Sharon con le mani nella marmellata piacerebbe tanto a Michele Giorgio,
Testata: Il Mattino Data: 06 febbraio 2004 Pagina: 6 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Tangentopoli israeliana, Sharon nella bufera»
Interessante analizzare il liguaggio che Michele Giorgio utilizza per descrivere Sharon. Lo suggeriamo per una tesina in qualche scuola di giornalismo. Nonche sia una noità. Giorgio ha una lunga militanza di scrittura "pregiudiziale" contro Israele. E qui non fa eccezione. "Sotto torchio","collabora", "tangentopoli", l'immagine che ne viene fuori del premier è paragonabile a quella di un malfattore qualunque che in più sembra aver già confessato. Tutto il tono dell'articolo è squilibrato,nel più puro stile Giorgio. Non a caso i suoi articoli si possono leggere anche sul Manifesto. Quello che suggeriamo ai nostri lettori è di analizzare il tono dell'articolo e poi inviare le loro proteste al Mattino. Gli investigatori: "Sta collaborando". Se fosse incriminato dovrebbe dimettersi Il premier interrogato per due ore dalla polizia: è sospettato con il figlio di aver preso soldi da un uomo d'affari
Gerusalemme. Nei giorni scorsi il premier israeliano Ariel Sharon aveva suscitato scalpore in Israele e all’estero con la sua proposta di evacuazione della colonie ebraiche di Gaza. Ieri invece ha fatto scalpore perchè è stato interrogato dalla polizia nel quadro dell’inchiesta che lo vede sospettato di essersi fatto corrompere dall'uomo d'affari David Appel. Per oltre due ore, nella sua residenza, Sharon è stato messo sotto torchio dagli inquirenti e, secondo indiscrezioni giornalistiche, avrebbe «collaborato». Ora Menachem Mazuz, procuratore generale dello Stato, dovrà valutare se vi sono elementi sufficienti per rinviarlo a giudizio. Dalle decisioni di Mazuz dipende, di fatto, il destino politico di Sharon che, se verrà incriminato, sarà costretto a dare le dimissioni. Il premier è stato interrogato nella veste di persona sospettata, assieme e suo figlio Gilad e al vice primo ministro Ehud Olmert, in due casi che vedono implicato Appel. La legge israeliana stabilisce che non basta provare il tentativo di corruzione ma è necessario dimostrare che Sharon, Olmert e Gilad erano consapevoli dell'intenzione di corromperli. Nel primo caso, noto come l'affare dell'isola greca (tra il ‘98 e ‘99), Appel avrebbe cercato di ottenere l'intervento di Sharon, allora ministro degli Esteri, per convincere le autorità greche ad autorizzare la costruzione di un complesso turistico che l'uomo d'affari voleva costruire nell'isola di Patroclo, considerata zona archeologica protetta non edificabile. A questo fine Appel avrebbe offerto a Gilad Sharon un grosso contratto di consulenza per il marketing del progetto, promettendogli un guadagno di tre milioni di dollari. L’imprenditore avrebbe anche cercato di ottenere l'aiuto del vice premier Olmert, allora sindaco di Gerusalemme, offrendogli appoggi politici e logistici nelle elezioni primarie del Likud, in cambio di pressioni su personalità politiche greche. Nel secondo caso la polizia sospetta che Appel abbia cercato di ottenere l'aiuto di Sharon per rendere edificabile un appezzamento di terreno agricolo nei pressi di Tel Aviv. Esiste anche la registrazione di un colloquio telefonico tra i due nel quale Appel assicura che Gilad Sharon stava per guadagnare grandi somme di denaro. Sharon ieri ha risposto di non saper nulla degli affari di suo figlio. Inoltre c’è una terza inchiesta in corso a proposito di somme di denaro che Sharon nel 1999 aveva ricevuto dall'estero per coprire un prestito necessario per finanziare la sua campagna nelle elezioni primarie del Likud. L’opinione pubblica e i media seguono con grande attenzione le inchieste nelle quali è coinvolto il primo ministro e qualcuno ha persino ipotizzato che il piano di sgombero degli insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza, sia in realtà un modo distrarre l'attenzione degli israeliani dalle indagini in corso. Il premier ha replicato che le sue iniziative diplomatiche «non sono partite per via delle inchieste, semmai malgrado queste». Se Sharon vacilla, i leader palestinesi non stanno meglio. Ieri un poliziotto è stato ucciso e altri dieci feriti da colpi d’arma da fuoco durante un attacco compiuto contro il quartier generale delle forze di sicurezza di Gaza da una ventina di giovani palestinesi armati. Gli aggressori hanno anche malmenato il capo della polizia, Ghazi Jabali. A Gaza dicono che i mandanti ed esecutori dell’attacco non vanno ricercati nei movimenti integralisti islamici ma invece nel servizio di sicurezza preventiva. Pare che Jabali, durante un recente incontro con varie personalità di Gaza, abbia rivolto frasi gravemente offensive all’ex ministro ed ex capo del servizio di sicurezza preventiva Mohammed Dahlan che si sarebbe «vendicato» ordinando l’aggressione del capo della polizia. L’accaduto conferma la gravita’ della crisi dell’Autorita’ nazionale palestinese, acuita da un pesante deficit di bilancio. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione del Mattino. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.