Palestina:inizia la conferenza dei donatori Ma come saranno spesi? E chi verificherà?
Testata: Libero Data: 10 dicembre 2003 Pagina: 11 Autore: Mario Prignano Titolo: «Regalo da 130 milioni per Arafat»
Un resoconto sull'entità degli aiuti europei all'Anp , ovvero Arafat e la sua cricca.
ROMA - L’Autorità nazionale palestinese ha bisogno di soldi: per il 2004 potrebbero bastare un miliardo e 200 milioni di dollari, metà dei quali per far funzionare il governo. Non è uno scherzo. E nemmeno una novità. L’Italia, per dire, dal ’94 al 2001 ha stanziato 226 milioni di dollari, la stragrande maggioranza dei quali a titolo gratuito. E negli ultimi anni non è andata diversamente. Il fatto è che tra i vari organismi internazionali che da anni cercano di favorire il processo di pace in Medio Oriente ce n’è un chiamato appunto "Comitato dei donatori", che ha il compito di raccogliere fondi per sostenere lo sviluppo economico e sociale del Paese di Yasser Arafat . Finora la comunità internazionale ha versato in media un miliardo di dollari l’anno. Ma, un po’ per fare il punto della situazione, un po’ perché tanta generosità non è che abbia sortito chissà quali effetti spettacolari, la presidenza di turno dell’Ue ha chiamato a raccolta tutti i membri del Comitato, che si incontreranno oggi e domani nel palazzone della Farnesina sotto la presidenza di Franco Frattini. Sono attesi ministri palestinesi e israeliani (Silvan Shalom, titolare degli Esteri), rappresentanti di una dozzina di Paesi donatori, gli inviati del Quartetto Ue-Usa-Russia-Onu, e il presidente della Banca Mondiale, James Wolfenson. l Aprendo il summit, Franco Frattini non potrà fare a meno di ricordare che «l’Italia è da sempre un Paese amico della Palestina» e che «in Medio Oriente pace e sviluppo sono inestricabilmente legate, perché l’una dipende dall’altra». Ma al di là delle motivazioni politiche che possono avere indotto il nostro governo a organizzare il vertice (una è sicuramente quella di non mostrarsi troppo sbilanciato a favore di Israele), c’è il dato degli aiuti alla Palestina, che nel caso dell’Italia è davvero considerevole. In apertura del vertice, il ministro palestinese delle Finanze, Salam Fayad, metterà su piatto la richiesta di un miliardo e 200 milioni di dollari per il 2004 (il bilancio del governo ammonta complessivamente a un miliardo e 700 milioni), secondo un piano che prevede, tra l’altro, 650 milioni di dollari per spese correnti, 164 milioni per assistenza umanitaria e sociale, 278 milioni per lo sviluppo di infrastrutture pubbliche, 39 milioni per sostenere le riforme. Con ogni probabilità, l’accoglimento o meno delle richieste palestinesi non sarà deciso in questi giorni: in ogni caso, grazie alla scheda Paese preparata dagli uffici della Farnesina, Frattini potrà testimoniare facilmente come anche negli anni di governo di centro destra la generosità italiana verso i Territori non è mai venuta meno. l La versione più aggiornata della scheda ricorda, a mo’ di premessa, i «consistenti impegni finanziari» assunti dall’Italia nel periodo 1994-98, pari a 124 milioni di dollari a titolo di dono e 60 come «credito d’aiuto». Nel periodo 1998-2001, la cooperazione italiana ha versato nel complesso 42 milioni e mezzo di dollari. Negli ultimi anni, però, la situazione si è ingarbugliata, «per il precipitare della situazione in seguito alla seconda Intifada dell’autunno 2000». Da quel momento, gli stanziamenti italiani si sono trasformati in «interventi di emergenza e umanitari», dove lo sviluppo passava evidentemente in secondo, se non ultimo, piano. Risalgono a questo periodo i 39,6 milioni di euro versati prevalentemente atraverso la Banca Mondiale e una serie di agenzie Onu. Altri interventi sono passati per il tramite di Organizzazioni non governative (7,2 milioni), mentre per l’emergenza alimentare sono stati utilizzati poco più di tre milioni. «Attualmente», si legge nel rapporto, «è in fase di finalizzazione un programma pari a 3,5 milioni di euro che prevede iniziative di supporto alle riforme dell’Anp, in particolare nel settore delle procedure elettorali». Tra le «priorità» individuate dai nostri esperti ci sono la gestione delle risorse idriche ed ambientali, l’istruzione pubblica e la formazione professionale, la sanità, il sostegno all’imprenditoria privata. Gli «interventi a dono attualmente in corso di realizzazione» comprendono 30 milioni destinati al settore sanitario e a quello stradale, mentre classificabili come «crediti d’aiuto» ci sono 25 milioni destinati alle piccole e medie imprese palestinesi, più 33 per la «riabilitazione della linea elettrica». L’ultimo capitolo della scheda della Farnesina, intitolato «prospettive», osserva che «in base alle richieste avanzate dall’Anp vi è la disponibilità a considerare» ancora due interventi: uno riguarda la «riforma sanitaria», l’altro la «riabilitazione infrastrutturale» nel distretto di Betlemme. Se il contributo al processo di pace si misura anche dagli aiuti stanziati alla Palestina, non si può dire che l'Italia non stia facendo la sua parte. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.