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La Stampa Rassegna Stampa
26.03.2004 Sarà anche stato un ritardato, ma la famiglia sapeva
guardare la foto in mano alla madre per capirlo

Testata: La Stampa
Data: 26 marzo 2004
Pagina: 10
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Il figlio kamikaze e il suo paradiso»
La Stampa pubblica una grande foto della madre del mancato suicida. Il ragazzo nella foto ha i capelli corti, appena tagliati. Quindi non era una foto trovata in casa, era una foto già pronta per essere mostrata con "orgoglio" a parenti e vicini, il "piccolo eroe" immolato per la causa e per i dollari che Hamas o Arafat avrebbero mollato ai genitori.
Curioso che nessuno abbia notato questo particolare, che dimostra una volta di più a quale punto di abiezione possa giungere il fondamentalismo islamico, a quale livello possano arrivare le famiglie palestinesi nel loro odio interessato contro Israele.
Pubblichiamo la cronaca di Baquis,che dovrebbe scegliere meglio i termini che usa, non è una "bravata" quella di Hussam Abdo, ma una strage mancata.
Segue dopo una descrizione del paradiso, così come viene insegnata nelle "civili" scuole palestinesi. C'è da inorridire.

L’ESERCITO ISRAELIANO CONTINUA A TRATTENERE IL GIOVANE E ARRESTA TRE COMPAGNI DI SCUOLA
«Mio figlio kamikaze? Un ragazzo ritardato»

La madre: ha sedici anni ma ragiona come un bambino di dodici


«Sfruttare un ragazzo così, è irresponsabile, è proibito». All'indomani della bravata del figlio (sedicenne) Hussam Abdo - scoperto a un posto di blocco presso Nablus (Cisgiordania) con otto chili di esplosivo addosso - la madre, Tamam, è sconvolta. Ma cosa significa «un ragazzo così»?, è stato chiesto ai familiari. «Che non sempre capisce fino in fondo quello che gli si spiega», ha risposto uno di loro. «Non conosce nulla, e ha l'intelligenza di un bambino di 12 anni» ha dichiarato suo fratello Hosni Abdo.
Il ragazzo - che davanti alle cineprese dell'esercito ha deposto per terra il corpetto esplosivo con cui doveva compiere un attentato suicida - ha spiegato al giornale israeliano «Yediot Ahronot» di aver preso a vagheggiare il Paradiso durante le lezioni di religione a scuola. Anche se i compagni della scuola «Omar Ibn Khattab» - tre dei quali ieri sono stati arrestati dalle forze di sicurezza israeliane - sono soliti deriderlo per la sua statura molto inferiore alla media, Hussam ha comunque studiato la materia con serietà.
«L'insegnante ci ha raccontato della vita di piacere che ci attende là - ha detto il ragazzo -. Là ci sono un fiume di miele, un fiume di vino e 72 vergini. Da quando studio il Corano, so che là mi aspetta una vita dolce».
Le fotografie di Hussam erano spalmate ieri sui tabloid di Israele. Lo si vedeva affogato in un giubbotto militare, ripreso poco dopo essersi tolto di dosso il corpetto esplosivo, davanti alle macchine fotografiche e alle cineprese dell'esercito. Sulla vicenda, il portavoce militare israeliano è stato molto tempestivo e ha organizzato al quotidiano «Yediot Ahronot» una intervista esclusiva col ragazzo. Ieri mattina invece, i genitori, non avevano ancora potuto incontrarlo.
La sera prima dell'incidente, Hussam era stato molto dolce con i familiari, soprattutto con la madre. Ha regalato dolci anche ai vicini, senza spiegarne la ragione. Poi si è anche fatto radere la testa, nelle fiducia di fare cosa gradita alla madre. «Voglio che tu sia contenta di me», le ha detto con un sorriso.
Ieri la famiglia Abdo - piuttosto nota a Nablus, dove gestisce un supermercato e negozi di cosmetici - era furiosa con chi ha potuto pensare di mandare Hussam in missione suicida. «Se solo sapessi chi sono, pianterei loro due proiettili in testa, anche a costo di prendermi l'ergastolo», ha esclamato lo zio del ragazzo.
Ma finora l’azione non è stata rivendicata da alcuna organizzazione. Israele sospetta che si tratti ancora una volta delle «Brigate dei martiri di al-Aqsa». Mercoledì sera sembrava esserci una rivendicazione, ma un loro portavoce, da Nablus, ha negato qualsiasi coinvolgimento. «Non prendiamo in considerazione nessuno al di sotto dei 17 anni» ha assicurato.
Nei Territori la vicenda di Hussam ha destato scalpore, anche collera. Già dieci giorni fa un altro bambino era stato scoperto nello stesso posto di blocco con un corpetto esplosivo nascosto in una borsa: ma aveva detto di essere stato sorpreso lui stesso della presenza dell'ordigno e l'episodio - per quanto grave - era stato digerito dalla opinione pubblica palestinese. Fonti dell'Autorità palestinese, tra cui anche il quotidiano «Al-Hayat Al-Jadida», hanno invece avanzato l'ipotesi che il fermo del ragazzo sia stata una messinscena degli israeliani. Di certo, non sembra esserci approvazione in larga parte della società palestinese. «Ogni palestinese con cui ho parlato - ha detto a Gaza lo psichiatra infantile Iyad Sarraj - è arrabbiato, disgustato ed esterrefatto».
Mercoledì la vista di Hussam mentre indossava il corpetto ha turbato molti nei Territori anche se spesso - nei commenti con la stampa occidentale - è stato spiegato che alla radice di un imbarbarimento del genere vi sono principalmente l’occupazione militare israeliani e gli orrori quotidiani che essa comporta.
«Dobbiamo passare ad una intifada saggia, e non violenta» hanno predicato una settantina di intellettuali palestinesi in un annuncio a pagamento apparso su un quotidiano nei Territori. Si tratta anche di un appello a Hamas a «mettere limiti alla propria collera per la uccisione dello sceicco Ahmed Yassin». «Dobbiamo astenerci dal ricorrere ai metodi di Sharon per mostrare la sua bancarotta morale e politica» affermano i firmatari fra i quali spicca il nome di Hannan Ashrawi, una attivista palestinese per i diritti civili.

Eccolo, firmato Yariv Gonen
L’ALDILA’ NELLA TRADIZIONE MUSULMANA

Ecco il Paradiso
dei suoi sogni

Quattro fiumi: di vino, acqua, latte e miele
e per ogni uomo 72 donne dagli occhi neri

GERUSALEMME
Attraverso il tetro posto di blocco militare israeliano di Hawara, a pochi chilometri da Nablus, il sedicenne Hussam Abdo cercava mercoledì di raggiungere il Paradiso e «finalmente godere la vita».
Descrizioni dettagliate delle tradizioni islamiche relative alla vita eterna nel Paradiso sono riportate in alcuni siti internet islamici, alcuni dei quali piuttosto in voga. Il Paradiso ha molti appellativi - il Giardino, il Posto Perfetto, il Posto dell'Onore, e altri ancora - e undici porte di accesso, a seconda se il fedele si sia distinto per filantropia, per pietà, per santità, o per fervore religioso. La porta numero otto è quella destinata ai bambini, attraverso la quale sarebbe forse dovuto passare Hussam.
Una volta entrato - secondo la descrizione fornita dai siti internet - avrebbe constatato che i fiumi sono quattro, anche se solo due di loro visibili e gli altri sotterranei. Certo c'è un fiume di miele e anche (Hussam lo ha detto e non si è sbagliato) un fiume di vino: ma il vino del Paradiso è diverso da quello terrestre (e quindi lecito ai musulmani) perché non stordisce, né abbrutisce. Gli altri due fiumi sono di acqua, e di latte.
Il posto risulta essere ricco di vegetazione e di animali, fra cui spiccano gli uccelli. Al suo centro si trova Allah, al di sopra di una elevazione da cui sgorgano i fiumi paradisiaci.
Sulle vergini Hussam, invece, è stato forse impreciso. Perché nel Corano queste avvenenti accompagnatrici sono chiamate piuttosto «le donne dagli occhi neri». Per contrasto, la loro carnagione risulta essere bianchissima: levigata come una conchiglia, delicata come il guscio di un uovo. La loro purezza è totale, perché non sono state mai toccate né da un uomo né da un «jinn» (una entità malefica), né conoscono mestruazioni. Su di loro, la polvere e la sporcizia scivolano via delicatamente. Per proteggerle dalla luce costante del Paradiso, vengono sistemate sotto tende.
Vuoi per il cibo salutare (carne di toro), vuoi per un intervento soprannaturale, chi viene trovato degno di ricevere le attenzioni delle 72 «donne dagli occhi neri» non deve preoccuparsi delle proprie prestazioni perché - una volta entrato in Paradiso - scopre di avere la potenza sessuale di cento uomini.
Non tutti gli studiosi di Islam confermano però questa dettagliata descrizione delle vita eterna, divulgata al popolo dai predicatori di Hamas nelle certezza di fare presa sulle masse dei diseredati. Nel Corano, obiettano, non si parla affatto di sesso in Paradiso. Ogni buon musulmano dovrebbe saperlo. E' solo folklore, avvertono. «Solo Allah sa se ci sia sesso in Paradiso», ha osservato l'anno scorso lo sceicco Muhammad Tantawi, teologo dell’Università di Al Azhar del Cairo. «Noi crediamo che sia lo spirito sia la vista vengano là appagati per la eternità. Ma in quale modo, non è possibile sapere».
Ma anche il folklore ha una sua importanza. Sulla stampa palestinese, i congiunti dei kamikaze pubblicano a volte annunci a pagamento in cui invitano i conoscenti al «matrimonio» del martire «con le donne dagli occhi neri, che lo attendono in Paradiso».
Lo stesso Mufti palestinese, sceicco Akrama Sabri, ha accreditato questa credenza popolare in interviste alla stampa. Perché allora Hussam avrebbe dovuto mettere in dubbio quelle affermazioni? In fondo, aspirava solo a «una vita dolce»: visto che quella terrena - fra prolungati coprifuoco, scontri armati quotidiani, blindati nelle strade e per giunta compagni di classe che ti sfottono - non è per ora un granché.

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