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La Stampa Rassegna Stampa
01.03.2004 Corte suprema contro governo
accade nella democratica Israele

Testata: La Stampa
Data: 01 marzo 2004
Pagina: 11
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «I giudici bloccano una parte del muro»


Corriere della Sera e Stampa di oggi danno la notizia del pronunciamento della Corte Suprema israeliana sulla barriera difensiva che ne ha bloccato la costruzione nella zona di Mevasseret Zion ( a pochi km da Gerusalemme) per una settimana. Non si tratta però di una condanna politica bensì di richieste tecniche fatte all'esercito in modo da alleviare i disagi alla popolazione palestinese confinante. In un paese in stato di guerra è naturale aspettarsi che governo, corte suprema ed esercito agiscano all'unisono dettati dalla situazione di emergenza; non è così in Israele che, accusato di essere uno stato fascista, colonialista e di apartheid, risponde dimostrandosi per quello che è, in tutte le sue contraddizioni e senza censura: uno Stato democratico, multietnico ed aperto al confronto, sia interno che esterno.
Riportiamo l'articolo di Aldo Baquis pubblicato a pagina 11 della Stampa di oggi che esaurientemente spiega la vicenda.

Il ministro della difesa Shaul Mofaz (Likud) ha ieri implicitamente accusato i giudici della Corte Suprema di favorire il terrorismo palestinese, poche ore dopo che il tribunale aveva fermato per una settimana il lavoro delle ruspe militari che alla periferia di Gerusalemme sono assiduamente impegnate nella costruzione del Muro di separazione con la Cisgiordania.
I giudici hanno accolto in via preliminare un appello presentato loro dai 32 mila abitanti di sette villaggi cisgiordani, situati a nord-ovest di Gerusalemme e letteralmente schiacciati fra un elegante sobborgo della capitale (Mevasseret Zion) e la colonia di Ghivon. La costruzione della barriera, affermano gli agricoltori, li chiuderebbe «in un ghetto» e li priverebbe dei campi e del lavoro.
A spronare gli abitanti di questi villaggi a tentare la carta della Corte Suprema sono stati cruenti incidenti avvenuti nei giorni scorsi nella località di Biddu. Le manifestazioni contro lo sradicamento di alberi hanno preso una piega violenta e agenti della Guardia di frontiera - nel timore di essere sopraffatti - hanno disperso la folla con gas lacrimogeni e con proiettili rivestiti di gomma. Fonti locali aggiungono che sono state sparate anche munizioni vere. Durante i tumulti - è stato spiegato alla Corte Suprema - due palestinesi sono stati colpiti a morte dal fuoco degli agenti e un uomo anziano è morto per un arresto cardiaco, provocato forse dai gas. Un quarto ferito resta in stato di coma.
La barriera di difesa è vista del resto con ostilità anche da un gruppo di abitanti di Mevasseret Zion, secondo cui sarebbe preferibile costruirla sui terreni del proprio consiglio municipale piuttosto che su quelli palestinesi. Ha spiegato Sarah Bar-Tal, un portavoce del gruppo: «Abbiamo visto gli alberi dei nostri vicini palestinesi, siamo persuasi che essi non vadano toccati. Perché altrimenti, cosa dovrebbero fare ? Loro non hanno high-tech, non hanno computer, non hanno altri mezzi di sostentamento. Noi invece non siamo agricoltori, e non abbiamo bisogno di quelle terre. Se si deve fare, che la barriera passi accanto a Mevasseret Zion, e non in quei villaggi».
Analoghi pensieri sono stati espressi da un altro abitante del sobborgo, Haggai Agmon-Snir: «Se priviamo i nostri vicini delle loro terre, li spingiamo alla disperazione e quindi alla violenza. E noi non vogliamo violenza, sulla porta di casa».
Queste parole sono apparse ai giudici della Corte Suprema sufficientemente razionali per ordinare la sospensione dei lavori di costruzione della Barriera in quel tratto per una settimana. In questo periodo l'esercito israeliano dovrà finalmente mostrare agli agricoltori palestinesi il tracciato previsto per la barriera: finora non era stato presentato loro, «per ragioni di sicurezza».
Nell'apprendere questi sviluppi, Mofaz ha reagito con collera. Ancora una settimana fa, sfruttando un varco nella Barriera a sud di Gerusalemme, un terrorista palestinese era facilmente entrato in città dove aveva fatto esplodere un affollato autobus di linea provocando la morte immediata di otto passeggeri e il ferimento di altri sessanta. Ogni nuovo impedimento burocratico alla costruzione del Muro accresce la frustrazione di chi è presposto alla difesa degli abitanti della capitale.
«Con questi rinvii - ha detto Mofaz, riferendosi ai giudici - si regalano nuove occasioni ai terroristi suicidi, si consente loro di entrare in Israele».

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