Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Non è un muro ma una recinzione che salva vite innocenti lo dichiara Elie Wiesel
Testata: Corriere della Sera Data: 24 febbraio 2004 Pagina: 11 Autore: Alessandra Farkas Titolo: «Elie Wiesel: Questa scelta ha salvato delle vite»
Riportiamo l'intervista di Alessandra Farkas al premio Nobel per la pace Elie Wiesel, intorno al processo dell'Aja sulla barriera di sicurezza. NEW YORK — « Francamente non riesco a capire tanto rumore per nulla. Quello costruito in Israele non è un muro ma una recinzione per proteggere il Paese dagli attacchi suicidi dei kamikaze. Se riesce in questo intento, com'è il caso, la sua funzione, peraltro temporanea, è inattaccabile » . Parla Elie Wiesel, l'autorevole scrittore e premio Nobel per la pace scampato ad Auschwitz che si dice contrario al « processo » iniziato ieri presso la Corte internazionale di giustizia dell'Aja per discutere la legittimità del muro costruito da Israele in Cisgiordania. « Penso che ogni nazione sovrana e ogni governo civile hanno il diritto- dovere di difendere i propri cittadini come meglio possono — spiega Wiesel — non è certo compito del tribunale Onu immischiarsi in questa faccenda, ordinando a Israele di non difendere le proprie donne, vecchi e bambini. Forse quel tribunale è pronto a proteggere gli In caso di accordo, basterà poco per buttare giù la barriera. Ora la sua funzione è inattaccabile innocenti trucidati ogni giorno dai terroristi? Se la risposta è sì, allora possiamo parlare di abbattere quel recinto » .
Secondo i palestinesi è uno strumento di segregazione che li penalizza gravemente.
« Gr azie a quella barriera pochissimi terroristi sono riusciti ad entrare nel Paese e ciò ha salvato non solo tante vite israeliane ma altrettante palestinesi, visto che dopo ogni attentato suicida la puntuale risposta dello Stato provoca nuove vittime tra i palestinesi. Non dimentichiamoci che quella staccionata non è stata ispirata da una decisione politica ma di sicurezza nazionale: se si arriva a un accordo di pace tra le parti basteranno pochi giorni per abbatterlo » .
Ha fatto male l'ambasciata d'Israele all'Aja a mostrare le foto delle vittime israeliane alla vigilia del processo? « Perché mai? Nessuno ha portato quelle foto all'interno del tribunale, cercando di influenzare i magistrati e perciò il violento attacco anti- israeliano del sindaco dell’Aja mi sembra incomprensibile. Come si può criticare un'azione volta solo a salvare vite? » .
Pensa che i palestinesi stiano vincendo la guerra dei mass media? « Israele sta lottando per la propria esistenza e la sua priorità assoluta è salvare vite e difendere la dignità delle persone che vogliono vivere. Spiegare al mondo le proprie ragioni e compiacere l'opinione pubblica non può quindi che venire in secondo luogo. Ma forse è una lotta persa in partenza a giudicare dalla violenza degli attacchi che Israele si è tirata addosso quando ha mostrato le foto delle sue vittime fuori dal tribunale dell'Aja » .
Eppure anche l'amministrazione Bush ha espresso non poche riserve nei confronti del muro.
« È un problema di linguaggio, lo ripeto. Non avrebbero mai dovuto chiamarlo muro perché quella parola ha strane connotazioni che riesumano vecchi fantasmi — dal muro del ghetto di Varsavia, al muro di Berlino — spingendo l'entourage di Arafat a ribattezzarlo ' il muro nazista'. Ma è a dir poco offensivo e ripugnante paragonare qualsiasi cosa succeda in Israele con il tragico passato dei suoi abitanti. L'unica via di uscita da questa spirale d'odio è la ripresa del dialogo che può avvenire solo quando entrambe le parti abbasseranno il volume e la violenza degli insulti reciproci. Fino ad allora Israele deve continuare a fare ciò che fa, difendendo entrambi con uno steccato che, non dimentichiamolo, tra vicini di casa è normale » .
È ottimista? « Se qualcuno mi avesse detto, nel 1945, che sarei vissuto per combattere questa crociata nel 2004 non ci avrei mai creduto. Ero convinto che l'antisemitismo fosse morto ad Auschwitz e invece ho dovuto constatare con stupore che solo gli ebrei sono morti in quel lager mentre l'antisemitismo è più sano e vegeto che mai. È stata la più dolorosa realizzazione della mia vita » .
Antisemitismo e recinto sono facce della stessa medaglia? « Sì, ma l'Europa può fare molto, visto che — dall'inquisizione alle crociate, ai pogrom — l'antisemitismo è una malattia europea. Io non ho mai dimenticato quante volte l'Europa ha abbandonato Israele. Nel ’ 73, quando stava per perdere la guerra dello Yom Kippur che doveva decidere la propria esistenza, gli americani iniziarono a mandarle aerei ma non una sola nazione europea permise loro di atterrare per far rifornimento. Se lo ricordino bene quel triste capitolo di storia i leader europei che oggi attaccano il ' muro' » Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere al Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.