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Internazionale Rassegna Stampa
23.03.2004 Un concentrato di disinformazione
Sicuramente della peggior specie. Si inorridisce leggendolo

Testata: Internazionale
Data: 23 marzo 2004
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Varie da Israele - 19/03/04»
A pag.15, dalla cronaca da Gerusalemme:

Una foto che ritrae la scena dell'attentato compiuto da due terroristi paelstinesi ad Ashdod, il 14 marzo, con il titolo:­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­ "Attentato ad Ashdod, raid a Gaza"

Il 16 marzo sei palestinesi sono stati uccisi in un raid dell'esercito
israeliano nella Striscia di Gaza. Il presidente palestinese Yasser Arafat
ha dichiarato che il governo israeliano vuole distruggere la Striscia di
Gaza prima di evacuarla, come prevede il piano del primo ministro Ariel
Sharon. Israele ha deciso di intensificare gli attacchi contro gli
estremisti palestinesi dopo i due attentati suicidi che il 14 marzo hanno
causato dieci morti israeliani e oltre venti feriti nella città portuale di
Ashdod. Uno dei due kamikaze palestinesi aveva intenzione di farsi saltare
in aria vicino a un deposito di sostanze chimiche della città, ma non è
riuscito a raggiungerlo. Hamas e le Brigate dei martiri di al Aqsa hanno
rivendicato congiuntamente gli attacchi di Ashdod.
* Il 17 marzo il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Medio
Oriente, Terje Roed­Larsen, si è pronunciato a favore di una presenza
internazionale a Gaza per evitare l'anarchia dopo il ritiro degli
israeliani.
Internazionale mette sullo stesso piano un attentato suicida terrorista che avrebbe potuto (se i terroristi suicidi fossero riusciti a raggiungere i depositi di sostanze chimiche), causare un ecatombe tra la popolazione della città portuale, con un'operazione di anti-terrorismo effettuata al fine di evitare simili scempi.
Non era il caso di farlo, nè di trattare in poche righe un attentato del genere.

Morto Abu Abbas

Abu Abbas, l'ex leader del Fronte di liberazione della Palestina
responsabile del sequestro della nave Achille Lauro e dell'assassinio di un
passeggero americano ebreo nel 1985, è morto d'infarto in una prigione
statunitense in Iraq. L'Autorità palestinese ha chiesto che sia seppellito a
Ramallah ma Israele ha rifiutato.
La scorsa settimana avevamo criticato Internazionale per aver liquidato in pochissime righe la morte di una (lugubre), figura come quella di Abbas.
Una settimana fa non veniva nemmeno citato l'assassinio del cittadino americano di origine ebraica Leon Klinghoffer sull'Achille Lauro, ora De Mauro ripara all'errore, ma avremmo comunque preferito un servizio completo tratto da un quotidiano.

Le autorità israeliane hanno annunciato di aver fermato un palestinese di undici anni in possesso di una bomba. Il bambino lavorava come facchino a un posto di blocco in Cisgiordania e sarebbe stato addestrato per diventare un kamikaze.
Capiamo che ad Internazionale si faccia molta fatica a comprendere le tattiche terroriste disumane dei sicari di Arafat, ma perchè usare il condizionale?
Quel bambino (notizia ripresa da tutta la stampa mondiale, il Jerusalem Post ha parlato di "missile teleguidato"), è stato fermato con in spalla uno zaino contenente esplosivo sufficiente a compiere una strage, appena fermato è suonato un cellulare posto all'interno dello zaino nell'intento di far scoppiare la bomba (fortunatamente per tutti la bomba si era scollegata nei movimenti), ma Internazionale usa ancora il condizionale, ma, ovviamente, solo con i palestinesi.

Un anno dopo - In ricordo di Rachel Corrie
Il quotidiano israeliano Ha'aretz ha dedicato un lungo reportage sul suo
sito internet all'anniversario della morte di Rachel Corrie, la giovane
attivista americana che è stata schiacciata da una ruspa israeliana mentre
cercava di proteggere un'abitazione palestinese a Rafah, nella Striscia di
Gaza. La ragazza, 23 anni, era nei Territori con l'International solidarity
movement (Ism).
L'anno scorso Internazionale si è tuffato a pesce su una vicenda che è poi risultata essere un tragico incidente, dovuto all'imperizia, all'incoscienza di chi, per manifestare, non esita a mettere a repentaglio la propria vita e, in alcuni casi, anche quella degli altri.

Arabi­ israeliani - Dicriminazione
Secondo un'inchiesta dell'organizzazione umanitaria arabo­israeliana
Mossawa, gli arabi di cittadinanza israeliana sono vittime di
discriminazioni economiche, politiche e sociali. Negli ultimi quattro anni
ventinove di loro sono stati uccisi dai soldati di Israele.
Un rapporto compilato da chi dice di essere discriminato, quando si dice l'obiettività...
In Israele vivono più di un milione di arabi-israeliani, rappresentati anche alla Knesset, che godono di tutti i diritti al pari degli altri cittadini.
Se il rapporto si riferisce eventualmente a delle tensioni tra la popolazione, ci sembra giustificabile visti i continui attentati palestinesi e allarmi bomba a Gerusalemme.

A pag. 19 è pubblicato un articolo di Paul Kennedy (Professore di diritto alla Yale University), riguardo un rapporto stilato dalla Cpj di New York, sulla libertà di stampa e sulle uccisioni di giornalisti in vari paesi del mondo.
Dopo aver parlato di cifre e dati, dopo aver trattato di paesi come Bielorussia, Cina, Cuba, responsabili di censure e maltrattamenti ai giornalisti, Kennedy riporta alcuni paesi virtuosi per poi scadere nella propaganda:

meritano attenzione invece, i nomi di altri due paesi: il fatto che compaiano nell'elenco è triste e imbarazzante, visti i principi che proclamano. Il primo è Israele, dove le notizie di intimidazioni, maltrattamenti, confische di apparecchiature, aggressioni con arma da fuoco e percosse contro giornalisti, soprattutto quelli che raccontano ciò che accade nei Territori occupati, sono davvero inquietanti. Il secondo, ahimè sono gli Stati Uniti (...)
Ma che strano, non una riga sulla situazione della stampa a Ramallah e dintorni, dove i giornalisti che non seguono la linea di Arafat rischiano la pelle dopo una "sana" tortura.
Se Kennedy, o chi per lui, si riferisce alle condizioni di lavoro dei giornalisti nei territori, vorrei ricordare a lor signori, che in Israele è in corso una guerra, una guerra quotidiana fatta di bombe umane, allarmi bomba, operazioni anti-bombe umane ecc..
Quindi, se un giornalista si piazza davanti ad un carro armato, o in una zona vietata perchè "di guerra", o "embedded" in un conflitto armato, e poi subisce conseguenze, è molto facile compilare rapporti critici sputando sentenze, pubblicarli e lodarli da parte di chi se ne sta seduto in poltrona al caldo, sorseggiando una tazza di tè.

A pag. 34 è pubblicato un articolo tratto dal Jerusalem Post, di Daniel Pipes (Direttore del Middle East Forum e consigliere della Casa Bianca), riguardo la cattura di Osama Bin Laden, in relazione agli attentati di Madrid.
Ci piacerebbe leggere il Post anche e soprattutto per il conflitto Israelo-Palestinese, se non è troppo disturbo.
Non ci piace inoltre come viene presentato questo quotidiano dalla redazione di Internazionale:

E' l'unico quotidiano israeliano in lingua inglese. Fondato nel 1932, il giornale si è distinto in questi ultimi anni per la sua politica editoriale decisamente contraria al processo di pace mediorientale.

Scusi De Mauro, e chi l'ha detto?
Forse vuol dire essere contrari alla pace criticare la leadership terrorista palestinese e la cricca dell'Anp, che ha come unico scopo la cancellazione dello stato ebraico?
Forse è per questo che non lo pubblicate mai?
Perchè ha osato criticare i mandanti delle bombe umane?
Perchè ha osato criticare chi ha mandato all'aria Oslo e le proposte di Clinton a Camp David nel 2000, con l'allora premier laburista (di sinistra De Mauro, quelli che piacciono a Lei), Barak?
La verità è che su Internazionale possono trovare spazio (per il 99%), solo giornali "de sinistra", per cui, non essendo il Post come tanti altri, un giornale "de sinistra", non viene pubblicato.
Ma continuiamo a sperare....

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