Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Si riapre il caso della "Achille Lauro" e si riesamina la posizione di Abu Abbas, grande amico della famiglia Craxi
Testata: Corriere della Sera Data: 29 marzo 2004 Pagina: 6 Autore: Marco Imarisio Titolo: ««Abu Abbas ha parlato», l’Fbi riapre il caso Lauro»
Come "persona informata dei fatti" è un peccato che non sia più fra noi Bettino Craxi, che dell'affare Achille Lauro doveva saperne una più del diavolo. In sua mancanza c'è sempre il figlio Bobo, il quale ha mandato alla famiglia di Abu Abbas un telegramma di condoglianze dai toni piuttosto elevati, ricordando l'assassino e criminale Abu Abbas quale "leader e combattente per la liberazione della Palestina". Se il caso si riapre, la testimonianza di Bobo Craxi ci sembra indispensabile.
Ecco l'articolo: La resa dei conti, diciannove anni dopo. Gli Stati Uniti non hanno dimenticato il dirottamento della nave da crociera italiana Achille Lauro e l’omicidio del cittadino americano Leon Klinghoffer. E le conclusioni alle quali arrivò la giustizia italiana sembrano non bastare. Anche perché potrebbero esserci fatti nuovi. Rivelati da Abu Abbas, condannato all’ergastolo nel 1987 come mandante di quella operazione, arrestato in Iraq nell’aprile 2003, mai estradato in Italia perché prigioniero di guerra. E morto di infarto nella sua cella due settimane fa, almeno secondo la versione ufficiale. Nello scorso ottobre il Dipartimento di Giustizia Usa ha richiesto una rogatoria urgente al nostro Paese per interrogare Ibrahim Abdelatif e Magied Al Molqi, due terroristi condannati per quel delitto e detenuti in Italia. Motivo: « La sezione Antiterrorismo del Dipartimento e l’Fbi stanno conducendo una inchiesta su quei fatti » , così si legge nel documento arrivato da Washington al nostro ministero di Grazia e Giustizia. Gli inquirenti americani « hanno la necessità di interrogare questi individui al fine di determinare, tra l’altro, il ruolo di Abu Abbas in questa azione terroristica » . « Oltre ai quattro dirottatori — scrive Mary Ellen Warlow, direttrice della divisione penale dell’Ufficio Affari Internazionali — numerose altre persone presero parte alla progettazione di questo atto terroristico e lo facilitarono. Infatti almeno altri undici individui vennero perseguiti a termini di legge dal governo italiano per aver ordinato, assistito o in qualche modo facilitato il sequestro della nave » . Di queste undici persone, solo due sono in carcere. Ma la lista presentata dagli Stati Uniti nella come di consueto scarna documentazione che accompagna la richiesta di rogatoria, è più numerosa. Vi sono sedici nomi. « Un elenco di alcuni, ma non di tutti gli individui associati al Fronte di Liberazione della Palestina che ordinarono, eseguirono, finanziarono e in altro modo sostennero questo atto terroristico » . Gli Stati Uniti procedono contro gli esecutori materiali del delitto ma anche contro coloro che « istigarono, consigliarono o indussero a commettere questi crimini » . Cercano i mandanti, insomma. E non basta Abu Abbas, che quel 7 ottobre 1985 era considerato il capo del commando del Fronte di Liberazione della Palestina che bloccò la nave appena salpata da Alessandria d’Egitto. Lo scopo del sequestro dei 450 passeggeri e dell’equipaggio era la liberazione di 52 militanti palestinesi prigionieri di Israele. Il giorno dopo i terroristi ammazzarono a sangue freddo il cittadino ebreo americano Leon Klinghoffer, 69 anni. Ucciso e poi buttato in mare, con la sua sedia a rotelle. E da sempre molti negli Usa sono convinti che tra i mandanti del dirottamento dell’Achille Lauro vi sia anche Yasser Arafat. Una tesi che negli anni vide le autorità americane contrapposte all’Italia. Il nome del leader dell’Olp comunque non compare mai nei documenti inviati in Italia. Gli Stati Uniti hanno cominciato questa nuova indagine proprio dopo l’arresto di Abu Abbas, avvenuto a Bagdad lo scorso 15 aprile. Da anni, il terrorista si era rifugiato nella capitale irachena. Sarebbe morto l’ 8 marzo 2004, così annunciarono alcuni suoi conoscenti da Gaza. Sarebbe, perché in molti hanno ancora dubbi. Nessuna conferma ufficiale. A leggere la documentazione americana arrivata al nostro ministero di Grazia e Giustizia, sembra che Abu Abbas stesse collaborando con gli agenti Fbi che erano andati a Bagdad per interrogarlo. La richiesta di far deporre i due detenuti « italiani » infatti viene motivata anche con la necessità di controllare la veridicità di alcune dichiarazioni dell’ex leader del Flp, che era una specie di lobby filo- irachena all’interno dell’Olp. Neppure la sua ( presunta) morte ha fermato la rogatoria, che è stata reiterata. Non era lui infatti l’oggetto principale di questa nuova indagine. La rogatoria, partita da Washington l’ 8 ottobre 2003, ha avuto il solito iter, nessun binario veloce. Tra il via libera del ministero e il decreto di esecutività della Corte d’Appello di Perugia ( i due terroristi sono detenuti nel carcere di Spoleto) sono passati quasi sei mesi. L’avvocato genovese Gianfranco Pagano, legale di Ibrahim Abdelatif, conferma la richiesta arrivata dagli Usa. E dice anche che non ci sarà nessun interrogatorio. Ha da poco ricevuto un telegramma dal suo assistito, che contesta la rogatoria e annuncia che non risponderà agli agenti dell’Fbi. « Credo che questa vicenda apra un problema di giurisdizione. Si parla di fatti che sono già stati giudicati in via definitiva dall’Italia » . E’ una osservazione che riapre vecchie ferite. Nella loro richiesta gli Usa fanno notare che « non è certo che una qualsiasi dichiarazione che Magied Al Molqi e Ibrahim Abdelatif possano aver resa alle autorità italiane sia ammissibile in un tribunale statunitense » . La disputa sui terroristi dell’Achille Lauro è cosa nota. Gli americani da subito chiesero che fossero dati loro in modo da processarli per l’omicidio di Klinghoffer. L’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi si oppose — non li consegnò dopo che l’aereo sul quale viaggiavano era stato fatto atterrare a Sigonella — e fece celebrare il processo in Italia. Abu Abbas all’inizio venne considerato soltanto un testimone, fu rilasciato e si rifugiò a Belgrado. Oceani di polemiche e una crisi di governo. Soltanto due anni dopo arrivò la condanna all’ergastolo. « Il mio assistito — dice Pagano — si è affidato alla giustizia italiana, e si chiede perché, dopo così tanto tempo, si cerchi di riaprire una storia che per lui è chiusa » . Quasi chiusa, in effetti. A Ibrahim Abdelatif manca poco per uscire. Era stato condannato a venticinque anni. Una richiesta di grazia bocciata da Ciampi nel 1999, fine pena 2006. Scontata senza alcun beneficio, « colpa » del collega Al Molqi, che nel 1996 ottenne un permesso al carcere di Rebibbia e salutò tutti. La sua fuga durò soltanto dieci giorni. « Ma Abdelatif — dice il suo avvocato — è ormai un detenuto modello, che parla meglio l’italiano dell’arabo. Vuole rimanere a vivere nel nostro Paese. Sta pagando, ha chiuso con il terrorismo, e adesso teme ci sia un ulteriore accanimento nei suoi confronti. E a me questa ulteriore evoluzione giudiziaria della vicenda pare davvero assurda » . « Gli interrogatori richiesti sono ritenuti fondamentali — scrive il Dipartimento di giustizia Usa alla fine della sua richiesta — per portare avanti l’indagine nei confronti delle persone che hanno partecipato al sequestro della nave e all’omicidio di Leon Klinghoffer » . Per l’Italia è un caso chiuso. Ma per gli Stati Uniti c’è ancora molto da chiarire nella storia tragica dell’Achille Lauro. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere al Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.