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La Stampa Rassegna Stampa
30.12.2003 L'incubo del terrorismo su Capodanno
ma in Israele San Silvestro dura tutto l'anno

Testata: La Stampa
Data: 30 dicembre 2003
Pagina: 5
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Un Capodanno da incubo in Israele»
Sulla Stampa di oggi, martedì 30 dicembre '03, Aldo Baquis sottolinea il grande allarme attentati a cui Israele deve far fronte alla vigilia di Capodanno. Una notizia che appare soltanto sul quotidiano torinese. Il titolo: "Un Capodanno da incubo in Israele" riflette però soltanto una parte della verità. Per chiunque sia stato in Israele in questi giorni, non può non averne tratto un'immagine estremamente positiva malgrado il terrorismo. Questa voglia di reagire, di vivere, di gioire a dispetto delle avversità non è legata solo alla notte di San Silvestro. E' un modo di vivere e sentire che caratterizza il popolo d'Israele deciso e determinato a lottare per la propria sicurezza. Ecco l'articolo.
Mentre i night club e i grandi alberghi di Tel Aviv si preparano ad accogliere con allegria l'inizio del 2004, è già evidente che per Capodanno le luci resteranno accese tutta la nottata anche nel grande palazzo che domina la centrale via Kaplan: il ministero della Difesa e il suo Centro di emergenza nazionale, chiamati a vegliare sull’incolumità dello Stato ebraico.
Informazioni raccolte dai servizi segreti e centellinate alla stampa indicano il rischio che in concomitanza con l'inizio del nuovo anno Israele sia teatro di un mega-attentato, di natura ancora incerta. Il pericolo, secondo gli ambienti della sicurezza, potrebbe materializzarsi all'improviso in cielo: sotto forma, ad esempio, di un aereo in picchiata verso un centro urbano.
Ma potrebbe anche venire dal mare. Uno degli scenari che allarmano i responsabili dell’intelligence riguarda un possibile sbarco sulla popolosa costa di Israele, fra Tel Aviv e Haifa, di commandos di terroristi. Nei giorni scorsi a Eilat, sul Mar Rosso, si è diffusa la voce - risultata poi infondata - della cattura in extremis di un’imbarcazione araba, carica di esplosivo, che si accingeva a far esplodere il suo carico al terminal dell’oleodotto che consente il trasporto di greggio verso il porto di Ashqelon, sul Mediterraneo.
Ad alimentare la psicosi del mega-attentato è stato del resto lo stesso ministro della Difesa, Shaul Mofaz, che ha giustificato l’«esecuzione mirata» di un comandante militare della Jihad islamica a Gaza con la necessità urgente di sventare una strage di grandi dimensioni che questi avrebbe dovuto compiere.
Se le informazioni dell'intelligence sono attendibili, gli abitanti di Tel Aviv decisi a darsi alla pazza gioia per Capodanno faranno comunque bene a evitare non solo il lungomare ma anche i lussuosi locali di ritrovo delle Torre Azriely: una coppia di grattacieli imponenti che in passato militanti del Fronte popolare di George Habbash e del Fronte di liberazione di Abul Abbas hanno progettato di abbattere con massicce cariche esplosive.
Fonti molto informate precisano che in Iraq alcuni uomini di Abbas sono stati addestrati negli anni passati ad abbattere aerei passeggeri con razzi Strela e ad avvelenare depositi strategici di acqua: uno dei loro obiettivi era stato indicato nel Lago di Tiberiade, in Galilea.
Alla luce di queste e di altre informazioni analoghe che con ricorrenza appaiono sulla stampa di qui, è difficile immaginare che la notte di Capodanno le strade delle città israeliane saranno invase da folle in festa.
Le ultime previsioni indicano che a celebrare la ricorrenza saranno in prevalenza gli abitanti di Tel Aviv e del suo hinterland (che hanno un tenore di vita relativamente alto) nonchè - su scala nazionale - i giovani, abituali frequentatori delle discoteche.
Ma gli scenari di emergenza sono davvero infiniti. Ieri il quotidiano Maariv ha scritto che non si possono escludere attentati chimici o anche batteriologici: per quale ragione un commando terroristico vorrebbe sincronizzarli proprio con il Capodanno, non è dato sapere.
La fine dell'anno e il cambio delle date nei computer ha invece fatto venire in mente la psicosi diffusasi quattro anni fa, quando vi era il timore che l'ingresso dell'anno 2000 disorientasse i sistemi informatici mondiali, provocando magari estesi black-out o disastri aerei.
Israele ha già organizzato da tempo un apparato destinato a difendere il Paese da attacchi cibernetici scatenati da una potenza ostile. Si tratta dell’Autorità per la protezione delle informazioni nello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno. Sono queste decine di esperti che devono respingere assalti via computer alla società elettrica, alle raffinerie del porto di Haifa, al sistema bancario, alle installazioni di sicurezza e al sistema dei trasporti.
Per nulla intimoriti da questi scenari apocalittici, a Tel Aviv i locali alla moda erano ieri impegnati negli ultimi ritocchi in vista delle feste di San Silvestro. «Beitan 31» assicura buona musica e fiumi di champagne. «Lilienblum 25» rischia di essere strapieno, in quanto offre diverse piste da ballo specializzate in musica rock, rock-israeliana, metal, new-metal e alternativa. Al «Dome» - un grande locale in gran voga fra i giovani di Tel Aviv - il 2003 sarà salutato con «alcol-party».
Ma l’ansietà diffusa a ritmo martellante dai mezzi di comunicazione di massa rischia di manifestarsi in modo inaspettato. Non è dunque escluso che a mezzanotte in punto all'improvviso schioppettio dei tappi delle bottiglie di spumante gli avventori più fragili di nervi diano in escandescenze e cerchino disperatamente riparo sotto ai tavoli.
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