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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.03.2004 L'uscita da Gaza
ben raccontata da Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 25 marzo 2004
Pagina: 6
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Il piano di Israele, uscire da Gaza a testa alta come vincitori»
Riportiamo l'articolo di Davide Frattini sul progetto di ritiro unilaterale messo in atto da Israele, pubblicato sul Corriere della Sera di oggi, giovedì 25 marzo '04, a pagina 6.
GERUSALEMME — « Qui piazzerei i miei uomini per preparare un’imboscata » , dice Ariel Sharon indicando dalla jeep un fossato protetto dai cespugli. « E da là invece potrebbero spararti » . Accompagnati dal primo ministro — come ricorda un collaboratore — anche una visita tra i suoi campi nel ranch dei Sicomori può trasformarsi in una lezione di tattica. « Questa è la sua visione del mondo — ha commentato Aluf Benn su Haaretz,
raccontando l’episodio — .
Tutto per lui è topografia, ogni mappa è una mappa militare » .
Come quella che il generale Giora Eiland, consigliere per la Sicurezza nazionale, deve aver steso davanti al premier nel presentargli venti giorni fa la bozza del piano per il ritiro da Gaza. Il documento, rivelato dal quotidiano Maariv, illustra i dettagli del progetto di separazione unilaterale, affronta il problema sicurezza, suggerisce le mosse strategiche per evitare che la Striscia si trasformi in « Hamas- land » , sabbia e mare sotto il controllo dei fondamentalisti islamici.
Il governo israeliano non vuole che i terroristi possano gridare vittoria, che il ripiegamento sia visto come una fuga: è la differenza che passa tra ritiro ed espulsione. « Hamas non ha concesso a Sharon di abbandonare Gaza e basta — ha scritto Amir Oren su Haaretz — .
L’obiettivo è buttarci fuori, cospargendo con i cadaveri degli israeliani la via d’uscita e tracciando una linea diretta tra Hassan Nasrallah in Libano e lo sceicco Yassin in Palestina » . La strategia delineata dal consiglio per la Sicurezza nazionale vuole spezzare quella linea.
LE SFIDE — L’introduzione al piano riassume le indicazioni guida, i dubbi, le domande che hanno bisogno di una risposta messi da Sharon sulla scrivania del generale Eiland. E’ intitolata « Le sfide » . Che nella visione del premier sono: un miglioramento della sicurezza nel lungo periodo, evitare fratture tra gli israeliani ( l’ira dei coloni), assicurarsi che l’Autorità palestinese continui a sentirsi vincolata alla « road map » , creare un sentimento di sconfitta nei leader palestinesi che li spinga a un accordo, limitare l’immagine di un’evacuazione sotto il fuoco nemico. « Ma le mosse unilaterali — ha commentato Ephraim Inbar, docente di Scienze Politic h e a l l ’ u n i v e r s i t à Bar- Ilan — cancellano l’idea di una soluzione negoziata che porti alla nascita di due Stati » .
L’EVACUAZIONE — Il consiglio per la Sicurezza nazionale propone un’evacuazione totale da Gaza: oggi settemila coloni vivono in mezzo a oltre un milione di palestinesi. Israele dovrebbe mantenere per ragioni di sicurezza solo tre insediamenti su venti a nord della Striscia ( Nisanit, Dugit, Elei Sinai) e il controllo del corridoio Philadelphia al confine con l’Egitto. Nessun soldato di Tsahal rimarrà all’interno del territorio. Gli insediamenti ( case, infrastrutture, serre per la coltivazione) non verranno distrutti ma « offerti » in gestione alla comunità internazionale.
LE MINACCE — Il piano è stato presentato prima che il governo votasse il 16 marzo l’eliminazione dello sceicco Yassin. Ma espone i rischi militari che Israele deve affrontare dopo l’annuncio del ritiro, minacce che possono aver contribuito alla decisione di uccidere il leader di Hamas.
Il documento prevede una escalation del terrore con una nuova strategia ( come l’attentato del 14 marzo ai depositi chimici del porto di Ashdod, che ha fatto pensare al tentativo di perpetrare un mega- attacco), la lotta di Hamas per prendere il controllo della Striscia, una maggiore capacità di colpire lo Stato ebraico con razzi Kassam, l’incognita per gli israeliani di venire coinvolti in una crisi umanitaria nei Territori.
Sono questi i pericoli che sembrano guidare le mosse dell’esecutivo israeliano. « Il ministro della Difesa Shaul Mofaz — ha spiegato Alex Fishman su
Yediot Ahronoth — ha dichiarato una guerra totale ad Hamas. L’omicidio di Yassin era uno dei passaggi fondamentali di questa campagna. L’obiettivo che Mofaz vuole ottenere è quello di ritirarsi da Gaza in una situazione in cui il movimento fondamentalista non è più un potere dominante sul campo.
L’idea centrale è che questa lotta contro gli estremisti, assieme al ritiro, aprirà la strada a forze politiche palestinesi pragmatiche e moderate, pronte a ritornare al tavolo delle trattative » .
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