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L'Espresso Rassegna Stampa
12.03.2004 Ancora sulla barriera difensiva
dove contano solo gli aspetti negativi per la popolazione palestinese

Testata: L'Espresso
Data: 12 marzo 2004
Pagina: 20
Autore: Gigi Riva
Titolo: «Assalto al Muro»
Sul numero dell'Espresso del 5/03/2004:

Su L’Espresso della settimana scorsa compare nuovamente – dopo settimane di assenza – un articolo di Gigi Riva. Questa volta si occupa della barriera difensiva e apparentemente intende descrivere le difficoltà vissute dalla popolazione sui due fronti del muro.

Diciamo ‘apparentemente’ in quanto è sufficiente vedere l’abbinamento delle fotografie al testo per rendersi conto che il messaggio è ben differente. Le fotografie sono tutte in bianco e nero e riguardano volti sofferenti, persone malate, cadaveri. Forse sarebbe bene ricordare che la sofferenza delle persone non è necessariamente causata dalla presenza di un muro o dalla presenza dello Stato di Israele. Forse sarebbe bene ricordare che le persone ritratte potrebbero soffrire a causa di loro scelte (errate) o di comportamenti di altri palestinesi. Ma una foto non può trasmettere anche queste riflessioni. Una foto trasmette solo dolore e compassione e se abbinata alla descrizione del muro la causa può facilmente essere associata a quest’ultimo. E tutto questo Gigi Riva lo sa bene.

Ma ancora, abbiamo notato la foto di un cadavere che viene trasportato dai suoi cari oltre un posto di blocco. Il gruppo viene fermato e controllato dai militari. Può sembrare un abuso, una mancanza di sensibilità. Ma bisogna ricordare che l’esistenza di un posto di blocco ha come scopo la sicurezza e che è capitato che cortei funebri servissero per trasportare armi o altro in Israele (ovviamente da utilizzare per attentati terroristici).

Ma non basta, perché il giornalista afferma che:

Il muro spacca in due il villaggio ed è così imponente che sembra portare un messaggio ideale: 'Fine del mondo'. Si può andare solo indietro, di là è proibito anche guadare. Impressionante per chi, come noi europei, è cresciuto con l'incubo di Berlino (oltretutto, una barriera assai più bassa).
Ancora una volta troviamo il confronto fra due muri che sono concettualmente differenti, nati in epoche differenti per motivi differenti e che quindi non possono essere legati fra di loro (il paragone è errato esattamente come se venissero citate le mura vaticane).

L’articolo che commentiamo descrive solo inizialmente le difficoltà della vita di tutti i giorni perché lega la costruzione del muro al pericolo di una bomba demografica.
In pratica Gigi Riva sostiene che il governo israeliano starebbe costruendo la barriera solo per evitare il rischio di eccessiva immigrazione palestinese in Israele, che causerebbe una bomba demografica ribaltando gli equilibri fondamentali per l’esistenza dello Stato medesimo.

Forse sarebbe utile ricordare che la barriera difensiva ha come unico scopo la sicurezza dello Stato di Israele rispetto agli attentati terroristici. Nei tratti in cui è stata costruita è stata verificata una diminuzione degli attentati anche se ovviamente esiste una situazione di disagio di chi deve oltrepassare il confine per recarsi in Israele. Ma tutto questo non conta agli occhi di Gigi Riva. Contano solo gli aspetti negativi per la popolazione palestinese.

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