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La Repubblica Rassegna Stampa
19.01.2004 Quotidiano di informazione scorretta
autori: Leonardo Coen e desk esteri del quotidiano diretto da Ezio Mauro

Testata: La Repubblica
Data: 19 gennaio 2004
Pagina: 17
Autore: Leonardo Coen
Titolo: «Sharon costretto a cedere "Potremmo ridurre il Muro"»
Su Repubblica di oggi, lunedì 19 gennaio '04, Leonardo Coen firma un articolo dal titolo "Sharon costretto a cedere: 'potremmo ridurre il Muro'". La notizia riportata è palesemente falsa, come dimostriamo nell'articolo di oggi sull'ANSA, e induce ad avere un'opinione distorta. In particolare la foto che accompagna l'articolo, nella quale viene ritratta l'immagine propagandistica del soldato israeliano col fucile puntato su mamma e bambino palestinese, non ha alcuna attinenza alle vicende descritte. L'articolo poi è uno dei tanti attacchi a Sharon che molto frequentemente appaiono sul quotidiano dell'Ing. De Benedetti: Sharon approva chi distrugge le "opere d'arte", Sharon vuole segregare i palestinesi, Sharon non ha fatto nulla per la pace e così via. Sulla falsariga del sondaggio Eurispes, Sharon impersona tutti i mali del conflitto mediorientale e come tale va attaccato persino quando opera per alleviare le sofferenze dei palestinesi. Riportiamo integralmente l'articolo in modo che il lettore se ne possa fare un'idea.

-a cura della redazione di Informazione Corretta-

GERUSALEMME - «Hai fatto bene a distruggere quell´orrore», si è complimentato per telefono Sharon con l´ambasciatore di Israele in Svezia. Zvi Mazel sabato aveva sfasciato un´installazione artistica esposta in un museo di Stoccolma ritenendola offensiva per Israele e per le vittime degli attentati, visto che esibiva il ritratto (sorridente) di una kamikaze su una barchetta che navigava in un bacino colmo d´acqua rossa (simbolica rappresentazione del sangue innocente).
Ma i problemi di Sharon sono ben altri. I giudici dell´Aja tra poco più di un mese potrebbero ordinare di bloccare la costruzione del muro israeliano, e Tommy Lapid, il suo ministro alla Giustizia, ha proposto un progetto alternativo per ridurne di 200 chilometri il tracciato, cercando di seguire il percorso della «linea verde». Intanto le ruspe e le gru lavorano senza sosta, il muro avanza, attorno a Gerusalemme una parete di cemento alta 8 metri sta separando i popolosi sobborghi arabi di Abu Dis, Betania e Al Sawahreh dalla città, rendendo sempre più complicata la vita ai pendolari e a 5mila studenti palestinesi dell´università di Al Quds. Il governo israeliano sta spingendo sull´acceleratore perché il 23 febbraio prossimo alla Corte Internazionale di Giustizia dell´Aja deciderà se è legittima o no la barriera difensiva, ribattezzata dai palestinesi e dalle organizzazioni pacifiste internazionali «muro dell´apartheid».
A fine gennaio toccherà ai giudici della Corte Suprema israeliana - il più alto organo giudiziario del paese -pronunciarsi sulla legalità del tracciato, in risposta a un ricorso presentato contro la decisione del governo. E anche questo intoppo giudiziario potrebbe rivelarsi una trappola. Edna Arbel, procuratore dello stato israeliano che agisce come consigliere giuridico ad interim del governo, è pessimista: pensa che sarebbe meglio modificare il tracciato del muro altrimenti avrebbe parecchie difficoltà nel difendere la posizione del governo.
Così Sharon è stato costretto ad ammettere «difficoltà legali» e ad annunciare al termine della riunione di governo settimanale possibili «riflessioni supplementari» per un «cambiamento di tracciato che permetterebbe di ridurre il numero dei problemi legati al funzionamento della barriera senza diminuirne la sicurezza». Sharon ha aggiunto che le eventuali modifiche non saranno il frutto delle pressioni palestinesi o dell´Onu, bensì un modo per diminuire le sofferenze delle popolazioni dei Territori: «L´esperienza di questi ultimi mesi è stata eccellente per prevenire il terrorismo, ma non altrettanto soddisfacente per la qualità della vita dei palestinesi».
Israele, tuttavia, nega alla Corte internazionale dell´Aja ogni diritto di giudizio sulla legalità della barriera, in quanto il progetto ha un carattere «difensivo contro il terrorismo», e tale sarà la tesi dominante del dossier difensivo. Ci sarà o no una delegazione ufficiale israeliana il 23 febbraio all´Aja? La decisione sul boicottaggio è slittata a dopo la sentenza della Corte suprema israeliana. Nel frattempo, quale gesto di buona volontà, è stato tolto il blocco dalla striscia di Gaza.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.




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