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Avvenire Rassegna Stampa
02.01.2004 Vuol sembrare equidistante
ma Geninazzi perde il pelo ma non il vizio

Testata: Avvenire
Data: 02 gennaio 2004
Pagina: 3
Autore: Luigi Geninazzi
Titolo: «Israele, il muro divide: "offende, no protegge"»
Su Avvenire di oggi (2-1-2004) Luigi Geninazzi pubblica un lungo articolo sul "Muro d'Israele".Se non fosse per la grande drammaticità data alle atroci sofferenze dei palestinesi che il "muro" causerebbe e il paternalismo che permea l'articolo da cima a fondo, questo pezzo sarebbe uno dei tanti che sono stati scritti sulla barriera difensiva,nello stile Manifesto-Linea, tanto per intenderci. Ma Geninazzi, che leggiamo sempre malvolentieri su Famiglia Cristiana,va oltre.

"Se oggi Gesù volesse recarsi alla casa di Lazzaro sarebbe costretto a divincolarsi tra i blocchi sconnessi ed il filo spinato. Proprio come fanno migliaia di ragazzi che arrivano dai Territori per frequentare l'università di Al Quds". ?
Non ci sembra il caso di scomodare Gesù per questioni così terrene, nè tantomeno ci risulta che i palestinesi all'epoca di Gesù esistessero. Strano è il fatto che Geninazzi, giornalista del quotidiano della Cei, non si ricordi che Gesù era ebreo. gli suggeriamo quindi un ripasso del libro di religione o di quello di storia( a sua scelta, meglio entrambi). Successivamente Geninazzi dà voce a padri e sorelle che si lamentano delle "nefandezze" che l'esercito israeliano compie per l'edificazione del muro ( sradicamento di ulivi, negazione del diritto dei bambini palestinesi all'istruzione, eccetera eccetera) una summa della peggiore propaganda antiisraeliana.
Poi la parola all'altra parte:

...... «Abbiamo 850 buoni motivi per costruire il muro», dice il portavoce del governo, alludendo alle vittime che ci sono state in tre anni di terrorismo suicida. Che il calo degli attentati sia una conseguenza del muro è convinzione del 70 % degli israeliani, quelli che sostengono l’idea della barriera protettiva. È possibile però che ciò sia dovuto ad un cambio di strategia degli islamici radicali."

Chiamiamoli pure con il loro vero nome: TERRORISTI. E' chiaro anche ad un bambino che di fronte ad un ostacolo così grande come può essere una barriera si rende necessario un cambio nella strategia di attacco.Il che non ha impedito
ai gruppi di Hamas e della Jihad di continuare ad attaccare militari e civili,malgrado il fatto che nella società palestinese si stia manifestando un certo disagio per tanti, troppi giovani reclutati come "martiri" e destinati a diventare uomini-bomba.
Magari l'opinione pubblica palestinese potesse avere un così grosso peso tra coloro che si dichiarano suoi leader; se fosse così probabilmente l'intifada sarebbe già finita.

I capi delle Chiese cristiane di Terra Santa hanno lanciato un drammatico appello «contro il muro di separazione attorno a Betlemme, città della pace e della riconciliazione».


Forse preferiscono i terroristi asserragliati dentro la basilica della natività?
Padre Ibrahim sicuramente sì, come pure mons.Sabbah, ma in Vaticano sono proprio tutti d'accordo ?

Perfino gli Stati Uniti, alleati di ferro d’Israele, hanno espresso la loro contrarietà.

Non alla barriera difensiva ma ad alcuni punti del suo percorso.

Ma Sharon ha già fatto sapere che il progetto va avanti, anzi sarà accelerato. Serve alla pace, dice. No, risponde il premier palestinese Abu Ala, «quel muro è la pietra tombale deposta sulla Road map».

Così Avvenire informa i suoi lettori, diversamente da come li ha sempre informati il suo corrispondente da Gerusalemme Graziano Motta,che è colpa di Israele se la Road Map è stata affossata. Non che è avvenuto il contrario, con l'ANP che non ha mai fermato il terrorismo.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@avvenire.it

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