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La Stampa Rassegna Stampa
02.02.2004 Dice Igor Man: basta uccidere
tranne qualche eccezione

Testata: La Stampa
Data: 02 febbraio 2004
Pagina: 1
Autore: Igor Man
Titolo: «Quando il rito è più forte della ragione»
Il lancio di pietre contro una più grossa (molto più grossa) che rappresenta Satana e la conseguente strage di pellegrini musulmani dà lo spunto a Igor Man(zella) per l'articolo di prima pagina uscito sulla Stampa di oggi 2.2.04 e che riportiamo interamente. Ne prendiamo in considerazione le ultime righe:
"Ma, dice al-Sheiik, il diavolo sarà sconfitto quando i musulmani più non uccideranno i loro fratelli".
Solo i loro fratelli ? Perchè non metterci anche gli altri esseri umani (che includono anche cristiani e ebrei) ? Per loro licenza di uccidere ? Allo sceicco non è venuto in mente, ma neppure allo sceicco della Stampa. Che sia un caso ? Forza signor Man(zella), è proprio così difficile arrivarci ?

Il diavolo ci ha messo le corna: questa vecchia banalità si tramuta in tragedia nel giorno che chiude il pellegrinaggio alla Mecca, uno dei Sette Pilastri dell’islàm, certamente il momento più alto per ogni buon musulmano. Quest’anno, accortamente, la Casa Reale, custode dei luoghi sacri (Medina e la Mecca, appunto) avea fatto concludere il pellegrinaggio allo Sceicco Abdul Aziz al-Sheik. Il religioso, che nell’islàm tutto viene considerato un acuto e saggio lettore del Corano (al-Quran: la Parola), ha parlato in diretta tv a milioni e milioni di musulmani. Con il preciso intento di scomunicare il terrorismo suicida di al Qaeda in venefica espansione un po’ dappertutto nel mondo, persino là dove vivono popolazioni islamiche.
«E’ guerra santa spargere sangue musulmano? E’ guerra santa spargere il sangue dei non musulmani ospiti in terra musulmana?», ha detto lo Sceicco. Certamente alla sua domanda retorica, i bravi musulmani avran risposto «la», no. Sarebbe stata una chiusura edificante dello hajj se il diavolo, giustappunto, non avesse reagito a suo modo al lancio dei sette sassolini che i pellegrini eseguono contro tre stele di pietra simboleggianti Satana. Due milioni alla Mecca e chissà quanti fedeli a Minà per codesto rito che, va detto, molti religiosi e non pochi esegeti del Corano, «sconsigliano». Ma la tradizione è più forte della ragione, con l’aggravante d’un pigiapigia davvero infernale: tutti vogliono raggiungere «la giusta distanza» dalla quale lanciare i simbolici sassolini per maledire Satana, e succede che i più deboli rimangano schiacciati dalla ressa, in un clima di isteria collettiva. Non dovremmo stupirci troppo, noi cristiani solo che, faccio un esempio, pensassimo alla festa di Sant’Agata, spesso funestata dalla morte di qualche divoto più acceso, finito sotto le ruote del férculo della «Santuzza», causa la ressa dei divoti catanesi.
Non è la prima volta che alla Mecca il pellegrinaggio si conclude nel segno della morte. Nel luglio del 1990 morirono mille, o forse più, fedeli: vittime della calca. Ma, dice al-Sheik, il diavolo sarà sconfitto quando i musulmani più non uccideranno i loro fratelli. «E questo avverrà, forse anche presto». Lo Sceicco della Morte, Osama, è avvisato.
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