Quando l'odio investe anche la musica Ecco perchè in Israele la pace è così difficile
Testata: Avvenire Data: 07 gennaio 2004 Pagina: 23 Autore: Graziano Motta Titolo: «Gerusalemme, la guerra dei piccoli Chopin»
Nella pagina degli spettacoli di Avvenire Graziano Motta racconta come un concorso musicale per bambini possa diventare fonte di attrito tra israeliani e palestinesi. Significativo è infatti il comportamento degli insegnanti di musica palestinesi, che invece di educare i bambini alla pace, alla convivenza ed al rispetto reciproco, pongono il loro veto a tali iniziative. Riportiamo l'articolo. Doveva essere l’occasione per affermare insieme, ragazzi palestinesi e israeliani, che la musica può unirli, che la musica può far balenare un segnale di speranza al di sopra degli odi e delle lacerazioni, può alimentare una prospettiva di intesa tra i due popoli. Proprio nello spirito di una iniziativa nata in Italia e stabilita a Gerusalemme, affidata per l’attuazione all’istituto Magnificat della Custodia francescana di Terra Santa: un concorso pianistico che porta il nome di un giovane italiano, Carla Tavasani, ed è sostenuto da tanti ragazzi del Friuli e del Triveneto che hanno dato un euro «perché i bambini ebrei e palestinesi facciano la pace». Ed invece si è scontrato con una caparbia opposizione politica. Al "Magnificat", fondato e diretto dal compositore padre Armando Pierucci (da anni organista della basilica del Santo Seplocro) studiano 180 allievi palestinesi e armeni, musulmani e cristiani di tutte le confessioni; i loro maestri sono ebrei e arabi israeliani, un italiano, un’americana, un’austriaca. Alcuni di essi insegnano pure in un’altra scuola musicale della città, frequentata in prevalenza da israeliani. Così padre Armando li esorta ad invitare alla quinta edizione del concorso pianistico i loro allievi dell’"altra" scuola. «Possono parteciparvi anche degli israeliani?» gli chiedono. «Perché no», risponde. E così Marika, israeliana, dieci anni d’età, viene ammessa al concorso. Ha avuto dai genitori il permesso di gareggiare con bambini palestinesi coetanei. Suonerà Il piccolo negro di Debussy («una pagina – dice padre Armando – colma di tenerezza, assolutamente antirazziale»). Ma appena la notizia si diffonde, come poi quella della partecipazione di altri quattro giovani pianisti ebrei, si allarmano i docenti del Conservatorio palestinese di musica (sede principale a Ramallah) che negli anni passati hanno fatto partecipare al concorso una ventina di loro allievi: «Quest’anno non verranno», decidono. «Perché mai?», chiede loro padre Armando. «Il concorso è dei palestinesi e di quanti hanno rapporti con essi». Rapporti conflittuali, prova a spiegare; ma sempre rapporti sono. Perché quindi non profittare della musica per provare a stare insieme? La signora Anita Tavasani, che sponsorizza il concorso in memoria di suo figlio Carlo mobilitando mezza Italia, soffre da quando ha saputo che i ragazzi di Ramallah lo boicotteranno. E si è rattristata quando ha saputo che non verrà nemmeno Najib Hamideh che l’anno scorso vinse nella categoria "C" eseguendo una Sonata di Mozart. La sera del concerto la mamma di Najib disse ad Anita: «Grazie perché fa qualcosa per questi ragazzi. Stanno sempre chiusi. Non sappiamo cosa fargli fare». Quest’anno al concorso, che si svolgerà dal 9 all’11 gennaio, ci saranno 61 partecipanti. Ma certe assenze peseranno. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.