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Il Foglio Rassegna Stampa
15.03.2004 C'è Islam e Islam
senza fare confusione

Testata: Il Foglio
Data: 15 marzo 2004
Pagina: 4
Autore: Emanuele Ottolenghi
Titolo: «Col terrore tolleranza zero, ma coi musulmani tolleranza vera»
Riportiamo l'articolo di Emanuele Ottolenghi incentrato sulla distinzione fra Islam e terrorismo islamico che invade anche l'Europa. E' pubblicato sul Foglio a pagina 4.
Al direttore – In attesa di conferme sulla responsabilità della strage a Madrid, occorre lanciare un appello alla calma. Se gli indizi rafforzeranno il sospetto della matrice islamica dell’attentato, è inutile illudersi. I più vulnerabili alla rabbia popolare saranno i musulmani che vivono in Europa. Il
terreno oggi è tragicamente fertile per lo scatenarsi di violenze contro di loro. L’Europa deve alla sua tradizione intellettuale d’impedire un simile sviluppo, in particolare perché il suo comportamento ha spesso tradito nei fatti i valori difesi a parole. Ci sono già indicazioni di un’emergente intolleranza europea nei confronti dell’Islam, sempre più espressa, a livelli istituzionali, mediatici e popolari. La legislazione francese contro il velo ne è l’indizio più recente, ma ci sono anche i tentativi, in alcuni paesi, di rendere illegale la macellazione rituale di carne secondo i riti musulmani (ed ebraici), tentativi che hanno già prodotto leggi in Svezia, e la possibilità che
anche la circoncisione (praticata da ebrei e musulmani) sia proibita al di fuori di ospedali e sotto anestesia. La crescita di partiti con propensioni anti-immigrati è espressione non solo di un estremismo politico sempre più popolare, ma anche di una diffusa ansia che genera sostegno per l’estremismo di personaggi come Jorg Haider e Jean-Marie Le Pen oltre i confini del loro elettorato. Non solo gli estremisti votano per loro, ma anche chi oggi teme che l’immigrazione principalmente musulmana verso l’Ue metta in crisi le già deboli basi dell’identità europea. La violenza a sfondo razziale, esemplificata dalle sommosse di Bradford nell’estate del 2001, preesisteva rispetto all’ancor debole presa di coscienza europea del problema terrorismo. E una rapida
rilettura del dibattito italiano sul crocifisso metterebbe a nudo quanto vicina sia oggi l’opinione pubblica alla saturazione. La convivenza è fragile. Le periferie parigine, i quartieri dormitorio di Amsterdam e Bruxelles, sono serbatoi di frustrazione: la promessa d’integrazione europea si ferma alle sue radici cristiane, e l’esperienza musulmana in Europa non fa onore all’impegno
multiculturale espresso dai suoi leader. Un esempio? Il panico di fronte al possibile ingresso nella comunità della Turchia, la cui disponibilità a fare tutti gli aggiustamenti legislativi necessari per superare le barriere dell’Ue non basta ad aprirle le porte dell’Europa. I turchi, anche se nessuno lo dice apertamente, rimangono saraceni. E questo a molti europei fa paura. La tensione era già abbastanza forte prima dell’11 marzo. Ora bisogna riconoscere il potenziale pericolo della constatazione che dietro la carneficina c’è il terrorismo islamista. Accanto alle implicazioni operative, legislative, politiche e internazionali, va subito riconosciuta come centrale la questione del successo di un’Europa multinazionale e multiculturale, capace di promuovere
all’interno dei suoi confini tolleranza e rispetto per gli altri. Queste regole
esigono la reciprocità: ogni comunità e ogni minoranza devono impegnarsi a rispettarle. Nel caso dei musulmani, molti dei quali venuti in Europa in cerca di libertà, è nel loro interesse denunciare gli estremisti che si nascondono tra loro e diffondono, con toni sempre più minacciosi, il loro messaggio d’odio, facendosi scudo dei passaporti europei e delle leggi liberali che regolano l’immigrazione. Dai loro leader è giusto aspettarsi denunce e, in certi casi, la fine dell’ambiguità. Non perché debbano farsi perdonare qualcosa di cui non sono responsabili, ma perché è loro interesse riconoscere che il terrorismo a matrice islamica minaccia l’Europa, quindi anche loro e la loro speranza di integrazione in una società tollerante. L’Europa istituzionale deve stare in guardia. La lotta al terrorismo metterà a dura prova lo Stato di diritto, costringendone l’occasionale sospensione in certe aree per poter meglio combattere una minaccia che richiede ben più di quanto occorra per lottare contro il crimine. Tra le sfide, c’è quella di tutelare le comunità musulmane.
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