Testata: Internazionale Data: 19 gennaio 2004 Pagina: 19 Autore: la redazione Titolo: «Varie da Israele - 16/01/04»
A pag.19, dalla cronaca da Gerusalemme: Attentato a Erez: uccisi quattro israeliani
Il 13 gennaio Reem Saleh al Riyachi, una palestinese di 22 anni, si è fatta saltare in aria a un posto di controllo dell'esercito israeliano vicino a Erez. La donna era madre di due figli, una di due anni e mezzo e uno di un anno e mezzo. L'attentato suicida, rivendicato da Hamas, è avvenuto in un edificio utilizzato dai soldati per controllare i palestinesi che ogni giorno vanno a lavorare in una zona industriale vicino a Erez, passaggio principale tra Israele e la Striscia di Gaza. L'esplosione ha ucciso quattro israeliani e ha ferito altre 12 persone. È la prima volta che una donna kamikaze colpisce per conto di Hamas; finora solo gli altri gruppi terroristici palestinesi avevano rivendicato attentati compiuti da giovani donne. In un comunicato congiunto le Brigate Ezzedin al Qassam, braccio armato di Hamas, e le Brigate dei martiri di al Aqsa, legate ad al Fatah, hanno dichiarato che la kamikaze ha agito per vendicare i palestinesi uccisi quotidianamente da Israele, soprattutto a Nablus, Jenin e Rafah. È il primo attentato suicida in Israele dal 25 dicembre 2003, quando un palestinese si era fatto saltare in aria a una fermata dell'autobus a Tel Aviv, uccidendo quattro israeliani Per la precisione Al-Fatah, è il partito di Arafat. Secondo fonti militari israeliane riportate dal Jerusalem Post, la terrorista in questione è stata probabilmente costretta a compiere questo attentato dal marito, membro di Hamas, per "riparare" ad una relazione extra-matrimoniale riguardante la moglie. Ogni commento a questo squallore è superfluo. Morto un pacifista inglese
Tom Hurndall, un pacifista inglese ferito l'11 aprile 2003 dall'esercito israeliano a Rafah, a sud di Gaza, è morto a Londra. Hurndall, 22 anni, era un attivista del Movimento di solidarietà internazionale (Ism). Era stato colpito da un soldato israeliano mentre cercava di proteggere alcuni bambini palestinesi nel campo profughi di Rafah. Da quel giorno era in coma. Il 31 dicembre scorso un tribunale militare israeliano ha arrestato il soldato che lo avrebbe colpito. Il militare è accusato di aver sparato con l'intenzione di uccidere: la sua posizione si è aggravata dopo la morte del pacifista. Al contrario di quanto avviene nell'Anp, Israele ha un sistema giudiziario indipendente che stabilirà eventuali colpe riguardo questo tragico incidente.
Sharon contestato dai coloni a Tel Aviv
Centomila persone hanno manifestato a Tel Aviv contro la politica del premier Ariel Sharon in una protesta organizzata dal movimento dei coloni e dalla destra nazionalista. I manifestanti contestavano il progetto del premier di smantellamento di alcune colonie isolate.
In un discorso al parlamento Sharon ha nuovamente minacciato di prendere misure drastiche per garantire la sicurezza di Israele e ha accusato i palestinesi di non rispettare la road map e di respingere le proposte di pace israeliane. Ma come, Sharon non era stato dipinto dalla redazione di Internazionale come un pericoloso falco deciso a costruire nuovi insediamenti? Ora invece scopriamo che gli hanno marciato contro ben 100.000 persone. La realtà è che Sharon governa con il consenso della maggioranza degli elettori, certamente non con quello dell'opposizione che non l'ha votato. Riguardo la road-map, è sotto gli occhi di tutti la totale inezia dello pseudo nuovo governo palestinese, che è composto niente altro che da un branco di fantocci manovrati dal raìs di Ramallah, Arafat.
A pag.57 un riassunto di un interessante articolo tratto dal settimanale The Jerusalem Report, numero del 12-01-2004, dal titolo: "Gli altri profughi" Linda Menuhin aveva vent'anni quando, nel dicembre del 1970, decise insieme al fratello di lasciare clandestinamente Baghdad, destinazione Israele. Linda e il fratello facevano parte della comunitá ebraica irachena, un tempo numerosa e oggi ridotta a un centinaio di persone. Piú tardi anche la madre e altri due fratelli riuscirono a raggiungerli. II padre invece sparì, probabilmente ucciso dal regime di Saddam Hussein. Ora Linda Menuhin partecipa a un'iniziativa promossa da Giustizia per gli ebrei dei paesi arabi (Jjac), un gruppo con sede a New York che raccoglie 27 organizzazioni ebraiche e collabora con il governo israeliano. II Jjac sta per lanciare una campagna di sensibilizzazione sulla sorte degli 850mila ebrei costretti a lasciare i paesi arabi a partire dagli anni quaranta. Secondo l'organizzazione si tratta di profughi, vittime di un piano concordato dai paesi della Lega araba, che devono ricevere una qualche forma di riparazione. L'intento polemico é evidente, in un momento in cui la questione dei profughi palestínesi é tornata al centro del dibattito. Ma non per questo il problema, ovvero l'atteggiamento dei regimi arabi verso le minoranze, é meno importante. Sarebbe stato meglio leggere l'articolo integrale, per evitare riassunti poco chiari, ma per esigenze di spazio (così sembrerebbe) Internazionale è costretta a fare in questo modo. Strano però che lo spazio manchi quando si tratta di articoli che mettono in discussione il mondo arabo.
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