articolo di oggi che riportiamo integralmente. Giorgio,nel descrivere il fallimento del congresso della Lega araba a Tunisi,non può fare a meno di scrivere che è dovuto alle differenza fra i paesi arabi moderati e quelli estremisti. Ciò detto, poi non può fare a meno di spiegare che il fallimento è dovuto (ma Giorgio lo scrive con rincrescimento!) al fatto che la risoluzione richiesta da Libano,Siria e palestinesi contro l'uccisione di Yassin sia stata respinta. Noi pensavamo che i paesi da incoraggiare non fossero i tre citati ( e che piacciono tanto a Giorgio) ma gli altri, quelli moderati, quelli che vorrebbero una Lega araba meno antioccidentale e meno legata ai gruppi terroristi e agli stati che li proteggono (Libano,Siria,Autorità palestinese, guarda caso). Il fatto che la Tunisia abbia annullato il summit perchè nella delegazione palestinese c'erano i rappresentanti di Hamas e Jihad sembra riprovevole agli occhi di Michele Giorgio. America e Israele vengono al solito presentati come due stati che operano in segreto e nell'ombra. Questo è il Mattino, gentili lettori. Ci auguriamo che riceva molte e-mail di protesta. Gerusalemme. Dopo il tonfo di Tunisi, i Paesi arabi cercano di correre ai ripari. «Date le sfide che sono di fronte alla nazione araba è necessario tenere un vertice al più presto». Con questa motivazione l'Egitto ha offerto la propria disponibilità, subito accettata dal Segretario generale della Lega Araba Amr Musa e dalla Giordania, a ospitare, il 16 aprile a Sharm-el-Sheik, il vertice arabo che avrebbe dovuto aprirsi oggi in Tunisia e che invece è stato rinviato sine die per gravi divergenze tra i partecipanti. Non era mai accaduto in 57 anni di vita della Lega Araba che un summit venisse annullato a meno di 36 ore dal suo inizio. I motivi di un fallimento così clamoroso sono molteplici, nascono soprattutto dalle profonde differenze tra i Paesi arabi sull'importante tema della riforma della «Lega» di cui si è fatto promotore il Segretario generale. Musa infatti da mesi insiste sulla necessità che vengano creati un parlamento arabo sul modello di quello dell'Ue, una corte di giustizia araba e una banca di investimento regionale. Ciò per dare più peso alla società civile e anche per favorire una maggiore partecipazione delle donne. Si tratta di un cambiamento di rotta di molti gradi che spaventa i regimi più chiusi, in particolare le monarchie del Golfo. Musa ritiene che il suo progetto rappresenti l'unica strada verso il progresso nonchè una risposta a quella «Iniziativa per il grande Medio Oriente» varata dagli Stati Uniti per «democratizzare» il mondo arabo-islamico dalla Mauritania fino all'Asia centrale, che il presidente George Bush intende annunciare a giugno durante il lavori del G8. A complicare i piani del Segretario generale si è aggiunta anche l'uccisione a Gaza, compiuta una settimana fa da Israele, del leader di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin. Palestinesi, siriani e libanesi venerdì e sabato hanno insistito sulla preparazione di una risoluzione di dura condanna di Israele, ipotesi che ha ulteriormente fatto irrigidire le monarchie del Golfo che hanno perciò inviato a Tunisi delegazioni di basso profilo. Ieri però tutti puntavano l'indice contro la Tunisia, colpevole di aver rinviato all'ultimo istante il vertice. Il quotidiano egiziano «Al Ahram», citando fonti della Lega Araba, ha scritto che «la decisione inattesa è stata presa dalla parte tunisina senza concordarla preventivamente con gli altri Paesi arabi». Per il quotidiano cairota «Al Wafd», «gli Stati Uniti sono dietro le pressioni che hanno causato l'annullamento del vertice". Il rinvio sine die è stato accolto con delusione soprattutto dai palestinesi, che speravano in pressioni diplomatiche su Israele. Secondo la tv araba Al-Jazira, la Tunisia avrebbe sospeso il summit perchè era stato annunciato che della delegazione palestinese avrebbero fatto parte rappresentanti di gruppi radicali, come Hamas e Jihad. Il governo israeliano ha scelto il «no comment» ma una fonte vicina al premier Ariel Sharon, ha detto che Israele ritiene il rinvio «un segnale positivo che dimostra che il mondo arabo sta cambiando, in passato l'unione tra gli arabi ha sempre favorito le ali più estremiste».
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