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Il Foglio Rassegna Stampa
16.12.2003 Terrorismo, non è finita qui
l'esperienza israeliana prospetta, a breve, una forte recrudescenza

Testata: Il Foglio
Data: 16 dicembre 2003
Pagina: 1
Autore: Eli Karmon
Titolo: «Monito agli arabi»
Eli Karmon, esperto israeliano di antiterrorismo, spiega come la cattura di Saddam possa incentivare i fedayn e Al Qaida a compiere attentati clamorosi in nome del deposto dittatore.
Riportiamo l'articolo, questo il titolo: "Monito agli arabi", pubblicato in prima pagina:

Roma. "Il fatto che Saddam Hussein sia stato catturato vivo potrebbe portare a colpi di coda dei suoi uomini e soprattutto ad azioni terroristiche strumentali per liberarlo: tentativi di dirottamento, di rapimento, di ricatto, per chiedere in cambio la vita del rais". Eli Karmon, esperto israeliano dell’International Policy Institute for Counter Terrorism, ricorda quanto accadde quando gli americani presero lo sceicco Omar Abed Rahman, organizzatore del primo attentato alle Torri nel 1993: "Per anni tentarono con ogni mezzo e pressione di riscattarlo. Nelle prossime settimane il pericolo principale sarà questo, soprattutto in Iraq, dove i fedayn di Saddam faranno di tutto per farsi sentire, con kamikaze, con rapimenti, con ogni mezzo; anche nei paesi del Golfo". Un altro fattore da valutare è l’aver trovato l’ex rais iracheno
isolato. "Il dittatore conosceva probabilmente a grandi linee le mosse dei suoi uomini e simbolicamente restava il capo dell’opposizione, tuttavia il luogo e
i modi della sua cattura, avvenuta senza alcuna battaglia, fanno pensare che operativamente Saddam fosse fuori gioco. Non è un caso che, secondo le prime indiscrezioni, sia stato preso per un tradimento, per una spiata in seno alla stessa famiglia". Poi la cattura da vivo. "Quando sarà condotto a processo nel suo paese, Saddam saprà sfruttare al meglio l’occasione per parlare al suo popolo come un leader e non come un prigioniero. Noi israeliani conosciamo bene processi a terroristi finiti per diventare un vero e proprio palcoscenico".
Per l’esperto il rais rimane un ottimista incallito, convinto perfino di poter tornare al potere. "Sarà difficile che si rassegni, anche se la sua cattura significa l’uscita di scena non solo sua, ma dello stesso partito Baath
iracheno". A concorrere per la leadership della guerriglia saranno altre forze. "Bisogna tener d’occhio i sunniti islamisti: è su di loro che punta al Qaida, a loro arrivano i rinforzi dall’Arabia Saudita e dalla Siria. La vera sfida che si apre per l’America sarà quella con gli sciiti del Sud. Finora sono rimasti relativamente in silenzio, ma potrebbero decidere di guidare la lotta all’occupazione. Sono forti, radicalizzati e saldi ormai in tutto il Sud dell’Iraq. Tra loro si sono infiltrati oltre un centinaio di hezbollah libanesi. Con loro è attivo Imad Mugniyah, vecchia conoscenza degli Stati Uniti e godono della cooperazione dell’Iran". Per Karmon la fine di Saddam è un messaggio per molti protagonisti dell’impero del male. A cominciare da Osama
bin Laden. "Proprio in questi giorni sono giunte informazioni d’intelligence secondo cui Mohammed Atta, il pianificatore degli attentati dell’11 settembre, si sarebbe addestrato in Iraq. Così come sappiamo per certo che uomini di al Qaida, che operavano in Afghanistan, sono passati in Iraq". La cattura del rais serve da monito anche ad alcuni leader arabi. "Come il presidente della Siria,
paese dal quale sono giunti non pochi sostegni alla resistenza irachena. Una pressione indiretta che si collega alla politica del Congresso americano e alla legge che prevede sanzioni contro Damasco se non dimostrerà di togliere l’appoggio ai gruppi terroristici".
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