Testata: La Repubblica Data: 20 dicembre 2003 Pagina: 19 Autore: Daniele Mastrogiacomo Titolo: «Sharon. gli USA ci ripensano»
Su LIBERO (20-12-03) Dimitri Buffa ci informa che uno dei 13 palestinesi-terroristi della basilica della Natività ( quelli accolti dai governi europei dopo l'occupazione-evaquazione della basilica)è stato arrestato in Belgio per aver assaltato diversi uffici postali. La notizia non compare su nessun altro giornale. Ricrdate quando arrivarono in Europa con indice e medio alzato, con la fama degli eroi perseguitati ? La notizia di oggi riguarda i rapporti Israele-USA. Dopo sole 24 ore dall'intervento di Sharon l'atteggiamento americano è cambiato. Ne dà una buona cronaca Daniele Mastrogiacomo su Repubblica, che pubblichiamo. (a cura della redazione) GERUSALEMME - Come spesso accade per i temi del Medio Oriente, alla fine il discorso di Ariel Sharon raccoglie più consensi all´estero che in casa. Ma è da Washington che arriva la svolta più sorprendente. Dopo aver bocciato senza appello il piano di disimpegno unilaterale illustrato dal premier nel convegno di Herzliya, la Casa Bianca sfuma i toni critici e finisce per accogliere a braccia aperte il progetto. «Siamo molto soddisfatti dal discorso», rettifica lo stesso portavoce Scott McClellan. «Il primo ministro ha sottolineato un aspetto che ci conforta. Ha ribadito e riaffermato il suo sostegno alla Road map e gli impegni assunti al vertice di Aqaba». Eppure solo 24 ore prima, sempre McClellan aveva ribadito la posizione ufficiale di Bush e di Condoleeza Rice: «Gli Stati Uniti ritengono che un accordo debba essere negoziato e ci opponiamo ad ogni sforzo, ogni sforzo israeliano per imporre un accordo». Per conciliare due valutazioni così diverse, il portavoce ha insistito sul valore politico di alcuni passaggi del discorso di Sharon. «Noi lavoriamo con le parti per procedere sulla base della Road map», ha spiegato ancora McClellan, «noi vogliamo vedere questi progressi e continueremo ad impegnarci attivamente con le parti perché questo avvenga». Mezza giornata di riflessione, con gli occhi e le orecchie puntati sul Medio Oriente hanno suggerito allo staff della Casa Bianca di lasciare una porta aperta. La chiusura della sera prima aveva provocato risentite reazioni nel governo israeliano. Il quale - faceva notare - correva il rischio di trovarsi isolato, viste le durissime proteste raccolte in casa. Tra la folta comunità dei coloni che su Sharon hanno sempre contato, formando la sua base elettorale che per ben due volte lo aveva portato al vertice del Likud e alla guida del governo di destra. Il premier, secondo la tv israeliana, rischia le elezioni anticipate nei prossimi 6-9 mesi se le componenti di estrema destra del suo governo decideranno di opporsi al suo «piano di disimpegno unilaterale». L´Anp non crede allo smantellamento degli insediamenti e giudica gli impegni del premier come «briciole» di concessioni che non spostano di una virgola la realtà. Il Muro sarà costruito e con maggiore e velocità. Gli avamposti illegali a rischio sono nuclei di roulotte e prefabbricati abitati da meno di sessanta famiglie. Quelli che modificheranno e di molto i confini già tracciati sulle mappe del ministero della Difesa e contestati dall´Onu, resteranno in piedi e saranno inglobati nel futuro territorio israeliano. Critiche anche da parte di Pace adesso e dai laburisti di Peres che definisce il piano «parole in libertà». Ma aver incassato il plauso Usa cancella ogni resistenza interna. E´ già pronta la squadra che metterà in pratica il piano. Sarà guidata dal generale Giora Eiland. A gennaio, poi, Sharon si recherà a Washington e lì spiegherà a Bush e alla Rice perché il suo piano è l´unico che può salvare la Road map.
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