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Libero Rassegna Stampa
15.12.2003 Israeliani e Palestinesi
chi gioisce e chi no per la cattura di Saddam

Testata: Libero
Data: 15 dicembre 2003
Pagina: 5
Autore: Paolo Emilio Russo
Titolo: «Lutto e spari di rabbia tra i palestinesi. Israele brinda a metà: si vendicheranno»
Su Libero di oggi, lunedì 15 dicembre '03, Paolo Emilio Russo racconta le reazioni da parte degli israeliani e dei palestinesi alla cattura di Saddam e dei 42 allarmi bomba registrati nella sola giornata di ieri in tutta Israele.

Ecco l'articolo.

Di là del reticolato che divide Rehovot, la città biblica sede del prestigioso Istituto israeliano Weizmann, dalla striscia di Gazza, risuonano le parole di Saddam. Appena diffusa la notizia dell’arresto dell’ex dittatore, i palestinesi hanno ridato fiato ai loro altoparlanti. Sparsi per i territori controllati dall’Autorità nazionale, diffondevano un vecchio discorso del Rais, uno dei tanti appelli alla guerra santa. Poi musica triste, in segno di lutto. Di qua del reticolato tutta un’altra storia: gli israeliani, poco più di 6 milioni, hanno tirato un sospiro di sollievo. Le immagini tristi del tiranno in gabbia diffuse a reti quasi unificate, segnano l’inizio della fine di un incubo. In meno di mezzora, un terzo della popolazione si è sintonizzato alla radio. Saddam Hussein per gli ebrei non è solo un dittatore sanguinario. È soprattutto l’uomo che, come sottolinea nelle sue frequenze stereo Kol Israel, «negli ultimi 3 anni ha spedito milioni di dollari alla West Bank, compresi 25.000 dollari per le famiglie dei kamikaze e 10.000 dollari per ogni palestinese morto in combattimento contro gli israeliani». È, insomma, il corresponsabile delle continue stragi per le vie di Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa e le altre città. Segni dei "suicide bomber" sono ovunque, non solo nella memoria dei familiari delle vittime. Il delfinario di Tel Aviv, di fronte all’ambasciata italiana, si presenta sventrato esattamente come 2 anni fa, quando un kamikaze portò la morte in un luogo di svago. Nella vecchia cittadina di Jaffa, teatro dell’episodio biblico della balena di Giona, turisti e uomini d’affari preferiscono alla skyline notizie suoi luoghi degli ultimi scoppi.
L’economia israeliana, che perde quasi un punto di Pil all’anno, ieri ha fatto festa. In Borsa è stato un tripudio: «Shahar Bonds sono schizzati del 7% in pochi minuti», sorrideva un guru della finanza. Per Ron Avigdor, della società Excellence, questo botto non è che l’inizio: «La cattura di Saddam Hussein è solo il colpo che ha rotto la barriera psicologica». Il premier Ariel Sharon ha subito chiamato Geroge W. Bush. Il ministro della Difesa, Shaul Mofaz, s’è congratulato col suo omologo Usa Donald Rumsfeld: «Questa cattura prova che i Paesi liberi sono determinati a consegnare alla giustizia i terroristi che seminano distruzione, morte e anarchia». Ma la sbornia è subito finita. Nel pomeriggio, la radio militare israeliana ha comunicato che i «warning of terror attack», gli allarme kamikaze erano stati ben 42 in poche ore tra Gerusalemme e Tel Aviv. Questo nonostante il muro –largamente completato- di protezione. Il livello d’allerta resta alto, il Mossad, il servizio segreto israeliano, s’aspetta ritorsioni a breve. Hamas e Jihad islamica, i d2 gruppi estremistici palestinesi, hanno già annunciato una nuova escalation. Intervistati dalla tv Dpa con la kefia a coprire il capo, i loro rappresentanti hanno esortato il «popolo iracheno e tutti gli oppressi a non arrendersi» e a «resistere fino alla fine dell’occupazione del territorio arabo e musulmano». Le note tristi di una litania araba diffuse lungo la striscia di Gaza sono state intervallate da 17 colpi di mortaio. Quasi tutti sono caduti sul terreno senza produrre danni. Uno, però, ha sfondato la porta della casa di un colono. Nessuna vittima ma, per tutti qui in Israele, un segnale. Tantopiù che da venerdì fino a ieri i colpi sparati al di là del filo spinato che divide i 2 Paesi sono stati 30.
Che qualcosa di terribile sia nell’aria nella "Gaza Strip" lo conferma anche Nafez Azzam. Esponente di spicco della Jihad, ha annunciato ieri «altri dolorosi attacchi». In quale forma gli israeliani lo sanno benissimo. Per il suo collega Adnan Asfour, esponente di Hamas in Cisgiordania, la cattura del Rais non avrà alcun valore simbolico. «I leader simbolici palestinesi sono stati uccisi o catturati –ha spiegato alla radio- ma la loro resistenza all’occupazione non è mai stata colpita e hanno continuato a combattere contro gli israeliani». Yasser Arafat ha lasciato fare. Per il suo stretto collaboratore Mohammed Corani, del partito Fatah, «Saddam era un dittatore ma, d’altra parte, sono stati gli americani occupanti a prenderlo».
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