Alberto Stabile, un corrispondente sbilanciato = informazione scorretta
Testata: La Repubblica Data: 29 marzo 2004 Pagina: 15 Autore: Alberto Stabile Titolo: «Il capo di Hamas contro Bush: E' un nemico dei musulmani»
Un articolo sostanzialmente sbilanciato in senso filo-palestinese, quello di Stabile sul giornale di proprietà dell'ing.Carlo de Benedetti. Attenua ciò che andrebbe invece evidenziato sul terrorismo palestinese e annacqua i pericoli che il terrorismo rappresenta per Israele. Basterebbe la frase alla fine dell'articolo: "Si dice, ad esempio, che il partito di Dio ispirato da Teheran abbia finanziato l´attentato di Ashdod (dieci morti) che per la prima volta ha preso di mira una infrastruttura importante dell´economia israeliana". Ma come, si scrive così di un attentato che, se fosse riuscito, avrebbe causato la morte di migliaia di persone, una intera città ? Invitiamo i nostri lettori a leggere attentamente il pezzo di Stabile. Si renderanno conto dal suo linguaggio da che parte pende la sua scrittura.
Ecco l'articolo: GERUSALEMME - Rantisi non si nasconde. Circondato da un nugolo di guardie del corpo armate fino ai denti, il successore di Ahmed Yassin s´è presentato all´Università islamica di Gaza per maledire George W. Bush. «E´ un nemico di Dio, dell´Islam, dei musulmani - ha detto, mentre gli aerei israeliani sorvolavano la zona - . Come Sharon, ha dichiarato guerra a Dio e Dio ha dichiarato guerra all´America, a Bush e a Sharon». All´invettiva nei confronti del presidente americano, tuttavia, il nuovo capo di Hamas non ha fatto seguire minacce dirette come quelle lanciate nei giorni contro Sharon. Al leader del movimento integralista un nemico potente e risoluto, come Israele, per il momento basta e avanza. Una settimana dopo l´uccisione di Yassin, «qualcuno ne avrà nostalgia», titolava ieri l´edizione in inglese del giornale Haaretz, con parole chiaramente rivolte ai governanti israeliani. Rispetto a chi ne ha ereditato il bastone di comando, è la tesi del giornale, Yassin apparirà, se non un moderato, un leader capace di quella «flessibilità» che gli aveva permesso, almeno fino ad un certo punto, di non limitare la strategia del movimento islamico alla lotta armata contro Israele. L´inevitabile, ulteriore irrigidimento della principale fazione islamica è già in atto e si può misurare dalle stesse parole di Rantisi: «La guerra di Dio (contro gli Stati Uniti e Israele) continua e posso vedere la vittoria levarsi dalla terra di Palestina per le mani di Hamas». Anche se un altro notabile del movimento integralista, Mussa Abu Marzuk, ha voluto nei giorni scorsi precisare, da Damasco, che «allo stato attuale gli Stati Uniti non sono un obbiettivo, ma in futuro, solo dio lo sa ». Rantisi non ha risparmiato i suoi fulmini contro la comunità dei paesi arabi, accusati di aver abbandonato la causa palestinese - «Voglio dire ai leader Arabi - ha ammonito il capo di Hamas - : Dio vi chiederà conto del sangue di Sheik Ahmed Yassin». Questo salto nella retorica integralista era, secondo le analisi dell´intelligence israeliana, prevedibile e prevista, come l´ondata di incidenti che ha scandito nei giorni scorsi il lutto tra i palestinesi della West Bank e di Gaza. I servizi israeliani vedono segnali incoraggianti sia nelle reazioni di divisione e smarrimento che ha contraddistinto la risposta del mondo arabo all´uccisione del capo di Hamas, sia nelle evidenti difficoltà incontrate dai gruppi armati a porre immediatamente in atto un´azione di rappresaglia. Ma questo ottimismo non sembra fondato. La fine ingloriosa del vertice della Lega araba di Tunisi, rinviato sine die dopo otto o nove ore di discussione preliminare, per manifesta inconciliabilità di posizioni sulla strategia da seguire nel conflitto mediorientale, non può certamente essere vista come un successo della componente moderata del mondo arabo. Al contrario, l´esecuzione di Yassin ha spinto gli unici due paesi arabi che hanno sottoscritto trattati di pace con Israele, cioè Egitto e Giordania, ad allinearsi alle posizioni più critiche. «Gli israeliani non vogliono la pace - ha dichiarato re Abdallah -. Assassinare Yassin è stato un crimine sotto tutti i punti di vista e dovrebbe implicare una svolta nella comunità internazionale che metta fine alle azioni arbitrarie d´Israele». Semmai un effetto la morte di Yassin rischia di provocare, non è tanto una radicalizzazione dello scontro, che più radicale di così non si può, quanto un ulteriore coinvolgimento nell´intifada armata di gruppi esterni, come gli Hezbollah libanesi, che dopo il ritiro israeliano dal sud del libano non avrebbero più alcun titolo ad intervenire nel conflitto. Per gli analisti militari israeliani la penetrazione degli Hezbollah nei territori e a Gaza è iniziata da tempo. Si dice, ad esempio, che il partito di Dio ispirato da Teheran abbia finanziato l´attentato di Ashdod (dieci morti) che per la prima volta ha preso di mira una infrastruttura importante dell´economia israeliana. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.