Poveri lettori trentini se devono imparare la storia dal quotidiano locale
Testata: L'Adige Data: 25 marzo 2004 Pagina: 1 Autore: Luigi Sandri Titolo: «Dopo l´omicidio di Yassin - Medioriente sull´orlo dell´abisso»
Per fortuna l'Adige è un quotidiano a circolazione limitata. Nel suo piccolo però di danni ne fa, eccome. Basta leggere il pezzo che segue (uscito il 24.3.04) per rendersi conto della "capacità" storiografica dei suoi giornalisti. (...) il Movimento di resistenza islamico con lo scopo dichiarato di cancellare Israele dalla carta geografica. Egli, infatti, era nato nella Palestina controllata dagli inglesi e, nel contesto della guerra arabo-israeliana del 1948-49, con la sua famiglia era stato costretto ad abbandonare il luogo natìo, divenuto parte dello Stato d´Israele, per finire nei campi-profughi della Striscia di Gaza. Far tornare dunque gli arabi palestinesi nella loro terra era, per Yassin, un principio etico-politico irrinunciabile. Nell´89 lo sceicco era stato arrestato dagli israeliani e, accusato di aver assassinato alcuni israeliani, nel ´91 condannato all´ergastolo. Ma nel ´97, quando due spie israeliane furono arrestate in Giordania, nel quadro di una complessa trattativa per farle rilasciare, Israele accettò di liberare lo sceicco, che tornò quindi a Gaza, accolto come un eroe. Ma perché il governo israeliano - allora guidato, si noti, da Benyamin Netanyahu, leader del maggior partito della destra, il Likud, lo stesso partito di Sharon - accettò lo "scambio", e liberò il capo carismatico di un Movimento che voleva liquidare i "sionisti"? Bisogna ricordare che quando Hamas nacque, esso fu visto con un certo favore dai governanti israeliani, perché lo ritennero un elemento che disturbava, e quindi indeboliva Yasser Arafat, il leader dell´Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina). Eppure nel 1993 Arafat volle gli accordi Israele-Olp di Oslo, per avviare il "processo di pace", accordi duramente contestati da Yassin. Ma, dal ´94 in poi i vari governi israeliani hanno dovuto prendere atto che, se Hamas disturbava la politica di Arafat, esso attaccava soprattutto Israele, perché sosteneva in linea teorica e pratica i "kamikaze". * * * Hamas era, ed è, minoritario, all´interno della Striscia di Gaza e della Cisgiordania; ma con un notevole peso politico e psicologico derivantegli soprattutto dalla constatazione che i vari accordi con Israele, dal ´93 in poi, ben poco avevano migliorato la vita quotidiana della gente palestinese. O, meglio, se taluni miglioramenti, nella seconda metà degli anni Novanta, qua e là erano avvenuti, essi si erano dissolti come neve al sole a partire dal 2000. Il fallimento del tentativo del presidente Bill Clinton (luglio 2000) di portare alla pace il premier laburista Ehud Barak e Arafat e, poi, la provocatoria entrata di Sharon (28 settembre) nella spianata delle moschee - e dove una volta sorgeva il tempio di Gerusalemme - per dire "anche questo è Israele" innescarono la seconda Intifada (rivolta) palestinese. Lo scontro è diventato ancor più aspro dopo che, nel febbraio 2001, Sharon è diventato premier. Sotto Sharon l´occupazione militare israeliana dei Territori palestinesi, compresi quelli diventati autonomi (Gaza nel 1994, una parte della Cisgiordania nel ´95-97), è diventata più dura; l´aumento degli insediamenti ebraici nei Territori continuo; le "esecuzioni mirate", da parte dei soldati israeliani, dei presunti terroristi palestinesi, pratica costante; i controlli ai posti di blocco, nei Territori, estenuanti, tali da rendere impossibile una normale vita. E, dal 2002, la costruzione di un muro che annetterà a Israele il 30/40% della Cisgiordania. Una tale politica ha favorito Hamas. In più, il Movimento di resistenza islamico è riuscito ad attrarre gruppi di giovani convincendoli, con una lettura fondamentalista del Corano, della "bontà" di sacrificare la propria vita ma, insieme, quella del maggior numero possibile di "sionisti", per un "martirio" benedetto da Allah. Con un corollario: l´assicurazione di una specie di "assistenza sociale" alla famiglia del "martire". * * * Il premier Sharon è convinto che, eliminando Yassin, la leadership di Hamas sarà scompigliata, il terrorismo palestinese debellato, Israele rassicurato. Ma tali risultati saranno raggiunti con quello che il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, ha definito un "assassinio illegittimo", e il Consiglio dei ministri dell´Unione europea "un atto contrario al diritto internazionale"? Israele ha certo il diritto di difendere la sua sicurezza; il problema è "come". Da qui la domanda: è il terrorismo palestinese (di una parte minoritaria, sia ben chiaro, dei palestinesi) la radice della irrisolvibilità del conflitto in atto, o è la continua occupazione militare israeliana dei Territori, e la inarrestabile espansione degli insediamenti ebraici? Comunque, dal settembre 2000 ad oggi le vittime israeliane del terrorismo palestinese sono circa 900 (5.000 i feriti); quelle palestinesi 2.800 (i feriti 47.000). Arafat ha ribadito di essere favorevole al principio "due popoli, due Stati": Stato d´Israele nei confini del 1967 (antecedenti la "guerra dei sei giorni"); Sharon è sì d´accordo per uno Stato palestinese, ma quale Stato? Uno Stato-fantoccio, formato da Gaza e da una parte (il 50%) della Cisgiordania, suddivisa in "cantoni" separati gli uni dagli altri. Una soluzione-capestro che mai, nessun palestinese, per quanto moderato, potrà accettare. La "Road map", il piano di pace per Israele-Olp proposto nel 2002 da Stati Uniti, Onu, Russia, Unione europea si è arenato. Gli Accordi di Ginevra (2003) - Accordi informali, non espressione dei rispettivi governi - sono stati giudicati "carta straccia" da Sharon; eppure proponevano una soluzione ragionevole. Bisogna ribadirlo: la pace sperata non arriverà con iniziative "unilaterali" alla Sharon, ma solo a precise condizioni: 1/ la creazione, accanto ad Israele, garantito, di un vero Stato palestinese, formato dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania, con modifiche concordate di confine; 2/ Gerusalemme capitale d´Israele e (ad Est) della Palestina; 3/ smantellamento degli insediamenti ebraici; 4/ soluzione equa per i "profughi". È troppo? No, e dopo l´eliminazione di Yassin è ancora più urgente. Prima che il Medio Oriente esploda del tutto. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de L'Adige. 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