Sharon-Bush le incognite sul ritiro da Gaza e le elezioni presidenziali americane
Testata: Il Foglio Data: 11 febbraio 2004 Pagina: 3 Autore: Maria Giovanna Maglie Titolo: «Sharon agirà solo in accordo con Bush, che per ora ha tre dubbi»
Pubblichiamo un accurato articolo di Maria Giovanna Maglie a proposito della posizione dell'amministrazione americana sulle iniziative di Sharon.
Roma. Scrive il quotidiano Haaretz, antisharoniano e legato ai laburisti, ma di recente prescelto per l’intervista di svolta del premier, "che si può non amare il temperamento di Sharon e la sua predilezione per la propaganda, ma nessuno può mettere in discussione che sia uno straordinario stratega. Se supera i prossimi due test, farsi approvare il piano qui, e farlo approvare da George W. Bush, allora sarà riuscito a tirare una freccia di quelle che non tornano indietro". La prima impresa, far digerire il boccone amaro ai residenti negli insediamenti di Gaza, sembra già superata, perché non solo il governo non è andato in minoranza sul ritiro, e coloro che dovranno andarsene sanno già di poter contare su un indennizzo per il futuro, ma soprattutto in maggioranza pensano che prima di tutto viene la sicurezza di Israele. La seconda è tutta da vedere, perché nonostante il piano di ritiro unilaterale sia stato concordato con Washington in un via vai di inviati del premier israeliano alla Casa Bianca, nonostante il presidente Bush sia certo che l’incapacità da parte palestinese di onorare il progetto della road map non lasci a Gerusalemme altra scelta che partire con un ritiro unilaterale, nonostante ci sia accordo pieno anche sulle modifiche alla costruzione della barriera difensiva, nonostante tutto, il primo martedì di novembre negli States si elegge il presidente, e la questione mediorientale per gli americani non è discussione da salotto, è carne viva. In attesa della visita di Ariel Sharon, questi, secondo fonti del consigliere per la Sicurezza nazionale, sono i punti in discussione. Il primo è l’opportunità di esporre il presidente ad appoggiare pubblicamente qualunque nuovo piano che potrebbe fallire o rivelarsi controproducente nei prossimi mesi, ma anche semplicemente ristagnare, dunque non essere un successo da rivendicare elettoralmente con l’elettorato ebraico, che si è avvicinato a Bush ma resta in maggioranza democratico. Infatti, la stessa prudenza, nel senso che proprio non ne parlano, la stanno usando i candidati alla nomination democratica. La seconda considerazione è sullo stato dell’Autorità palestinese, frutto di rapporti che al Consiglio di sicurezza nazionale hanno documentato cose diverse da quanto aveva fatto il dipartimento di Stato nell’ultimo anno, e cioè corruzione, amministrazione nel caos, guerre fra fazioni, rivolta contro Yasser Arafat, il prezzo amaro per il popolo del regime di Fatah, il metodo del terrorismo suicida che è diventato un vicolo cieco, insomma tutti gli elementi di un gigantesco fallimento. Il premier Abu Ala adesso si sta muovendo su pressione del presidente egiziano, Hosni Mubarak, ma i suoi viaggi in Europa, come il prossimo sospirato incontro con Ariel Sharon, non sortiranno effetto alcuno, l’uomo è parte del sistema di potere arafattiano che si sta finalmente sgretolando. La terza obiezione americana, e questa la faranno direttamente a Sharon, è sulla gestione mediatica dell’eventuale ritiro unilaterale da Gaza. Sarà uno spettacolo positivo, o succederanno disordini, magari non previsti, e tali da peggiorare la già controversa immagine internazionale di Israele? A queste obiezioni il premier israeliano si è preparato. Andrà avanti solo con l’appoggio americano, solo se saranno gli Stati Uniti a decretare che la road map è tramontata per esclusiva responsabilità palestinese, se lo diranno chiaro e forte anche al re Abdallah di Giordania, che richiede a gran voce un tavolo di negoziato di nuovo aperto. Quanto alla volontà legittima del popolo israeliano, c’è uno strumento democratico per eccellenza al quale si può far ricorso, è il referendum. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.