Cosa ha spinto i giornalisti palestinesi a ribellarsi ce lo spiega Dimitri Buffa
Testata: Libero Data: 18 febbraio 2004 Pagina: 13 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «La rivolta dei giornalisti palestinesi: il rais Yasser ci tappa la bocca»
Dal Libero di oggi, mercoledì 18 febbraio '04, riportiamo l'articolo di Dimitri Buffa. Imbavagliati contro la repressione della libertà di stampa nei Territori Occupati amministrati dall’Anp di Arafat. Così l’altro ieri oltre duecento giornalisti palestinesi si sono presentati nella sede del consiglio legislativo di Ramallah occupandolo per protesta contro gli attentati e le intimidazioni subite negli ultimi mesi. Cioè da quando qualcuno di loro ha avuto la malaugurata idea di cominciare a fare le pulci alla dirigenza palestinese, a cominciare dal rais palestinese. Lo stile era quello di Pannella anni ’70 in Rai. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’aggressione notturna che lo scorso 13 febbraio ha subito Munir Abu Rezeq, direttore degli uffici di corrispondenza a Gaza. È stato picchiato all’uscita della redazione e lasciato svenuto per strada,. Nessuno ha rivendicato l’agguato. Ma già prima di lui erano stati in molti a venire intimiditi. Valgano per tutte le aggressioni con protagonisti passivi i corrispondenti di tv come Al Arabica e al Jazeera (nonché quelle contro giornalisti di quotidiani yemeniti) che avevano anche dichiarato ai giornali israeliani il perché delle aggressioni subite dagli uomini della sicurezza di Arafat. Tre settimane fa ad esempio –e solo la stampa israeliana ne aveva dato notizia- il corrispondente di al-Arabiya da Gaza, SeifShahin, era stato aggredito e picchiato a sangue mentre transitava nei Territori Occupati. I teppisti, armati fino ai denti, gli hanno detto di essere miliziani di Fatah e hanno spiegato al corrispondente che quella era la ricompensa per avere osato parlare della corruzione interna all’Anp e per avere ridicolizzato le cerimonie paramilitari con cui si era celebrato il 39esimo anniversario della fondazione della città di Gaza. Sembra che in quell’occasione centinaia di terroristi abbiano messo a ferro e fuoco la città e la popolazione con saccheggi, stupri di gruppo e razzie varie per un totale di danni di oltre sei milioni di dollari. Non era la prima volta che Shanin venne fatto oggetto di simili gentilezze. In un’occasione dichiarò alla stampa dello stato ebraico che "se continueranno a non intervenire, tutto ciò non potrò che configurarsi come un attentato alla libertà di stampa nei territori palestinesi da parte delle autorità di governo". C’è da dire che da tempo a monitorare i buoni e i cattivi, e magari a punire chi sgarra, sono stati designati da Arafat gli uomini della Palestinian brodcasting corporation, cioè la proprietaria di Radio voice of Palestina, l’emittente nazionale di Arafat nota per la truculenta propaganda antisemita. Proprio due mesi fa uno dei proprietari aveva detto pubblicamente che "..quasi tutti i corrispondenti radio-televisivi arabi devono essere rieducati politicamente e culturalmente a proposito della situazione interna al mondo arabo e ciò dovrebbe essere fatto dal Palestinian journalist sindacate, sebbene persino alcuni dei suoi dirigenti avrebbero bisogno di essere rieducati. Anche il ministero dell’Informazione palestinese dovrebbe avere il compito di aggiornare questi corrispondenti, insegnando loro quali sono le espressioni che si usano nella nostra vita politica". Cioè martiri per terroristi, combattenti al posto di assassini e così via. Adesso i giornalisti palestinesi e quelli arabi che fungono da corrispondenti per il Medio Oriente hanno osato venire allo scoperto con la manifestazione di lunedì pomeriggio, sperando che la notizia rimbalzi presso l’opinione pubblica europea. Si ignorano eventuali conseguenze del gesto ma molti temono che nei prossimi giorni gli organizzatori dell’happening debbano guardarsi le spalle. Nella Palestina di Arafat a chi manifesta per la libertà di stampa, specie se arabo, può capitare in sorte anche di morire in un’aggressione. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.