Baquis sbilanciato non dà rilievo alla protesta palestinese contro il terrorismo
Testata: La Stampa Data: 29 marzo 2004 Pagina: 7 Autore: Aldo Baquis Titolo: «Hamas e i giudici assediano il premier di Israele»
Un articolo ambiguo che equipara Hamas e i giudici israeliani fin dal titolo, mentre non dà rilievo alle intimidazioni ricevute dai palestinesi che hanno firmato il documento che invita a un cessate il fuoco e stop con le stragi.
Ecco il testo: Oltre l’ideologia, le motivazioni religiose, il desiderio di vendetta per l’uccisione dello sceicco Ahmed Yassin, Hamas nutre verso il premier israeliano Ariel Sharon «disgusto». «Provo disgusto - ha dichiarato il successore di Yassin, Abdel Aziz Rantisi, al settimanale tedesco Der Spiegel - per quei leader che durante il loro mandato hanno causato la morte di oltre 2700 palestinesi. Provo disgusto verso quanti occupano la nostra terra e sradicano i nostri ulivi. Sì, Sharon mi disgusta». E ieri Sharon ha appreso che la magistratura consiglia di incriminarlo per corruzione a causa dei rapporti mantenuti con l'uomo di affari David Appel. Questi nel 1999 sostenne la scalata di Sharon alla guida del Likud, e ricevette aiuto attivo da parte dell’attuale premier nella realizzazione di progetti edili in Israele e a in Grecia: Sharon allora era ministro degli Esteri e per le Infrastrutture. Ma ancora non è certo che Sharon sia incriminato: l'ultima parola spetta al capo della magistratura, Menachem Mazuz, che funge anche da consigliere legale del governo. Nell'intervista, il nuovo leader di Hamas a Gaza precisa che seguirà la linea indicatagli da Yassin. «Ma adesso - avverte - si va verso un’escalation e non ci sono più tabù». Resta invece - rileva - la preclusione verso una cooperazione fra Hamas e Al Qaeda: «Noi continueremo ad agire solo all'interno della Palestina storica, non estenderemo le nostre attività oltre la lotta contro l’occupazione militare israeliana». Nuove minacce agli Stati Uniti sono giunte però da Ismail Hanye, un dirigente politico di Hamas a Gaza, secondo il quale il veto Usa al Consiglio di sicurezza per la mozione di condanna contro Israele in seguito all’uccisione di Yassin dimostra le «evidenti connivenze fra Washington e Sharon» sull’attentato. Hanye teme che Israele si senta incoraggiato a eseguire altre eliminazioni. Uno delle vittime designate, oltre allo stesso Rantisi e al libanese Hassan Nasrallah - sarebbe il presidente Yasser Arafat. Venerdì il quotidiano Maariv di Tel Aviv ha riferito di un «messaggio urgentissimo» che sarebbe stato inoltrato da Ramallah alla Cia affinché faccia il possibile per sventare l’eliminazione del Raiss da parte di Sharon. Ma Washington avrebbe rifiutato di dare garanzie al leader dell’Anp. L’unica buona notizia per il presidente palestinese è venuta ieri con l'impegno espresso dai ministri degli Esteri di 22 Paesi arabi, riunitisi a Tunisi, di elargire aiuti economici urgenti all'Autonomia per 330 milioni di dollari. Ma il summit della Lega Araba a seguire, che si sarebbe dovuto aprire domani e che aveva inn agenda la discussione del piano di riforme per il Medio Oriente, appoggiato dagli Stati Uniti, intanto, è stato rinviato: troppe divergenze sul piano di pace. Nel frattempo i Territori ribollono. A Nablus un bambino palestinese di sei anni è stato ucciso dalla scheggia di un proiettile mentre in città era in corso un raid israeliano. La responsabilità della sua morte è stata oggetto di polemiche fra i palestinesi, he la imputano ai militari, e l'esercito israeliano, secondo cui è stato ucciso involontariamente da un miliziano palestinese. Nei Territori si sta sviluppando un'aspra polemica dopo l'appello ad abbandonare l’Intifada armata lanciato nei giorni scorsi da un centinaio di figure politiche di primo piano (fra le quali Hanan Ashrawi e Sari Nusseibeh). La reazione dei quadri militari di Al Fatah non si è fatta attendere, ed è stata tanto violenta quanto sprezzante. «Quanti hanno pubblicato un appello in cui chiedono che ci si opponga al nemico con mezzi pacifici - scrivono le Brigate dei martiri di Al Aqsa - dovrebbero ricordare il sangue dello sceicco invalido», cioè di Yassin. «L’Intifada dei martiri - aggiungono - non si arresterà, sarà anzi inasprita fino a quando non verrà sradicata l’occupazione militare, non saranno smantellati tutti gli insediamenti, non saranno espulse le mandrie dei coloni». E quanti propongono di «incrociare le braccia di fronte alla sfrontatezza sionista e nazista servono soltanto gli interessi del nemico». Un avvertimento esplicito, dunque, ai pragmatici di rientrare nei ranghi se non vogliono passare per collaborazionisti. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.