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Internazionale Rassegna Stampa
19.02.2004 Sempre e soltanto notizie di parte
quelle riportate sul settimanale di De Mauro

Testata: Internazionale
Data: 19 febbraio 2004
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Varie da Israele - 19/02/04»
A pag.4 è pubblicata una foto su due pagine dal titolo "Sotto tiro", riferita all'operazione anti-terrorismo compiuta dall'esercito israeliano a Gaza.
La popolazione palestinese non è "sotto tiro" da parte di Tsahal, bensì sono sotto tiro i terroristi responsabili di efferati massacri che, evidentemente, per l'ennesima volta, l'Anp non è in grado di fermare.
Visto che non lo fa Arafat, ci pensa Sharon.

A pag.11 è pubblicato un editoriale tratto dal quotidiano Ha'aretz dal titolo
"Via da Gaza":

La proposta di Sharon è ambigua, ma è meglio non lasciarla cadere nel vuoto.
Il piano del primo ministro Ariel Sharon per smantellare gli insediamenti della Striscia di Gaza ha suscitato reazioni incredule. Ci sono buone ragioni per essere scettici sulla serietà dell'intenzione di Sharon di portare avanti il progetto in tempi brevi. A far sorgere dubbi è da una parte il fatto che la nuova linea di Sharon si discosta nettamente dalle posizioni che ha ribadito per decenni, dall'altra la consapevolezza che molte dichiarazioni che ha rilasciato da quando è premier non erano che vuota retorica. Malgrado una certa tendenza a credere che stavolta la decisione sia sincera, non tutti quelli che vogliono la pace sono entusiasti della proposta.
Alcuni sospettano che Sharon stia tendendo una trappola ai palestinesi e al mondo. Si ritirerà dalla Striscia di Gaza, e forse anche da qualche altra zona isolata, ma in cambio cercherà di rafforzare il controllo di Israele su zone più ampie e altri insediamenti in Cisgiordania. Agli occhi dei critici l'immagine politica di Sharon non è cambiata: a prima vista, il ritiro da Gaza sembra un passo veso la divisione della terra e la riconciliazione tra i due popoli. Ma questa mossa mirerebbe in realtà a rafforzare il movimento dei coloni nel suo complesso, in Giudea e Samaria, e a impedire ai palestinesi di ottenere I'indipendenza in futuro.

Rischi e potenzialità
Gli scettici temono che un ritiro dalla Striscia di Gaza condotto senza un accordo con l'Autorità Palestinese rischi di alimentare il caos nella zona, e che Hamas possa uscire rafforzata dal clima di anarchia e spodestare l'Autorità. A queste considerazioni va aggiunta un'altra, reale, preoccupazione: il ritiro degli israeliani potrebbe essere dipinto come un successo dalle organizzazioni terroristiche, incoraggiando così a non interrompere l'lntifada. Tuttavia nessuno di questi dubbi può sminuire il potenziale positivo della decisione. Chi vuole la pace in Israele e nel mondo non deve opporsi al ritiro unilaterale proposto da Sharon, nonostante i suoi punti deboli e la sua incompletezza. L'allontanamento di civili e militari israeliani da alcuni affollati e ostili insediamenti di Gaza permetterà di risparmiare vite umane e risorse dello stato. Questa mossa potrebbe dimostrare che ha ancora senso sperare che Israele corregga l'errore storico che danneggia la sua vitalità: ritirandosi da Gaza, Israele dimostrerà di avere il coraggio di smantellare gli insediamenti.
Quanto alla possibilità che il primo ministro intenda ingannare coloro che vogliono mettere fine al conflitto, o che il ritiro spinga gli estremisti palestinesi a moltiplicare i loro sforzi per sconfiggere Israele, il futuro non appartiene a nessuna di queste opzioni. Il desiderio di vita, di pace e di prosperità condiviso dalla maggioranza dei due popoli sarà sicuramente più forte di qualsiasi illusione o piano che abbia come scopo quello di cancellare la speranza in una convivenza pacifica tra due stati.
Ricordiamo che Ha'aretz è il quotidiano di riferimento della sinistra laburista israeliana, partito di opposizione al Likud del premier Ariel Sharon.
Internazionale purtroppo, pubblica solo ed esclusivamente Ha'aretz, che, pur essendo un buon quotidiano, non rappresenta la complessità dell'opinione pubblica israeliana.
Non solo, da Ha'aretz i De Mauro's boys estraggono chirurgicamente solo gli editoriali fortemente critici nei confronti della linea politica del governo israeliano, facendolo sembrare a volte, quasi un quotidiano arabo.

A pag.21, dalla cronaca da Gerusalemme.

GERUSALEMME: una settimana in Medio Oriente

Raid israeliani a Gaza: 15 palestinesi uccisi

L'11 febbraio l'esercito israeliano ha compiuto due raid nella Striscia di
Gaza uccidendo 15 palestinesi e ferendone più di 50. I carri armati israeliani sono entrati nella parte orientale della città di Gaza all'alba: la loro missione era bloccare gli attacchi palestinesi contro gli insediamenti ebraici della zona. Nelle stesse ore l'esercito ha fatto irruzione nel campo profughi di Rafah, al confine con l'Egitto. Secondo i quotidiani israeliani Ha'aretz e Maariv i raid sono legati al piano, annunciato dal premier Ariel Sharon, di smantellare 17 dei 21 insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza. I giornali sostengono che non ci sarebbe accordo tra i vertici militari sulla questione delle colonie: in particolare una parte dell'esercito spingerebbe per intensificare le operazioni militari nel territorio, bloccando ogni iniziativa dei terroristi palestinesi. Allo stesso tempo i raid servono, secondo Maariv, per non dare l'impressione ai movimenti terroristici palestinesi che il ritiro dalle colonie sia un segno di debolezza. Una fonte militare anonima, riferita dall'agenzia France Presse, sostiene che "Israele continuerà a dare la caccia ai terroristi e che lo smantellamento degli insediamenti potrebbe favorire la libertà di manovra dei soldati".
Visto che Internazionale ha sempre sostenuto che Sharon non avrebbe mai e poi mai ritirato nulla da Gaza, ora che è stato smentito cerca in tutti i modi di screditare l'eventuale ritiro.
L'operazione compiuta dall'esercito israeliano a Gaza e dintorni, è servita anche per neutralizzare il traffico d'armi con l'Egitto, ma questo Internazionale non lo scrive.

La cronaca
Attacco mirato a Gaza

Aziz Shami, 37 anni, uno dei leader delle Brigate al Quds, braccio armato della Jihad islamica, è stato ucciso in un raid mirato dell'esercito israeliano nel centro di Gaza. Un elicottero ha colpito con un missile la sua auto: secondo i servizi segreti Shami preparava un attentato contro la colonia ebraica di Netzarim. Nell'attacco è stato ucciso anche un ragazzo palestinese di 12 anni che passava per caso; altre nove persone sono rimaste ferite. I giornalisti palestinesi hanno convocato uno sciopero di 24 ore per protestare contro le aggressioni alla libertà di stampa nella regione. L'8 gennaio il corrispondente della tv araba al Arabiya è stato rapito e picchiato da uomini mascherati a Gaza. A settembre i locali della stessa emittente a Ramallah erano stati attaccati da presunti membri delle Brigate dei martiri di al Aqsa, il gruppo armato palestinese legato ad al Fatah.
Troppo generico.
Le aggressioni alla libertà di stampa a Ramallah sono una regola e lo scontro con i giornalisti si fa sempre più duro.
Mai una volta che De Mauro scriva che Al-Fatah sia il partito di Arafat, mai un volta.

Il parere dell'alta corte - Sul muro israeliano
Alcuni gruppi israeliani per la difesa dei diritti umani hanno presentato un
ricorso all'alta corte di giustizia del paese contro il muro di separazione
in Cisgiordania, per violazione della legge israeliana e del diritto
internazionale. Il governo ha fatto sapere che il muro non sarà smantellato,
ma che il suo percorso potrebbe essere cambiato per ridurre i disagi per i
palestinesi. La Corte internazionale di giustizia, interpellata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, esaminerà la legalità del muro israeliano a partire dal 23 febbraio.
Non è un muro di separazione quello in costruzione, bensì una barriera difensiva atta a respingere le bombe umane inviate da Ramallah, quartiere generale di Arafat.

Seguono altri due articoli.

Riparte il negoziato
Un incontro il 20 febbraio
Il primo ministro israeliano Ariel Sharon e quello palestinese Abu Ala
dovrebbero incontrarsi il 20 febbraio per rilanciare il processo di pace in
Medio Oriente. Lo ha annunciato il ministro degli esteri palestinese Nabil
Shaath. Dalla sua entrata in carica Abu Ala non ha mai incontrato Sharon.

La taglia americana
Caccia ai terroristi di Erez
Il dipartimento di stato americano ha offerto una taglia di cinque milioni
di dollari per chiunque fornirà informazioni sull'attentato compiuto a Erez
il 15 ottobre contro un convoglio diplomatico statunitense. Nell'attacco,
che non è stato rivendicato, sono morti tre agenti di sicurezza
dell'ambasciata degli Stati Uniti a Tel Aviv. La taglia è stata offerta alla
vigilia dell'apertura del processo contro quattro palestinesi accusati di
essere coinvolti nell'attentato. Il processo, celebrato da un tribunale
militare palestinese, è stato rinviato al 29 febbraio.
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