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Il Foglio Rassegna Stampa
12.12.2003 Arafat, forse è finita la pacchia
I donatori applicheranno un controllo diretto sui fondi Anp (così si spera)

Testata: Il Foglio
Data: 12 dicembre 2003
Pagina: 0
Autore: Simonetta Della Seta
Titolo: «Arafat deve fare le riforme, altrimenti non riceverà più gli aiuti internazionali»
Sul Foglio di oggi un'articolo spiega le decisioni dei partecipanti alla conferenza dei donatori della Palestina; sembra che da ora in avanti un'ingente percentuale di questi fondi verrà elargita, attraverso l'istituzione di un fondo fiduciario, sotto il controllo diretto dei donatori. Parallelamente l'entità dei fondi sarà correlata all'attuazione o meno di riforme strutturali all'interno dell'Anp.
(Forse è giunto il momento per la signora Arafat di chiedere il divorzio, visto che lo stipendio del marito subirà una sensibile diminuzione? Cadranno in disperazione i negozi di Faubourg Saint Honoré).

Riportiamo l'articolo: "Arafat deve fare le riforme, altrimenti non riceverà più gli aiuti internazionali"

Roma. Per due giorni una delegazione guidata da alcuni dei migliori uomini dell’Anp – i ministri degli Esteri, Nabil Shaath, delle Finanze, Salam Fayad, dell’Economia nazionale, Maher El Masri, della Pianificazione, Nabil Qassis, e il nuovo capo dell’ufficio del premier Abu Ala, Hassan Abu Libdeh – ha affrontato le analisi, gli scrupoli ma anche i consigli della comunità internazionale dei donatori riunita a Roma per iniziativa della presidenza italiana dell’Ue. Due le sessioni di lavoro: la prima, mercoledì, sugli aiuti esterni necessari al bilancio palestinese e svolta nell’ambito della cosiddetta Ahlc, Ad Hoc Liaison Committee, il comitato che dall’epoca degli accordi di Oslo raccoglie 14 tra organizzazioni e paesi donatori per la Palestina (tra cui Ue, Stati Uniti, Onu, Russia, Giappone, Banca mondiale e Fondo monetario internazionale); la seconda, ieri, sul processo di democratizzazione palestinese e diretta dalla Task Force del Quartetto per le riforme palestinesi.
Un significativo panel: dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, al norvegese
Jan Petersen (co-presidente della Ahlc), dagli inviati del Quartetto – Marc Otte per l’Ue, William Burns per gli Stati Uniti, Alexander Kalugin per la Russia e Terje Roed Larsen per l’Onu – al ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom e al presidente della Banca mondiale James Wolfensohn. E un’atmosfera quasi magica: in cui non solo i due ministri Shalom e Shaath, che
hanno tenuto un’ora e mezza di incontro bilaterale, ma anche i membri delle due delegazioni e i due ambasciatori a Roma, Ehud Gol per Israele e Nemer Hammad
per l’Anp, hanno interloquito con cordialità come non accadeva da tempo.
I palestinesi hanno presentato due rapporti dettagliati: il primo spiega il bilancio per il 2004, ed è puntato su una stabilizzazionedell’economia, il secondo illustra il processo di riforme in atto. Due presentazioni per dimostrare un forte sforzo di trasparenza e spiegare quanto sia cruciale arginare un ulteriore deterioramento della situazione umanitaria economica e sociale nei Territori. Un appello accompagnato dalla disponibilità a cooperare con gli israeliani, ricambiata da una delegazione dello Stato ebraico mostratasi interessata a costruire progetti comuni. I donatori hanno ascoltato le ragioni palestinesi, apprezzato i progressi esposti.
I donatori hanno tuttavia categoricamente condizionato gli stanziamenti a una serie di progressi politici da parte dell’Anp. A partire dal sì dato alla richiesta di appoggio esterno al budget per 650 milioni di dollari per spese correnti. Accogliendo una proposta dalla Banca mondiale è stato stabilito che l’appoggio verrà concesso, ma solo attraverso un fondo fiduciario. Implicando
che i soldi non verranno consegnati direttamente all’Anp, ma saranno vincolati a un meccanismo di monitoraggio e di condizionalità agli sviluppi politici. I donatori insistono: più l’Anp continuerà a mostrare trasparenza, più riceverà aiuto. Lo stesso per le riforme. Per stimolare alcuni cambiamenti sono state fatte anche proposte concrete, come quella dell’Italia che ha offerto all’Anp l’assistenza dell’Arma dei Carabinieri per la creazione di un corpo di polizia
palestinese specializzato nella protezione dei Tribunali e dei Palazzi di Giustizia. E’ stato "un momento di utile scambio" in cui sono stati presi accordi per facilitare l’uscita e l’entrata di beni da e per i Territori via Israele; e si è potuto affrontare l’ostacolo più attuale al dialogo: quello che riguarda la barriera difensiva. Gli israeliani hanno capito che nessun incontro tra i premier Sharon e Abu Ala potrà essere escluso dall’agenda. I palestinesi hanno compreso che bisogna guardare anche oltre il muro.
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