Antisemitismo, il rischio è reale e l'Europa fa poco lo dice il titolare della Farnesina
Testata: Corriere della Sera Data: 07 gennaio 2004 Pagina: 5 Autore: Roberto Zuccolini Titolo: «L'Europa è stata debole contro l'antisemitismo»
In merito alla querelle sorta all'indomani dell'intervento di Bronfman e Benatoff sul Financial Times ed alla stizzita reazione di Romano Prodi, riportiamo l'opinione del ministro degli esteri Frattini apparsa oggi sul Corriere della Sera. ROMA — « Prodi ha fatto malissimo a sospendere il seminario sull’antisemitismo. Spero che ci ripensi. Ma se ciò non dovesse accadere sarà il governo italiano a prendere l’iniziativa: proporremo di organizzarlo noi » . Franco Frattini è particolarmente severo con il presidente della Commissione europea. Tanto che dà addirittura del « bambino offeso » al futuro avversario di Berlusconi sul fronte italiano. In altre parole, per il responsabile della Farnesina, Prodi non avrebbe dovuto reagire in quel modo alla durissima lettera firmata sul Financial Times dai presidenti di due congressi ebraici, quello mondiale e quello europeo. Una lettera in cui si accusa la Commissione europea di antisemitismo « sia con atti che con omissioni » . Reazione di Prodi: sospensione del seminario sull’antisemitismo in Europa in programma a febbraio. Una mossa « decisamente sbagliata » secondo Frattini.
I vertici dei massimi congressi ebraici lanciano accuse molto gravi alla Commissione europea. Sono giustificate? « Quella lettera mi ha molto colpito perché riguarda un aspetto sul quale si è soffermata la presidenza italiana del semestre europeo e cioè il permanere dell’antisemitismo nelle nostre società. Si tratta in effetti di un tema che ha visto in passato una certa assenza della Commissione. Perché i due rapporti venuti alla luce, il primo contro Israele che è stato pubblicato, il secondo sulla xenofobia che è stato insabbiato, hanno confermato la percezione che esista ancora un problema di antisemitismo in Europa » .
Una « malattia » che attraversa nuovamente il vecchio continente? « Si è assistito nei nostri Paesi ad atti gravi contro gli ebrei che dovevano suscitare un allarme. Invece, fino alla metà del 2003, c’è stata da parte dei governi europei troppa distrazione. Anche per questo la presidenza italiana ha insistito perché si concludesse il semestre con una solenne dichiarazione contro l’antisemitismo » .
E la Commissione? « Ha agito in modo debole. La denuncia apparsa sul Financial Times contiene toni forse troppo rigidi e severi, ma nella sostanza fa emergere l’esistenza di un rapporto difficile. In altre parole il popolo ebraico presente in Europa vede la Commissione come una grande istituzione che sull’antisemitismo ha fatto meno di quanto avrebbe dovuto » .
Condivide quindi le accuse mosse contro Romano Prodi? « R ipeto: i toni usati sono stati forti, ma la sostanza delle accuse è fondata. Occorre ricordare che quella lettera è stata scritta dopo che un sondaggio ha individuato Israele come la maggiore minaccia contro la pace mondiale e un rapporto dell’Osservatorio sul razzismo e la xenofobia è rimasto in un cassetto. Del resto è evidente che quando la Commissione stessa sceglie di organizzare un seminario sull'antisemitismo in Europa riconosce implicitamente che il problema esiste. E Prodi ha fatto malissimo a sospendere quella conferenza » . Il presidente della Commissione si è difeso spiegando che negli ultimi mesi ha incontrato più volte autorevoli esponenti delle comunità ebraiche proprio per dare una risposta adeguata all’antisemitismo. E ha precisato che l’Osservatorio sulla xenofobia è una struttura indipendente dalla Commissione.
« È tutto vero, ma a maggior ragione è assolutamente sbagliato annullare il seminario sull’antisemitismo. Se i vertici delle comunità ebraiche sono ancora risentite per quei due episodi vuol dire che il problema esiste e bisogna affrontarlo. Prodi avrebbe dovuto dire che hanno fatto male ad usare quelle parole e rinviare tutto ad un incontro chiarificatore. Magari dopo due settimane. Così fanno gli uomini di governo. Invece si è comportato come un bambino facendo l’offeso. Con l’effetto che gli ebrei interpreteranno questo suo atteggiamento come un’ulteriore chiusura nei loro confronti » .
Auspica quindi che Bruxelles riprenda i contatti per organizzare il seminario? « Sarebbe la cosa giusta da fare. Ma se non dovesse tornare sui suoi passi ci penseremo noi: a fine gennaio, nel primo consiglio dei ministri degli Esteri, proporrò che il seminario si faccia ugualmente su iniziativa del governo italiano. Saremo noi ad organizzarlo. Sottrarre agli ebrei un terreno di confronto proprio nel momento in cui Sharon annuncia di voler smantellare gli insediamenti illegali sarebbe la cosa peggiore da fare. Bisogna poi riflettere su come l’Europa ha curato in passato i rapporti con gli israeliani e i palestinesi » .
Qual è il suo giudizio? « In passato l’Europa ha peccato sotto due aspetti. Il primo riguarda il finanziamento agli organismi palestinesi. Solo ora abbiamo ottenuto maggiore trasparenza. Cioè che quegli aiuti vadano a finire direttamente al governo palestinese di Abu Ala e non ad associazioni legate ad Hamas che, proprio sotto il semestre italiano, è passato nella ' lista nera'. Il secondo aspetto riguarda una certa diffidenza dei confronti degli israeliani che, sempre sotto la nostra presidenza, abbiamo cercato di correggere » .
Molti in Europa attribuiscono queste scelte alla maggiore vicinanza agli Stati Uniti assunta dal governo Berlusconi.
« Il discorso è un altro. La cosa più importante da fare è combattere l’antisemitismo. Ma è anche necessario realizzare un equilibrio tra israeliani e palestinesi » .
Perché, finora l’Europa è stata partigiana? « Finora l'Europa ha tenuto un atteggiamento non molto chiaro: non so se si è trattato di uno squilibro, ma così è apparso più volte » .
Si può però combattere l’antisemitismo pur portando avanti critiche al governo israeliano.
« Non c'è dubbio che bisogna distinguere tra i due piani. Faccio un esempio preciso. Durante il semestre italiano ho criticato chiaramente Ariel Sharon per la costruzione del muro di separazione con i palestinesi nei punti in cui passa fuori del territorio israeliano. Alzare un muro è sempre un segno di chiusura. Farlo poi in casa altrui, come ha detto il segretario di Stato americano Powell, non è ammissibile. E anche sugli insediamenti illegali dei coloni nella zona palestinese ho espresso il mio disaccordo. Ma ora che lo stesso Sharon chiede lo smantellamento di quelle colonie credo che gli si debba dare credito » .
Finora però le due parti non sembrano disposte a riprendere il dialogo.
« Mi rendo conto che la finestra per le opportunità di pace non resterà aperta per molto tempo. Sia l’Europa che la Russia, per non parlare degli Stati Uniti, stanno per avviare le loro campagne elettorali: occorre fare in fretta. E l’Italia offrirà, come sempre, il suo lavoro di mediazione tra le due parti » . Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere al Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.