Un cumulo di falsità E poi qualcuno si chiede come mai la disinformazione....
Testata: La Nuova Ecologia Data: 16 dicembre 2003 Pagina: 57 Autore: Maurizio Pagliasotti Titolo: «Reportage: La nostra corrispondenza quotidiana dal Medioriente»
Ancora un altro articolo di Maurizio Pagliasotti, pubblicato sulla rivista de La Nuova Ecologia del mese di dicembre. Il titolo dell'articolo in questione è: "Nessuna sicurezza".
L´attacco kamikaze portato da una giovane ragazza ventenne e rivendicato dall´organizzazione terroristica Hamas ha rigettato la società israeliana nel terrore e nel panico. Era molto tempo che Israele non subiva un così elevato numero di perdite e la relativa calma che aleggiava negli ultimi giorni è definitivamente crollata. La sensazione di pericolo continuo è tornata e la sua manifestazione è data da comportamenti che gli israeliani speravano di aver rimosso, anche solo per un breve periodo. Le strade sono tornate deserte, i luoghi commerciali e turistici appaiono vuoti. In compenso sono aumentati i soldati e le guardie armate, soprattutto quelle private, che pattugliano ogni angolo della città. L´attentato di Haifa dimostra chiaramente la debolezza e l´inefficacia del controllo militare e della dura repressione che vige nei territori occupati. Sembra proprio che Pagliasotti goda... Verrebbe da parafrasare: "un attentato non vuol dire primavera" (per i terroristi). Il nostro non parla infatti di quanti ne vengono sventati ogni giorno, grazie proprio a tutte quelle misure di sicurezza.
Le cellule kamikaze non solo sono in grado di superare tutti gli ostacoli che l´esercito e la polizia pongono lungo le strade, check point e posti di blocco a sorpresa, ma riescono ad infiltrarsi anche all´interno dei locali dove ogni singola persona viene perquisita con il metal detector. Questo significa che tutti i cittadini israeliani non possono essere sicuri da nessuna parte nel loro paese.
La giovane età dell´attentatrice esemplifica una situazione di disperazione in cui versa la giovane società palestinese. Oppressa dall´occupazione è frustrata dall´impossibilità di poter reagire, tranne che nel mondo degli attentati kamikaze. La giovane età la dice lunga su quanto siano efficaci i lavaggi del cervello della propaganda arafattiana finanziata anche con i nostri soldi di cittadini europei. Se la società palestinese riversa in quelle gravi condizioni lo deve solo al suo "grande capo", il padre del terrorismo moderno. Se volessero veramente i palestinesi potrebbero reagire in maniera molto più costruttiva, soprattutto per loro Dire infatti che tra Palestina ed Israele vi sia un conflitto è fuorviante. Trattasi di occupazione e la differenza di armamenti che divide le due parti appare tanto marcata quanto ridicola. Gli stessi operatori del pronto soccorso di Jenin, città caldissima in questo periodo, confermano che arrivano rari feriti da arma da fuoco. Classico pregiudizio del palestinese povero e dell'israeliano forte e ricco. Infatti, la resistenza che più preoccupa gli ufficiali israeliani è proprio l´intifada, ovvero la guerra delle pietre dei ragazzini che a nugoli si avventano contro le camionette blindate o i carri armati. Già già! Mai sentito parlare della nave Karin A? E poi i mortai, le bombe, i missili, la propaganda, ecc.ecc.? I kalashnikov che i palestinesi amano sfoggiare durante le proteste, talvolta palesemente di plastica e quindi giocattolo, sono risibili di fronte ai giganteschi carri armati israeliani, che si fermano davanti ai ragazzi che tirano pietre ma che sparano se hanno davanti un "resistente" che imbraccia un fucile.
Infatti anche le persone uccise perche' avevano sbagliato strada e per queste prese di mira, uccise, linciate, massacrate sono risibili, vero Pagliasotti? Cosa dovrebbero fare i soldati israeliani davanti ad un fucile? Farsi ammazzare?
Da qui la smania, diffusissima, di diventare un uomo bomba, di "andare a Tel Aviv" come si dice quaggiù. Tutti i ragazzi palestinesi che abitano nei territori occupati lo hanno pensato almeno una volta.
Certo, perché i libri di testo palestinesi invece, insegnano l'amore per il prossimo, anche per chi e' brutto e cattivo come lo sono i soldati israeliani; ma soprattutto insegnano la non-violenza
Purtroppo, chi ha il timone di comando di questa storia, ovvero lo stato d´Israele ha deciso da molto tempo che la prevenzione del terrorismo passa attraverso la repressione. Bene, sig. Pagliasotti, lei che è così esperto, ci dica invece cosa dovrebbe fare lo Stato di Israele, che non tiene proprio per niente il timone di comando, visto come vanno le cose in Europa, in M.O, all'ONU...
E di questa teoria ne è convinta anche buona parte della popolazione israeliana, cieca di fronte all´evidenza della pericolosità di tale politica. È incredibile notare come entrambe le parti ricordino gli anni della speranza tra il 1993 ed 1995. Lo stato palestinese sembrava avvicinarsi, libero e dignitoso, la pace e la sicurezza aumentavano in Israele.
Memoria piuttosto corta: gli attentati sugli autobus di Gerusalemme e Tel Aviv, nei mercati di frutta e verdura, nei bar propri di quel periodo, dove li mettiamo?
Tutto passato, tutto da buttare, ora si parla nuovamente di "palestinesi da mandare tutti in Giordania" esponenete del governo israeliano ed "entità sionista" Hamas.
Naturalmente aggressori e aggrediti sullo stesso piano. Che strano che Pagliasotti non si sia accorto che Hamas non ha mai abbandonato quell'epiteto. E quel che è peggio nemmeno Arafat e la sua cricca, non nasconde la sua volontà di cancellare lo Stato di Israele. Non c'è peggior cieco di chi non voglia vedere... Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de La Nuova Ecologia. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.