Due quotidiani cattolici due approcci diversi al Medio Oriente
Testata:L'Osservatore Romano - Avvenire Autore: un giornalista - Graziano Motta Titolo: «Medio Oriente: grave episodio provoca una vittima nella Striscia di Gaza - Israele-Siria, dialogo a distanza»
L'Osservatore Romano in prima pagina, con un titolo altisonante "Grave episodio provoca una vittima nella Striscia di Gaza", dà la notizia dell'uccisione di un palestinese per mano di soldati a guardia di un insediamento, che avrebbero sparato senza una precisa motivazione. La notizia viene riportata anche da Avvenire che, con il pezzo di Graziano Motta, ne dà una descrizione meno sommaria. E aiuta quindi a capire il perchè di quanto è accaduto. Ci chiediamo se invece di occuparsi di questo episodio che senza dubbio è marginale, seppur tragico, L'Osservatore Romano non farebbe meglio ad occuparsi di notizie come quelle riprese da una lettera sul Foglio di oggi di Davide Romano, che riportiamo:
Al direttore - Sono rimasto agghiacciato dalla notizia, sentita ieri a Radio radicale, che a un montagnard (minoranza cristiana del Vietnam) sia stata tagliata la gola dal regime vietnamita per non aver abiurato Cristo e per la sua militanza per i diritti umani. Ma ancor di più mi sconvolge scoprire che i miei soldi di contribuente europeo vengono dati a un governo del genere tramite la Commissione europea, nonostante la denuncia delle costanti violazioni dei diritti umani da parte del Parlamento europeo e delle Nazioni Unite. Un quotidiano che si pone come obiettivo la salvaguardia fisica e morale dei cristiani non dovrebbe tacere su argomenti del genere. Ecco l'articolo pubblicato dall'Osservatore Romano:
Soldati israeliani di guardia ad un insediamento a Sud della Striscia di Gaza hanno aperto il fuoco contro un vicino campo profughi palestinese, uccidendo un uomo che si trovava all'interno della sua abitazione e che in quel momento stava chiudendo la finestra di una stanza. Lo hanno riferito testimoni oculari e parenti della vittima. Al momento non si conoscono altri dettagli dell'episodio, avvenuto nell'area di Rafah, al confine tra Gaza e l'Egitto, zona che è stata teatro negli ultimi tre mesi di numerose incursioni. Un portavoce dell'esercito israeliano ha precisato che non vi è stata stanotte nessuna operazione militare nell'area indicata. Sempre a Gaza la polizia palestinese ha disperso ieri con la forza un folto gruppo di studenti di Hamas che, radunatisi di fronte alla Università Al Azhar, intendevano ricordare il settimo anniversario della uccisione da parte di Israele di Yihia Ayash, un ingegnere specializzatosi nella confezione di sofisticati ordigni usati per compiere attentati in Israele. Al fianco degli agenti, secondo fonti giornalistiche, si sarebbero schierati anche appartenenti ad Al Fatah. Due settimane fa una rissa di grandi dimensioni era divampata fra studenti di Hamas e di Al Fatah nel campus universitario di Bir Zeit (Cisgiordania), in seguito alla vittoria elettorale del "Blocco islamico". Più in generale la divisione tra moderati e radicali nei Territori si fa sempre più profonda. Mentre l'Autorità Palestinese (Ap) appoggia l'iniziativa egiziana tesa a trovare un accordo tra i gruppi estremisti per un cessate-il-fuoco, Hamas ha annunciato di avere respinto una proposta statunitense di sospensione per un anno degli attentati suicidi offerta in cambio di pressioni su Israele perché cessino gli omicidi mirati di esponenti dell'organizzazione. Lo ha detto in un'intervista lo sceicco Yassin, leader dell'organizzazione. Secondo altre fonti Yassin avrebbe sostenuto di essere disposto ad una "pace temporanea" con Israele dopo la costituzione di uno Stato palestinese provvisorio. Riportiamo l'articolo di Graziano Motta, pubblicato su Avvenire. Il pezzo che ci interessa viene dopo le notizie su Turchia e Assad. Il presidente siriano Bashar Assad è «calorosamente disposto» a riannodare il dialogo con Israele: così afferma in un messaggio per Sharon che ha affidato al primo ministro turco Erdogan, nel corso della sua visita ad Ankara, che è stato consegnato all’ambasciatore israeliano. Sostiene pure di essere pronto a prendere le misure necessarie per giungere a un accordo di pace. E la Turchia, che è Paese in ottimi rapporti con Israele, offre i suoi «buoni uffici» perché le intenzioni di Assad si concretizzino, decidendo di inviare un suo emissario a Gerusalemme: Dove, d’altra parte, il capo dello Stato Katsav e tre fra i massimi esponenti del Likud, il partito di cui Sharon è leader, insistono perché Sharon non ignori, come finora ha fatto, «la mano tesa» di Assad. Per favorire la ripresa del processo di pace, ecco tornare nella regione il sottosegretario americano William Burns. Che intende smuovere la stasi nei contatti israelo-palestinesi, anche perché ieri il capo di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin ha, per la prima volta, affermato la sua disponibilità a una «pace provvisoria», senza riconoscere Israele, precisa a un giornalista tedesco, e accettando lo Stato palestinese soltanto in Cisgiordania e a Gaza purché Gerusalemme sia la sua capitale; e soprassedendo per il momento alle «rivendicazioni territoriali sull’intero territorio arabo», alludendo a quello «occupato dallo Stato sionista». Sul terreno ancora due palestinesi uccisi dai servizi di sicurezza israeliani: uno a Rafah (striscia di Gaza), l’altro a Jenin (alta Samaria): quest’ultimo era un esponente, da tempo ricercato, delle Brigate dei martiri di al-Aqsa. Operazioni che, secondo gli israeliani, hanno contribuito a ridurre gli attacchi: una ricerca evidenzia che il numero degli attentati palestinesi è diminuito nel 2003 del 30% e le vittime del 50% rispetto al 2002. intanto, il ministro degli Esteri Shalom dall’Etiopia in cui è in visita, annuncia una prossima ripresa dell’emigrazione in Israele di 18mila ebrei "falasha". Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire e dell'Osservatore Romano. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.