Poca professionalità nel giornale della Confindustria
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 25 febbraio 2004 Pagina: 4 Autore: Roberta Miraglia - un giornalista Titolo: «Inutile ricorrere alla corte»
Ieri, sul Sole 24 Ore, a pag. 4 un articolo firmato da Roberta Miraglia dal titolo: "Inutile ricorrere alla corte". Si tratta di un articolo di cronaca nel quale vengono riportate le opinioni delle due parti. Non ci sta bene però la scritta sopra il titolo: "Il muro di Sharon". Sono semplificazioni da osteria che avrebbero dovuto trovare ospitalità su altri quotidiani, non sul Sole24Ore.
E ancora, sotto il titolo: "I palestinesi sostengono la causa contro la barriera (...)" Se in questo caso si è dato il giusto nome (barriera), alla costruzione difensiva, per quale motivo lo si chiama muro in tutte le altre occasioni?
A pag. 8 un editoriale non firmato dal titolo: "Le logiche del muro" Quel muro è stato costruito per rubare altra terra ai palestinesi, non per fermare il terrorismo: denunciano gli estremisti arabi. Non ci credete? Accontentati: 8 morti e 62 feriti su un autobus israeliano in una bella mattinata di sole. Parola di terroristi. A questo punto, di fronte a tanta stupidità assassina chi può dare torto a Israele? Chiunque tenga conto dei diritti negati e dei torti quotidianamente subiti dai palestinesi; chiunque constati che il muro voluto da Ariel Sharon ruba effettivamente terra, imprigiona davvero comunità intere di esseri umani, brutalizza il nemico oltre ciò che le stesse convenzioni internazionali consentono in un conflitto; chiunque creda insomma in una soluzione pacifica del conflitto, come può aiutare i palestinesi quando loro stessi affondano la loro causa? È vero che il muro, di cui sono già stati costruiti 100 dei 700 chilometri previsti, non riesce a fermare i terroristi suicidi. Per quanto gli israeliani riescano à bloccarne centinaia grazie a quel vallo disumano, uno riuscirà sempre a passare. La logica degli attentatori di domenica è in fondo ferrea. Se tuttavia questa è la logica, il problema non è abbattere la parte del muro già esistente ma finire quella ancora in costruzione; fare il valico ancora più alto, scavare un fossato, riempirlo di acqua, di alligatori e di mine, chiudere anche i passaggi e buttare via le chiavi. Nessun governo al mondo può comportarsi come l'esecutivo di Ariel Sharon senza subire una condanna internazionale. Ma nessun paese al mondo è sottoposto come Israele a una pressione terroristica incessante e disumana. Quale delle due ingiustizie è la più grande? Se esiste una risposta, complessa, dolorosa e soprattutto politica, i giudici dell' Aja chiamati solo a dare un giudizio e non a emettere una sentenza, non sapranno trovarIa. Le risposte gridate dall'eterogenea folla a favore e contro, che ieri si sbracciava alle porte della corte olandese, sono solo le più semplici e le più inutili. Qualcuno, a parte la faziosità filopalestinese, ha capito qualcosa di questo articolo contorto? Prima le inesattezze. Non è un muro, bensì una barriera composta per il 94% da reticolato a controllo elettronico. La barriera (voluta dal governo israeliano democraticamente eletto, non solo da Ariel Sharon), non ruba terra palestinese perchè non traccia confini definitivi, ma tiene conto esclusivamente di criteri dettati da esigenze di sicurezza, nessun altra intenzione. La barriera non imprigiona nessuno, in quanto si è cercato e si cercherà di ridurre al minimo gli inconvenienti della popolazione civile palestinese che subisce anch'essa la politica miope e suicida di Arafat. Chi ha scritto il pezzo dice che pur essendo stati costruiti solo 100 dei 700 km. previsti, il muro non ferma i terroristi. Ma come, se la barriera non è stata ancora ultimata, anzi ne manca gran parte, è normale che non riesca a fermare tutti i terroristi; ed anche se uno riuscisse a passare a barriera ultimata, è sempre meglio del massacro quasi quotidiano a cui si assite oggi. Laddove la barriera (come a Gaza), è presente o ultimata, le bombe umane sono rimaste al mittente; il giornalista del Sole24ore è bene che si informi meglio. Un articolo che aveva l'iniziale scopo di essere equidistante, è scivolato nei soliti luoghi comuni ed è finito con la solita formula ponziopilatesca, un colpo al cerchio e uno alla botte. Nella pagina riservata agli editoriali, avremmo sperato in qualcosa di maggior spessore, che forse ci abbia messo lo zampino Tramballi? Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Sole 24 Ore. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.