Qualcuno regali un dizionario a Michele Giorgio ne ha bisogno
Testata: Il Manifesto Data: 17 marzo 2004 Pagina: 6 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Missili israeliani su Gaza»
Michele Giorgio scrive: GERUSALEMME - Decine di blindati e carri armati israeliani si stavano ammassando ieri sera nei pressi della Striscia di Gaza in previsione delle incursioni su larga scala decise dal consiglio di difesa in rappresaglia La rappresaglia, insegna il dizionario Garzanti, è un atto militare compiuto per ritorsione. Le cosiddette "incursioni" hanno portato alla luce varie armi, tra cui mortai e missili Qassam. "Ritorsione" o prevenzione? per il sanguinoso attentato kamikaze di domenica a Ashdod (dieci i civili israeliani uccisi) compiuto da due giovani palestinesi di Jabalya. Il sito internet del quotidiano Maariv in tarda serata ha riferito che l'esercito israeliano lancerà offensive in profondità e attacchi contro i leader delle organizzazioni palestinesi, in particolare contro Hamas, non escludendo «esecuzioni mirate», ovvero l'assassinio di militanti dell'Intifada. Ed Haaretz, quotidiano non certo di destra, riferisce il 17 marzo che militanti di Al Fatah (la fazione di Arafat) e di Hamas sono giunti a un accordo comune – vale a dire che i militanti della fazione "laica" si uniscono a quella integralista in una comune unità di intenti terrorista. Ma questo, caso strano, Michele Giorgio non lo riferisce. Ed infatti ieri pomeriggio elicotteri con la Stella di David Speravamo davvero di non assistere più a questa sovrapposizione tra ebrei ed israeliani, la giustificazione degli attentati contro tutto ciò che porta una Stella di Davide (magari senza nemmeno essere israeliano).
hanno centrato con razzi un edificio nei pressi del campo profughi di Shate, alla periferia del capoluogo Gaza city uccidendo, secondo fonti militari, due militanti del Jihad Islami. Sarebbe a dire: due terroristi islamici – ma Michele Giorgio preferisce il termine "militanti", sappiamo che è molto attento alle distinzioni. Testimoni palestinesi hanno invece riferito che i due uccisi sono civili, «colpevoli» di trovarsi nel luogo dell'attacco. All'alba invece le ruspe militari avevano distrutto, sempre a Gaza, un altro edificio appartenente all'università palestinese, non lontano dalla colonia ebraica di Netzarim. Apprendiamo quindi che i palestinesi a Gaza sono tanto oppressi che hanno persino una Università. A Rafah, sul confine con l'Egitto, una donna è stata ferita gravemente al petto da colpi sparati dai mezzi blindati israeliani entrati in città. In tutta Gaza ieri sera si viveva in un clima di attesa e di paura alimentato dalle notizie di colonne di mezzi corazzati israeliani avvistate nei pressi di Zaitun e del campo profughi di Jabalya, quello che diede il via nel 1987 alla prima Intifada. L'inizio di una vasta operazione militare appare imminente, anche se fonti israeliane definiscono «improbabile» un'invasione generale di tutto il territorio della Striscia di Gaza. Nel vuoto sono cadute le parole del premier palestinese Abu Ala che ha ammonito il governo Sharon a non ricorrere a rappresaglie militari, perché queste sarebbero inutili dal momento che «la violenza genera solo violenza». Verissimo – ma perché non dovrebbe valere per la violenza terrorista che Abu Ala non vuole fermare?
«Bisogna - ha detto - che Israele cessi le violenze di cui è all'origine, perché anche noi si possa fare lo stesso». Se Gaza rischia una invasione, in Cisgiordania le cose non vanno molto meglio. La pressione militare su Nablus e Tulkarem è forte mentre si moltiplicano le proteste contro la costruzione del «muro di separazione» attraverso le terre dei villaggi della zona di Ramallah e Dahiet Al-Barid (Gerusalemme). A Midia, durante una manifestazione che ha visto la partecipazione anche di decine di attivisti italiani di Action for peace e Ya Basta, un ragazzo palestinese è stato ferito gravemente ad un occhio da un proiettile rivestito di gomma sparato da un soldato. A Rafah, al valico di Erez (tra Gaza e Israele) e a Ramallah centinaia di palestinesi, internazionali e pacifisti israeliani hanno ricordato la giovane americana Rachel Corrie, nel primo anniversario della sua morte avvenuta sotto i cingoli di un bulldozer israeliano mentre a Rafah cercava di impedire la distruzione di una abitazione civile palestinese. I manifestanti hanno anche ricordato Tom Hurdall, il giovane britannico ucciso, sempre a Rafah, da un cecchino dell'esercito israeliano mentre aiutava dei bambini a mettersi al riparo durante un conflitto a fuoco tra combattenti palestinesi e soldati. Tutti questi bravi giovanotti hanno taciuto dopo l’attentato di Ashdod, domenica scorsa. E nemmeno loro protestano per questo episodio: Intanto in casa palestinese sono mancate reazioni di condanna all'impiego lunedì, da parte di gruppi armati, di un bimbo di 11 anni, Abdallah Kuraan, nel trasporto di un ordigno esplosivo attraverso un posto di blocco israeliano nei pressi di Nablus. Mancano reazioni – rileva Michele Giorgio. Chissà perché, chiediamo noi… In questo clima di forte tensione ieri è giunto in Israele, in visita ufficiale, il ministro degli esteri Franco Frattini che in serata ha incontrato il premier Ariel Sharon. Nessun meeting è invece previsto con i dirigenti dell'Anp, a conferma della linea di chiusura verso i palestinesi adottata dal governo Berlusconi che, durante il semestre di presidenza dell'Ue, ha svolto una politica apertamente filo-israeliana, molto apprezzata da Sharon. La lotta al «terrorismo» Ci sfugge la ragione di queste virgolette: i morti di Ashdod non sono vittime del terrorismo? non a caso è il tema al centro dei colloqui che Frattini avrà anche con il capo dello stato Moshe Katsav e il ministro degli esteri Sylvan Shalom. In Israele si guarda con grande interesse al sostegno italiano alla «Iniziativa per il grande Medio Oriente» (Igmo) che gli Stati uniti intendono lanciare al vertice del G8 per «democratizzare» il mondo arabo-islamico. Tel Aviv apprezza il punto di vista di Frattini che di recente ha detto di vedere nella Nato il veicolo per attuare la Igmo. In un'intervista apparsa sul Maariv poche ore prima del suo arrivo in Israele, Frattini ha affermato che «l'Italia non intende cambiare la sua politica in seguito alle stragi a Madrid». «L'Italia - ha aggiunto - non ritirerà le sue truppe dall'Iraq». Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione del Manifesto. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.