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Il Foglio Rassegna Stampa
19.03.2004 La terza guerra mondiale
non arriva in un giorno

Testata: Il Foglio
Data: 19 marzo 2004
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Note di stampa»
Una lettura utile per capire la stretta relazione fra terrorismo e arrendevolezza europea.
Milano. Quando nel 1938 l’inglese Neville Chamberlain tornò in patria dalla Germania, dopo aver firmato il patto di Monaco, con la celebre dichiarazione "pace per il nostro tempo", Winston Churchill disse: "Potevano scegliere tra la guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore e avranno la
guerra". Un episodio ricordato da Thomas Friedman, dalle colonne del New York Times, per evidenziare come la convinzione della Spagna di poter essere risparmiata dal terrorismo, semplicemente ritirando le proprie truppe dall’Iraq, sia pura fantasia. "La decisione del nuovo governo spagnolo di rispondere all’attacco di al Qaida portando avanti i piani di ritiro delle truppe dall’Iraq – scrive Thomas Friedman – costituisce il momento più pericoloso che affrontiamo dopo l’11 settembre. E’ quello che succede quando l’Asse del male s’interseca con l’Asse dell’appeasement e l’Asse dell’incompetenza". La battaglia è quella contro un terribile nemico nichilista. "Ma se è così terribile, perché noi non stiamo facendo di più?". Friedman è duro anche sull’operato dell’Amministrazione Bush in Iraq. Un’eventuale sconfitta sul campo, secondo l’editorialista, sarebbe dovuta all’incapacità del Pentagono di rendere sicuro l’Iraq liberato da Saddam. Ma la sconfitta verrebbe anche dalla scarsità di alleati che gli Stati Uniti hanno a disposizione. Questione delle armi di distruzione di massa a parte, "c’è un’unica valida motivazione per la guerra, la sola razionale che rimane: deporre il regime di Saddam per collaborare con gli iracheni a costruire un governo decente nel cuore del mondo arabo e musulmano, perché sono le patologie e le umiliazioni prodotte dal malgoverno arabo le cause del terrorismo e dell’estremismo islamico. La Spagna sta facendo una pazzia nel cercare di calmare il male radicale ritirando le proprie truppe dall’Iraq".
"Avete detto Monaco?", chiede retorico l’ex ministro francese Alain Madelin che, sul Figaro difende il governo Aznar: "No, la sconfitta del Partito popolare spagnolo non è la sconfitta della menzogna, è la vittoria della paura". Secondo Madelin il governo spagnolo aveva tutte le ragioni (e i dati) per credere, in un primo momento, in un coinvolgimento dell’Eta. L’esecutivo Aznar, infatti, renderà pubblici i documenti dei servizi segreti spagnoli sull’attentato di Madrid, per provare che la pista basca è stata in un primo momento realmente prevalente nelle indagini e per "dimostrare la sua innocenza e il suo onore".

I contatti dell’Eta con l’Iran
Ma alle urne ha vinto la paura ed è stato un "tragico risultato: al Qaida sa ormai che le opinioni delle democrazie europee sono fragili e che queste sono in grado di esigere dai propri governi che facciano qualsiasi cosa perché il paese non sia un obiettivo del terrorismo. Tragica illusione". C’è una certa ingenuità, continua Madelin, nel credere che staccarsi dall’America costituisca
un’assicurazione contro i rischi di tali massacri. "C’è altrettanta ingenuità nell’ascoltare certi diplomatici europei concludere che il miglior modo di prevenire la ripetizione di tali tragedie consiste nell’unirsi per trovare soluzioni politiche in Medio Oriente. Come se velocizzare il processo democratico in Iraq o trovare una soluzione per la pace tra Israele e Palestina possa disarmare il terrorismo che non vuole né la democrazia in terra d’Islam né la pace in Medio Oriente". Madelin conclude che l’11 settembre ha marcato l’entrata dell’Occidente nella terza guerra mondiale contro un nuovo totalitarismo e ricorda che, benché non impegnata militarmente in Iraq, anche la Francia non è al riparo. Zapatero come Chamberlain, scrive
Ramón Pérez-Maura, del quotidiano spagnolo Abc, sul Wall Street Journal. Ma non
solo, Zapatero come il Sancho Panza di Chirac. "Zapatero è determinato a riportare la Spagna nel gregge della Francia, dove la politica estera spagnola è stata per 200 anni finché Aznar non ha deciso di alzarsi e di dare a Madrid una propria voce. La Spagna diventerà un’altra volta il Sancho Panza della Francia". Sempre sul WSJ, Amir Taheri è convinto della joint venture tra Eta e al Qaida, e porta come prove gli innumerevoli contatti degli indipendentisti
baschi con gruppi terroristici europei e mediorientali, e le strette relazioni con l’Iran. "La verità – conclude – è che non c’è un terrorismo buono e che l’attuale ondata europea di antiamericanismo non può far altro che incoraggiare quelli che vogliono imporre la loro volontà al mondo attraverso il terrore. Che abbiano o no unito le proprie forze per progettare ed eseguire gli attacchi di Madrid, l’Eta e al Qaida rimangono oggettivamente due alleati politici".
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