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Europa Rassegna Stampa
04.12.2003 Assad dalla parte dei buoni, Sharon e il "muro" dalla parte dei cattivi
così la vede il quotidiano della Margherita

Testata: Europa
Data: 04 dicembre 2003
Pagina: 3
Autore: Filippo Cicognani - Saad Kiwan
Titolo: «Nel Mediterraneo non c'è posto per i muri»
Europa continua a rivelarsi un quotidiano molto sensibile per quanto riguarda la questione mediorientale, ogni giorno in terza pagina c'è qualcosa; beh, che dire, speriamo che oltre a scrivere approfondiscano meglio le proprie fonti. Ad esempio, sulla barriera difensiva -che Europa si ostina a chiamare muro- Cicognani scrive che esiste qualcosa di simile a Gaza e al valico di Rafah e si dilunga a raccontare le sofferenze che la barriera provoca ai palestinesi, alla fine velatamente dice che essa è contro il terrorismo; non si è mai accorto, Cicognani, del fatto che da Gaza dall'inizio dell'intifada non sia penetrato nessun attentatore suicida. Alla fine dell'articolo, riportando il dissenso di Sharon verso Ginevra causato, secondo Cicognani, dalle frange della destra più estrema, scrive "La pace che i più vogliono, è ostaggio del fanatismo e della violenza di pochi", questo è vero, ma la strategia per la pace che vogliono i più è ben lontana dal sogno di Ginevra.

Saad Kiwan sempre a pag. 3 tesse le lodi al giovane Assad, desideroso di pace e di riforme, evidentemente, è ostaggio anch'egli della retorica delle due mani di arafattiana memoria, visto che continua a finanziare e a dare supporto logistico ad Hamas, Jihad ed Hezbollah. La sua conversione è presto spiegata: il Congresso Usa sta per approvare il Syrian Accountability Act, un documento che implica sanzioni economiche contro Damasco.
Europa apre quindi la porta alla tesi che Assad sia il presidente di un normale stato democratico, quando invece la dittatura baathista che regna in Siria da più di 30 anni non ha niente da invidiare all' Iraq di Saddam e che attraverso il finanziamento al terrorismo, si ascrive a pieno titolo al gruppo degli stati canaglia che più minacciano la sicurezza mondiale. Riportiamo alcuni stralci dall'articolo di Saad Kiwan ("Nella sua 'casa di vetro' il giovane Assad schiva le pietre"):

(...) Assad sorprende tutti gli osservatori annunciando, sempre nell’intervista, di essere «pronto a riprendere i negoziati con Israele dal punto in cui si sono fermati» (cioè dall’ultimo vertice fallito tra Assad padre e l’ex presidente Clinton a Ginevra nel marzo ’99). Il presidente aggiunge anche che «l’80 per cento delle questioni erano state già risolte», cioè il ritiro di Israele fino ai confini del ’67. il lago di Tiberiade è stata invece la mina che ha fatto naufragare il vertice all’ultima ora.
Assad denuncia poi l’intransigenza di Israele e lamenta il «disinteresse» statunitense, auspicando «buoni rapporti» con Washington e un suo intervento per rilanciare i negoziati. Infine, il presidente siriano afferma che «gli Stati Uniti sono fondamentali per la stabilità» almeno per quello che riguarda il processo di pace e la situazione in Iraq. Ma non ci può essere pace senza la Siria».

(…) Assad è un giovane presidente pieno di entusiasmo e tanta voglia di cambiare, ma finora si è visto poco o nulla. Una timida apertura, manifestatasi nel primo anno di presidenza facendo fiorire gruppi di pensiero e associazioni della società civile, è finita con un pugno di ferro, sbattendo qualcuno in galera –compresi un paio di deputati.

(…) alle accuse americane Assad ha sempre risposto di essere pronto a collaborare, punto per punto però. Ha chiuso, o almeno così afferma, gli uffici dei gruppi accusati di terrorismo. Ha chiuso i suoi confini con l’Iraq. Ha ricevuto un gruppo di esperti americani guidati proprio dall’ex ambasciatore Usa a Damasco, Edward Djerejian, che ha compiuto un giro nei paesi della regione domandandosi «perché ci odiate?».
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