Testata: La Nuova Ecologia Data: 22 dicembre 2003 Pagina: 1 Autore: Maurizio Pagliasotti Titolo: «Il reportage quotidiano dal Medioriente»
"Palestina chiusa" è l'ultimo articolo di Maurizio Pagliasotti uscito sulla rivista de La Nuova Ecologia del mese di dicembre. Ci auguriamo che con il nuovo presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, la prossima uscita della rivista non sia più intrisa di faziosità e falsità come è successo finora. Gerusalemme, la parte antica Ci sono i festeggiamenti dello Yom Kippur, il giorno dell´espiazione, il più sacro per gli ebrei. Il timore per nuovi attacchi suicidi ha provocato la chiusura di tutti i check point nei territori occupati, oltre che il coprifuoco nei posti più caldi.
Lunedì mattina, ore 9. Damascus Gate, il luogo più vitale di Gerusalemme est appare stranamente silenzioso. Il delirio di strombazzamenti, urla di facchini e venditori ambulanti, bambini e tassisti inizia intorno alle sette per raggiungere l´apice alle nove. A quest´ora la quiete è vietata. E invece Arafat questa mattina il piazzale dei "service", i taxi collettivi per i palestinesi, è deserto. Scendo a comprare il pane. Nessuno per strada, pochissimi venditori di frutta, negozi chiusi. Chiedo al gestore dell´albergo cosa stia succedendo. «West Bank is closed»: la Palestina è chiusa, ci sono i festeggiamenti dello Yom Kippur, il giorno dell´espiazione, il più sacro per gli ebrei. Il timore per nuovi attacchi suicidi ha causato la chiusura di tutti i check point nei territori occupati, oltre che al coprifuoco nei posti più caldi. Più che festeggiamenti, sono celebrazioni. Di Kippur non si festeggia nulla. Dal che si deduce quale conoscenza ha del mondo ebraico e di Israele uno che si pretende "esperto". Il brulicare di persone che quotidianamente a Gerusalemme sono indaffarate nei mestieri più disparati è composto da gente che arriva da fuori città, ovvero dai Territori occupati.
Territori contesi o amministrati... Trovando il check point chiuso queste persone sono tornate indietro, a casa. Oggi niente lavoro, niente scuola, nessuna visita ai parenti, nessun ospedale.
Strano che per trovare un lavoro, una scuola, un ospedale debbano venire in Israele, no?
Come gli ebrei, dunque, ma per loro è una festa, mentre per i palestinesi è un´imposizione.
Il Kippur non è una festa nel senso che si dà a questa parola nel mondo occidentale
La giornata scorre lenta, pervasa da un caldo infernale e senza che nulla accada, ciondolandosi da un luogo all´altro della città deserta, guardando le news italiane che descrivono una situazione che qua non esiste, ovvero di timori per la persona di Arafat fra la popolazione palestinese.
Nell´ordine. Arafat è odiatissimo da buona parte dei palestinesi che lo considerano un ladro e un collaborazionista di Israele. La sua deposizione significherebbe semaforo verde per Hamas, organizzazione idolatrata. Secondo: oggi nessuno tra i palestinesi si cura di questioni politiche. Oggi tutti desiderano solamente che arrivi domani, che il check point riapra e si possa tornare alla solita, pessima, vita. Pessima, ma a quanto pare di gran lunga migliore rispetto a quella sotto l'ANP
Arriva finalmente il tramonto e Gerusalemme est sembra resuscitare. Tutti si catapultano nei luoghi che non hanno potuto raggiungere durante il giorno e incominciano i loro affari. Il venditore di tappeti, il tassista che incomincia a urlare senza sosta «Tel Aviv, Tel Aviv!», e tutto il restante circo palestinese. Arriva un´italiana, Elisa, da Nablus. Il suo viaggio è durato la bellezza di sei ore di cui quattro di attesa per il taxi fuori dal check point.
Il tassista l´ha accompagnata fino al punto di controllo, superato il quale si è trovata solitaria ad aspettare che arrivasse qualcuno. Ha aspettato fino al tramonto, quando anche i palestinesi hanno potuto uscire dalla gabbie. "gabbie"?? Elisa, un'occidentale che prima o poi torna a casa ha vissuto un pezzo di vita da palestinese bloccato. Ha sperimentato anche lei le operazioni che gli israeliani dicono di mettere in atto per la loro sicurezza, ma che sembrano giganteschi passi verso l´esatto opposto: verso la frustrazione e l'umiliazione dei palestinesi. Che covano, tutti, un enorme desiderio di vendetta. E quindi secondo Pagliasotti Israele dovrebbe far entrare tutti i palestinesi, senza nessun controllo, quando vogliono loro per fare quel che pare a loro. Se Pagliasotti si fosse trovato vicino ad un palestinese con la cintura esplosiva addosso cambierebbe sicuramente idea... Il nostro non capisce che con la chiusura dei territori Israele protegge non solo la vita degli israeliani, ma anche quella dei palestinesi (che lui sembra difendere così tanto) impedendo loro di farsi saltare in aria in mezzo a gente innocente. Altro che frustrazione. Questa e' provata dagli israeliani che tentano da piu' di 50 anni di trovare un interlocutore disposto a dialogare piuttosto che proclamare la "guerra santa contro i sionisti"! Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de La Nuova Ecologia. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.