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La Stampa Rassegna Stampa
17.03.2004 Frattini da Sharon:
la fine degli attentati prima di tutto

Testata: La Stampa
Data: 17 marzo 2004
Pagina: 12
Autore: Emanuele Novazio
Titolo: «Il mio piano di ritiro da Gaza»
I principali quotidiani italiani oggi dedicano spazio alla visita del Ministro degli Esteri Frattini a Gerusalemme, visita durante la quale il ministro ha avuto un lungo colloquio con il primo ministro Ariel Sharon sui temi della sicurezza e sulle prospettive future della regione. Tra gli articoli dei giornalisti a seguito del ministro, corretto ed esauriente è quello di Emanuele Novazio, lo pubblichiamo integralmente.
Il governo israeliano presenterà a quello italiano i dettagli del piano di «disimpegno» da Gaza sul quale due giorni fa il premier Ariel Sharon ha rifiutato di fornire chiarimenti al Parlamento sollevando critiche e ironie dell'opposizione laburista. Una delegazione formata dal capo di gabinetto del primo ministro, Dav Veisglas, e dal suo consigliere diplomatico Shalom Turgmann sarà a Roma nei prossimi giorni. Lo ha confermato lo stesso Sharon al ministro degli Esteri Franco Frattini, nell'incontro che ieri a tarda sera ha avviato la visita del capo della nostra diplomazia a Gerusalemme (oggi sono in programma incontri con il capo dello Stato Moshe Katzav e con il ministro degli Esteri Sylvan Shalom, dopo una visita al Memoriale dei martiri dell'Olocausto di Yad Vashem e alla sinagoga italiana).
Sharon risponde in questo modo alla richiesta italiana di «consultazioni» allargate a Unione europea, Stati arabi moderati e palestinesi. L'Italia, secondo Gerusalemme, potrebbe essere uan «testa di ponte» verso l'Unione europea. Sharon ha tuttavia escluso contatti con la controparte palestinese, nonostante la sollecitazione italiana a non indebolire ulteriormente e non deligittimare il premier Abu Ala. Il capo del governo israeliano è stato netto, in proposito: il disimpegno è «unilaterale» perchè manca l'interlocutore con cui discuterlo. L'Autorità palestinese, appunto, che il premier considera delegittimata perché incapace di contenere la violenza terroristica: l'incontro fra Sharon e Abu Ala, che avrebbe dovuto tenersi in settimana, è saltato in conseguenza all'attentato al porto di Ashdod - rivendicato da Hamas e dalle Brigate dei martiri di Al Aqsa, un gruppo armato legato ad Al Fatah - prima ancora che i consiglieri dei due leader si incontrassero per deciderne la data.
Gerusalemme insomma non cambia linea, nonostante la concessione all'ospite italiano: non ci saranno consultazioni vere e proprie, tantomeno aperte agli interlocutori arabi e palestinesi. Secondo Frattini, al contrario, una inversione di rotta sarebbe indispensabile per consentire a Israele la stessa governabilità del disimpegno: un atto, quest'ultimo, che il ministro italiano definisce «una azione coraggiosa». La concertazione, inoltre, secondo Frattini, potrebbe essere un'utile pressione sui palestinesi, consentendo al premier Abu Ala di recuperare credibilità. In caso contrario, sottolinea il ministro degli Esteri, «c'è il rischio che il ritiro possa essere giudicato dai terroristi come una fuga davanti agli atti di terrorismo». Il disimpegno da Gaza, al contrario, «non può e non deve essere ispirato dalla paura ma deve essere un segno concreto di buona volontà». La richiesta italiana a Sharon di un «segnale di confidence building» è stata accolta dunque soltanto in parte, mentre restano aperte questioni importanti come quella della «devoluzione» (a chi sarà assegnata la giurisdizione della zona di Gaza?). Resta da chiarire quando il disimpegno sarà avviato: anche su questo punto Sharon ha rifiutato di fornire particolari, nel suo intervento dell'altro ieri alla Knesset.
Nel colloquio di ieri sera si è parlato anche della Road Map e della sua crisi. Alla sua base c'è il diritto di Israele alla sicurezza che, ha ricordato Frattini, «va tutelato in maniera assoluta». Evitando tuttavia che siano colpite «persone innocenti e che ci siano attacchi generalizzati» (Israele, in questa fase, sembra puntare soprattutto agli attacchi mirati). Agli interlocutori israeliani, così come la scorsa settimana a quelli egiziani incontrati al Cairo, Frattini ha ricordato che Roma preme sui palestinesi perché venga attuato «con più forza» lo smantellamento delle orgazzazioni terroristiche, mentre «il terrorismo continua a colpire». Agli israeliani si chiede di riconoscere «il bisogno palestinese di condizioni di vita più agevoli»: «Occorrono gesti di buona volontà reciproca, i due leader devono sedersi intorno al tavolo delle trattative», è la raccomandazione-auspicio di Frattini: «L'Italia si adopererà per questo».
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