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La Repubblica Rassegna Stampa
21.03.2004 La paura fa miracoli!
Sandro Viola dopo Madrid riesce perfino a capire Gerusalemme...

Testata: La Repubblica
Data: 21 marzo 2004
Pagina: 1
Autore: Sandro Viola
Titolo: «Vivere con la paura come a Gerusalemme»
La Repubblica
sabato 20.3.04
pag. 1. Sandro Viola: "Vivere con la paura come a Gerusalemme"

Non speravamo più, dopo decenni di faziose analisi, di veder scaturire dalla
penna di Sandro Viola parole come quelle che abbiamo lette su Repubblica
del 20 marzo. Ne proponiamo, prima di esprimere un' opinione, alcuni
stralci.
"Eppure, nonostante un certo coinvolgimento emotivo, l' occhio con cui ho
guardato per quattro decenni a quel che avveniva da queste parti era l'
occhio dello spettatore...Tre ore d' aereo, ed ero a casa...".
"...adesso sappiamo che l' obbiettivo della violenza islamica non è soltanto
lo Stato degli ebrei: sappiamo che ormai esiste...una rabbia araba contro l'
Occidente...".
"...conta la visione d' un Occidente perverso, diabolico, contro cui l'
Islam delle bombe intende giocare la partita finale...".
"...se ancora un paio d' anni fa il conflitto israelo-palestinese, l'
ingiustizia subita dai palestinesi e mai riconosciuta da Israele, erano o
almeno sembravano al centro del risentimento arabo e islamico, oggi è
diverso. Lo scontro s'è ormai allargato ad altri paesi, altri simboli, altri
obbiettivi. Quel che accade oggi è la terza grande sfida, dopo quella
nazista e quella sovietica, lanciata contro le società libere".
Evidentemente, come egli stesso ammette, Viola non aveva mai capito fino in
fondo la natura dell' aggressione araba contro Israele, e meno ancora -
neppure l' 11 settembre gli era servito! - quella della guerra dichiarata
dall' Islam contro la modernità e la libertà, incarnate dall' occidente.
Passiamo ora alla lettura critica della pagina 9, interamente dedicata a
questo argomento.
Cominciamo dalla fotografia che campeggia su 4 colonne: la didascalia "Donne
palestinesi si scontrano con soldati israeliani" illustra l' immagine di due
donne arabe che fermano con le mani, a braccia tese, alcuni soldati che
chiaramente stanno parlando con loro. Ma per Repubblica è più comodo
definire questa situazione "uno scontro".
Ci sono poi le statistiche della "rivolta" (una parola che ha una
connotazione positiva, libertaria, mentre in realtà questo massacro si
dovrebbe definire più correttamente "terrorismo"): la cifra di 3854
"vittime" si basa su una statistica di Agence France Presse, come se non ne
esistessero altre, e come al solito non distingue fra civili uccisi dai
terroristi, militari morti negli scontri, e palestinesi uccisi dai loro
stessi connazionali con l' accusa di collaborazionismo.
Passiamo, per concludere, ad alcune notazioni su altri passaggi dell'
articolo di Viola.
"Attorno ai protagonisti, ai negoziati ed ai morti di questo conflitto c'
era come uno stadio, il cui pubblico parteggiava rumoreggiando per l' uno o
per l' altro dei due contendenti", scrive per giustificare la propria
faziosità e, come lui stesso ammette, ignoranza.Un paragone infelice,
offensivo, che non concede dignità di valori agli ideali ed alle sofferenze:
il sionismo è come un pallone da calcio, il terrorismo e le guerre scatenate
contro Israele per annientarlo sono un fuori gioco da sanzionare mal che
vada con un calcio di rigore?
Poco oltre, egli descrive gli israeliani: "...gente diversa e lontana: ebrei
ortodossi con la barba e il cappello a staio, soldati e soldatesse
israeliani cotti dal sole, donne palestinesi che si strappavano i capelli
dinanzi alle macerie delle loro case". Bravo! Dunque, per 40 anni Viola è
stato in quella regione vedendo solo questo? Non vedendo i terroristi, le
aggressioni arabe?E voleva far credere ai suoi lettori, ed agli editori che
lo pagavano, di aver capito tutto!
"Non importa più tanto che Israele abbia molte e gravissime colpe riguardo
alle origini di quella rabbia", pontifica Viola, e dimentica di fare anche
un solo breve cenno ad altre origini di quella che definisce "rabbia" araba
contro l' occidente, e le cui radici, comunque, per lui sono sempre e
comunque rintracciabili nelle colpe d' Israele e solo nelle colpe d' Israele
(non ne cita altre).
Le righe conclusive dell' articolo sono illuminanti: "Ma la paura della
bomba imprevedibile e improvvisa, non è più soltanto degli israeliani. Ha
già traversato il Mediterraneo, ha preso a serpeggiare nelle nostre città, e
minaccia di perdurarvi a lungo". Finché a morire nelle pizzerie e nei
supermercati, o raccolti in preghiera nelle case, sono solo israeliani, chi
se ne frega! Ma ora che ci toccate da vicino...

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