Sempre e comunque attaccare Israele strano per un giornale che dovrebbe parlare di ecologia
Testata: La Nuova Ecologia Data: 16 febbraio 2004 Pagina: 9 Autore: Sciuscià Di Domenico Titolo: «I muri della vergogna»
Abbiamo mostrato già diverse volte di quanto La Nuova Ecologia sia faziosa e scorretta, non meno di quanto lo sia il Manifesto, ma forse nel numero di febbraio raggiunge il massimo. Verrebbe da non commentarla per quanto gli articoli dimostrino la cecità dei giornalisti che vi partecipano, ma proviamo comunque a segnalarvi le affermazioni più assurde. Giusto per avere un'idea di come si riesca a ribaltare, travisare e a mentire per giustificare il proprio odio nei confronti di una democrazia come quella israeliana che tenta soltanto di difendere i propri cittadini. E anche per denunciare il "deragliamento" di un'associazione quale Legambiente, presieduta da Roberto Della Seta che non molto tempo fa ha denunciato l'antisemitismo strisciante all'interno del movimento anti-globalizzazione, che invece di occuparsi dei problemi legati alla protezione della natura, si occupa della demonizzazione di Israele e della difesa (nemmeno tanto implicita) del terrorismo palestinese.
Chissà perché La Nuova Ecologia decide proprio ora di dedicare 3 pagine ai muri nel mondo (omettendone parecchi, quelli ovviamente meno famosi perché più scomodi da citare): Sono passati più di 15 anni da quando è caduto quello di Berlino e le immagini di quei giorni (era il 9 novembre del 1989) sono ancora ben vive nella memoria di chi li ha vissuti. Ma lontano dai riflettori. altri muri continuano ad accerchiare, separare e rinchiudere. Per dire che la barriera di sicurezza che Israele sta costruendo sia lontano dai riflettori bisogna non aver letto un giornale né aver ascoltato radio e tv per più di un mese... Dalla Corea al Messico, passando per l'Europa e il Medioriente, la Nuova Ecologia propone un viaggio lungo una nuova generazione di muri. "Rispetto alla guerra fredda - spiega Giulietto Chiesa, editorialista della Stampa - questi nuovi muri sono qualcosa di completamente diverso. Allora erano il risultato di un equilibrio tra potenze contrapposte e quindi erano giustificati nella necessità. Oggi invece sono il frutto di un totale disequilibrio". Quindi il Muro di Berlino che toglieva la libertà ai tedeschi dell'est (e chi tentava di scappare veniva ucciso) è giustificato? Da cosa? Lo può essere solo dall'ideologia accecante di persone come Giulietto Chiesa che preferiscono la violenza e il terrorismo alla democrazia, alla pace e alla libertà! Disequilibrio geopolitico ma anche economico, come quello che spinge milioni di persone a migrare in cerca di condizioni di vita decenti. Vorremmo ricordare che anche all'epoca del muro di Berlino tanta gente avrebbe voluto cercare condizioni di vita più decenti, ma le dittature comuniste dell'epoca non glielo permetteva. E poi come mai i palestinesi cercano condizioni di vita piu' decente in Israele? Chissà perché l'ANP non va bene, eh? "Proprio l'immigrazione - prosegue Chiesa - non è un fenomeno casuale ma l'elemento visibile di una globablizzazione dei popoli che si è appena avviata. In queste condizioni qualsiasi illusione di difendersi attraverso una barriera è destinata a fallire miseramente". E' terrificante che Chiesa (e con lui La Nuova Ecologia che non commenta queste orribili affermazioni) non si renda conto dell'enorme differenza che passa tra un pacifico migrante in cerca di una vita migliore e un'orda di terroristi che non aspettano altro che giocare al bersaglio con i passanti israeliani! La cecità di Chiesa è tale che non riesce a vedere di quanto gli attentati (e quindi i morti) siano diminuiti da quando è in costruzione la barriera difensiva in Israele. Nell'enclave di Kalkilyia
In Palestina 500 Bulldozer sono al lavoro ogni giorno per continuare la costruzione di quella che il governo israeliano chiama "recinzione di sicurezza" progettata per sbarrare il passo agli attacchi degli attentatori suicidi. Per buona parte dei 145 chilometri già costruiti sul confine nord-est della Cisgiordania, questa recinzione è di fatto un muro di cemento alto 8 metri, il doppio di quello di Berlino, intervallato da torrette di guardia armate e dotato di una "zona cuscinetto" larga dai 30 ai 100 metri, destinata a barriere elettriche, trincee, telecamere, sensori e al pattugliamento dei militari. Sono in molti a pensare che all'ombra di questa fortificazione vi siano interessi che vanno ben oltre la sicurezza. I pacifisti israeliani dell'Ong Gush Shalom, il cosiddetto "blocco di pace israeliano", spiegano che "Israele ha tutto il diritto di autodifendersi, ma la storia insegna che mai si è ottenuta sicurezza confinando un intero popolo dietro un muro. E poi, perché il muro non corre lungo la Linea verde? E' evidente un segno politico di annessione, basti pensare che il settore est del muro corre lungo la valle del Giordano e quindi non separa i palestinesi da Israele, ma dalle loro terre, e in più li chiude in un ghetto, salvaguardando gli insediamenti dei coloni". Critiche vengono "dall'altra parte del muro" da Huwaida, donna palestinese sposata con un israeliano e rappresentante dell'International solidarity movement: "Il Muro non ha niente a che fare con la sicurezza. La strategia politica di Israele - spiega Huwaida - è quella di prendersi la terra senza i Palestinesi che la abitano, e per farlo rende ivisibile la Palestina così che i suoi abitanti siano costretti ad andarsene". AncHe l'Onu si è espressa contro il muro, con due risoluzioni. La prima ingiunge a Israele di bloccarne la costruzione mentre la seconda deferisce il progetto alla Corte penale internazionale. Il tribunale dell'Aja dovrà cominciare a lavorare questo mese per valutare l'annessione di circa il 50% dei territori palestinesi. Il progetto di "separazione unilaterale" del governo israeliano, che dovrebbe costare oltre un milione di dollari, prevede infatti un totale di 650 km. di recinzione in grado di isolare tre zone palestinesi separate tra loro. Mentre il 16% degli abitanti della Cisgiordania (tra cui gli abitanti di Gerusalemme est) rimarrebbero fuori. Altri ancora, e questo è il secondo punto all'ordine del giorno della Corte penale, si troverebbero completamente circondati dal muro, in minuscole enclave militarizzate. In alcuni casi questi ghetti già esistono, come nella città palestinese di Kalkiliya che il muro ha completamente circondato pur di inglobare due insiediamenti israeliani che si trovano a ridosso della città. I 40mila cittadini di Kalkiliya si trovano così chiusi in un'enclave fortificata e l'unico varco che gli permetterebbe di raggiungere quel che resta delle loro terre e il resto della Cisgiordania è controllato dall'esercito israeliano. "Quando ho visitato per la prima volta Kalkiliya - racconta Luisa Morgantini delle Donne in nero - mi sono sentita morire: dà la netta impressione di essere in prigione, vi sono zone della città che a causa di quella barriera di cemento non vedono il sole". Dal punto di vista ambientale il muro ha già fatto i suoi danni. Decine di migliaia di ulivi (85mila secondo le stime del network di ong ambientaliste palestinesi Pengon) sono stati sradicati per far spazio alla zona cuscinetto della parte di muro appena costruito. E anche l'accesso alle risorse idriche potrebbe risultarne gravemente compromesso. "il tracciato del muro già costruito - sostiene Abdel Rahman Al Tamimi, del Palestinian hydrology group - corre esattamente lungo i llimite del Western acquifer, la più ricca falda acquifera sotterranea della Palestina." Una falda già in mano israeliana al 95% a causa del divieto, per i palestinesi, di scavare pozzi. Ma la situazione continua a peggiorare: secondo Pengon trenta pozzi (legali perché costruiti prima del 1967) sono già statai confiscati in quell'area per un totale di quattro milioni di metri cubi d'acqua annuali, mentre 35mila metri di infrastruttura idrica, come acquedotti e canali, sono stati distrutti dai bulldozer. Ma nonostante la forte repressione verso chi si oppone al progetto israeliano la speranza non si è affievolita. "Il Muro si può fermare - conclude Huwaida . ma è necessario lavorare duro. Quando il mondo si è mobilitato contro quello di Berlino e il regime dell'Apartheid, questi sono caduti..." E' incredibile che per avvalorare la loro tesi demonizzatrice contro Israele non si pongano il benché minimo scrupolo nel modificare le cifre e le percentuali a loro piacimento. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de La Nuova Ecologia. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.