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La Stampa Rassegna Stampa
26.02.2004 Operazione finanza pulita: taglia i fondi al terrorista
come riportano la notizia alcuni quotidiani

Testata: La Stampa
Data: 26 febbraio 2004
Pagina: 10
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Assalto israeliano alle banche di Ramallah»
Molti giornali scrivono oggi dell'operazione compiuta dall'esercito israeliano per fermare l'afflusso di fondi destinato alle organizzazioni terroristiche palestinesi e ai loro shahid. Il CORRIERE DELLA SERA e la REPUBBLICA dedicano un piccolo trafiletto alla vicenda che sostanzialmente è corretto. Su AVVENIRE Graziano Motta riporta esaurientemente la vicenda con un breve articolo, complimenti a questo giornalista che continua a dimostrarsi obiettivo e distaccato. EUROPA pubblica a proposito una fotografia in prima pagina che, con una didascalia tendenziosa, sminusce le ragioni dell'operazione, non potevamo che aspettarci questo dal quotidiano della Margherita ex democristiana . IL GIORNALE, nonostante il titolo "Israele "preleva" nelle banche di Arafat" poco felice, riporta correttamente e esaustivamente la notizia, spiegando nei dettagli la rocambolesca operazione. Corretto è il pezzo di Aldo Baquis su LA STAMPA che di seguito pubblichiamo.
TEL AVIV - Nella lotta internazionale al terrorismo, tutto diventa lecito: anche l'assalto armato alle banche in pieno giorno e la requisizione di milioni di dollari. Lo ha stabilito ieri il premier Ariel Sharon quando ha dato il via definitivo alla operazione Torcia verde. Poco dopo, ingenti reparti militari israeliani hanno preso posizione nel centro di Ramallah, hanno ricacciato con le brusche gruppi di dimostranti palestinesi (una trentina i feriti), e hanno infine assunto il controllo di quattro banche del centro dove - secondo informazioni di intelligence - erano depositati o transitati fondi destinati a fomentare attentati.
«Quei soldi sono il combustibile del terrorismo. Li requisiamo per prosciugare il fenomeno» ha spiegato il ministro della difesa Shaul Mofaz. Ma da Ramallah, il premier Abu Ala ha commentato, ancora sbigottito: «Israele ormai si comporta tale e quale come la Mafia».
«I soldati sono entrati urlando, minacciandoci con le armi» ha detto una impiegata. I clienti della Arab Bank, della Cairo-Amman Bank e della International Palestine Bank sono stati accompagnati alla porte, mentre all'interno degli istituti prendevano posizione gli esperti della polizia israeliana e dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno). Un contabile dello Shin Ber ha preso a registrare le operazioni di cassa, mentre i computer dei militari si allacciavano a quelli delle banche.
Dagli uffici centrali delle banche - al Cairo e ad Amman - è stato ordinato ai funzionari di Ramallah di non aprire assolutamente le casseforti. Ma l'ostacolo è stato superato dai soldati che hanno solertemente passato in rassegna centinaia di conti, secondo tre categorie generali: quelli che ricevono stanziamenti dai guerriglieri libanesi Hezbollah; quelli di associazioni di beneficienza legate a Hamas e alla Jihad islamica, che sono considerate fiancheggiatrici della lotta armata; e quelli di singoli palestinesi che secondo l'intelligence di Israele fomentano il terrorismo.
Di fronte agli occhi esterrefatti degli abitanti di Ramallah, furgoncini bianchi giunti dalla vicina Gerusalemme sono affluiti agli ingressi delle banche e sono stati caricati con sacchi piene di banconote che in serata hanno raggiunto la Banca di Israele. Secondo alcune stime, Israele ha ieri confiscato quattro milioni di dollari, ma la operazione dovrebbe proseguire fino a oggi. «Questi fondi saranno impiegati a beneficio dei palestinesi dei Territori», ha assicurato Mofaz.
Dal governo palestinese sono giunti anatemi e condanne. Jibril Rajub, un consigliere di Yasser Arafat, ha sottolineato che le banche palestinesi operano sotto il controllo della Banca Mondiale e che «evidentemente che Israele, occupandole, vuole una esclation». Saeb Erekat, il ministro per i negoziati, ha accusato Israele di voler destabilizzare la economia palestinese. .
A quanto risulta ad Israele, la ragnatela dei finanziamenti internazionali del terrorismo palestinese è oltremodo complessa. Nei grafici dello Shin Bet, frecce colorate partono da Damasco, Beirut, Amman, Teheran e Jedda per raggiungere la Cisgiordania dove poi i fondi entrano nei canali di Hamas, della Jihad islamica, di al-Fatah-Tanzim, delle Brigate dei martiri di al-Aqsa. Una delle freccette entra anche nella Muqata, la residenza di Arafat dove si trovano alcuni ricercati palestinesi Scopo del blitz di ieri era - fra l'altro - di collegare a questi diagrammi nomi, date, conti bancari, importi.





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