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La Nuova Ecologia Rassegna Stampa
12.12.2003 Le persone contano meno di un panorama
così la vede il giornale di Legambiente. E' così anche per il nuovo presidente?

Testata: La Nuova Ecologia
Data: 12 dicembre 2003
Pagina: 56
Autore: Maurizio Pagliasotti
Titolo: «Camera con vista»
Sul numero di dicembre della rivista "La Nuova Ecologia", a pagina 56: "Camera con vista" di Maurizio Pagliasotti. Vediamo cosa scrive nell'introduzione all'articolo:
Gerusalemme. Una giornata in casa di Hammed, ad al Qalkilya, accanto al cantiere in cui si sta costruendo il muro che dovrà dividere israeliani e palestinesi. Fra bambini che giocano e scene di vita quotidiana. «Vogliono la terra ma non le persone»

E il milione di arabi palestinesi, cittadini israeliani che abitano in Israele non conta niente?
Ecco il testo.

da al Qalkilya
di Maurizio Pagliasotti

Affacciandosi dalla finestra della casa di Hammed si può ammirare un panorama unico al mondo. A circa 30 metri di distanza si erge imponente il muro che Israele sta costruendo intorno alla Cisgiordania, alto otto metri con torrette di controllo e filo spinato. Su ogni torretta sono presenti dei cecchini.

Gerusalemme
Dall´altra parte, nel settore israeliano, c´è una colonia di ebrei, illegale come tutte le colonie, che deve essere difesa dalle incursioni dei terroristi palestinesi.

Hammed è sposato con Tafi´ah, ha 32 anni e ne dimostra almeno 45, quattro figli che vanno a scuola, una bella casa arredata con gusto tipicamente arabo. Quello che appare strano è la serenità con cui questa famiglia vive questa situazione terribile. Non è infatti un´esperienza piacevole avere davanti a casa un muro alto otto metri e aver perso ettari di terreno distrutti dai bullodozeer durante i lavori di costruzione. Un muro difficile da descrivere perché colossale, sproporzionato, quasi volesse avere un significato ancora più sinistro di quanto già non abbia. Le autorità israeliane che vogliono quest´opera dicono che serva a prevenire attentati contro gli ebrei, ad evitare infiltrazioni di terroristi nelle colonie oppure a Gerusalemme. Eppure è chiaro che la costruzione di un muro divisorio, con l´implicito significato di apartheid che porta, infiamma ancora più gli animi.
Un muro sproporzionato? Rispetto a cosa? Rispetto alle migliaia di morti causati da 3 anni di "Intifada"? "Un muro sinistro, colossale, uno scenario unico al mondo...?" Ma se sono 9 kilometri ! Vien da chiedersi se il sig. Pagliasotti sia mai stato a Roma, più precisamente dalle parti del Vaticano (per non parlare della Cina, di Cipro, di Belfast...).
La prevenzione degli attentati e la minore infiltrazione di terroristi sono un dato di fatto evidentissimo, non semplici parole al vento...

L´esempio di al Qalkilya poi è esemplare della situazione israelo-palestinese. Questa città di circa 45.000 persone è completamente chiusa dal muro che la cinge in ogni punto. Per uscire l´unica via è passare il difficile check point, dove soldati spianano il fucile in maniera disinvolta. Il risultato? Seicento persone scappate dalla città, decine di morti ammazzati, kamikaze che crescono come funghi. Altro che aumento della sicurezza.
Non è che le 600 persone sono scappate per non stare sotto il giogo dell'ANP? Da quando Arafat è da quelle parti, per esempio la popolazione cristiana è notevolmente diminuita e molti, anche se sottovoce, per evitare la pena di morte che il terrorismo palestinese riserva ai "collaborazionisti", dicono di preferire Israele all'ANP.
I terroristi suicidi crescono come funghi grazie ai programmi e ai libri scolastici finanziati dalla UE con i nostri soldi di contribuenti.

Il muro, corre per centinaia di chilometri in territorio palestinese. Centinaia di migliaia di ettari di terreno agricolo, ma anche civile, distrutti dai bulldozer che creano uno spazio di 30 metri che permette su entrambi i lati il transito delle jeep dell´esercito. Uliveti, frutteti, orti, devastati per fare posto ad un´opera indifendibile, anche dagli stessi soldati che si incontrano ai punti di controllo e vogliono sapere il motivo della visita a Qalkilya. Un impatto ambientale mostruoso, inferiore come gravità solo a quello sociale. Grigio e triste come solo un muro di cemento può essere, talvolta colorato dai murales che i palestinesi disegnano nei punti dove dalle torrette non c´è visibilità. Numerose anche le scritte, tutte in nero, rosso e verde, i colori della bandiera palesinese, alcune anche in italiano.

Intanto i bambini giocano sotto il muro, corrono sulle loro biciclette, ridono e scherzano. I giornalisti, pochissimi nonostante l´enormità della cosa, gareggiano per fotografarli in un momento che appare grottesco. Hammed ci gela con due frasi che fanno capire molte cose sulle paure e le speranze dei palestinesi. La prima: «Vogliono la terra ma non vogliono le persone» riferita agli israeliani e mentre la pronuncia basta alzare gli occhi a guardare fuori dalla finestra per capire che ha ragione. La seconda: «Non mi interessa nulla di Arafat, Sharon e e Bush. Io vorrei solo lavorare in pace e dare un futuro decoroso ai miei figli». Per il momento il suo futuro è Qalkilya con un muro alto otto metri come panorama.
E' evidente che il sig. Pagliasotti non è mai stato nemmeno in Israele, altrimenti avrebbe notato qualcuno del milione di arabi che vive una vita da normale cittadino di un Paese libero e democratico.
Se i palestinesi la smettessero col terrorismo e l'Europa col finanziarlo, il futuro di Hammed sarebbe certamente molto diverso.

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