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Il Foglio Rassegna Stampa
02.12.2003 Tenere gli occhi aperti
al denaro che passa dalla Ue all'ANP !

Testata: Il Foglio
Data: 02 dicembre 2003
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: «Arafat e i doppi fondi»
Il 15 e il 16 di dicembre 2003 si svolgerà a Roma la conferenza dei donatori della Palestina. Il Foglio, come sempre, con un'accurata analisi pone l'accento su una questione fondamentale: a chi vanno a finire i soldi? Una risposta che l'Unione Europea preferisce ignorare...

Roma. Il governo italiano ha annunciato che, "orientativamente", si terrà a Roma il 15 e 16 dicembre la Conferenza dei donatori per la Palestina. Mentre la scorsa primavera 160 deputati europei, radicali italiani in testa, hanno chiesto l’istituzione di una Commissione d’inchiesta per sapere dove siano finiti i 1.500 milioni di euro che l’Unione europea ha donato all’Autorità palestinese dal 1995 al 2002. Nessuna Commissione d’inchiesta, hanno tuonato i vertici europei. In quale altro Parlamento sarebbe potuto accadere qualcosa di simile? In quello palestinese: a fine ottobre il gruppo politico Blocco democratico ha osato richiedere, in seno al Consiglio palestinese, l’istituzione di una Commissione d’inchiesta per capire dove siano finiti quei soldi. Anche qui non risposte. Brutta coincidenza. I rivoli di denaro hanno continuato il loro cammino anche negli ultimi tre anni, nonostante Israele fosse attaccato continuamente da attentati che hanno causato, a oggi, più di 800 vittime e decine di migliaia di feriti. In Europa a nessuno è venuto il dubbio che quanto detto da Yasser Arafat il 6 giugno 2001, in un’intervista a Radio Palestina: "La guerra è un sogno, la pace un incubo" sia uno slogan su cui questi miliardi campano? Il Fondo monetario internazionale, il 15 settembre,
nella sua relazione sui bilanci dell’Anp, nel felicitarsi per i progressi fatti per la "trasparenza" dei conti e la gestione degli aiuti, segnala che c’è un "buco" di 900 milioni di dollari riferito al periodo 1995-2000 su cui non può ficcare il naso perché trattasi di conti segreti. Tali denari sono stati dirottati sotto il controllo di Arafat, qualcuno dice in conti svizzeri. Il budget annuale di Arafat per il 2003 è di 74 milioni di dollari e il Fmi segnala
che da questo bilancio risulta un ammanco di 34 milioni di dollari, trasferiti
dal presidente per pagare "organizzazioni" e "persone" non identificate.
Appare ovvio che parte di questi denari siano quelli provenienti dall’Ue. All’inizio di novembre due autorevoli network televisivi, Bbc e Cbs, hanno presentato documenti di denuncia sull’uso improprio del denaro dell’Anp da parte di Arafat. Queste indagini hanno scoperto la distrazione di almeno 1,3
miliardi di dollari sui conti bancari personali suoi e di sua moglie, nonché l’ordine di pagamento di circa 50 mila dollari a membri dell’organizzazione terroristica Brigate dei Martiri di al-Aqsa, componenti del suo partito Fatah. Per non parlare dell’albergo parigino dove vive la moglie del rais: suite e 19
camere al prezzo di 16 mila dollari al giorno.

Lo studio dell’American Center for Democracy
Il giorno prima della messa in onda dei servizi tv, il premier palestinese Abu Ala e Arafat hanno trovato un accordo. Come compromesso un diktat del rais: non nominare un ministro dell’Interno responsabile degli apparati di sicurezza, ma mantenere il suo controllo su tutte le forze di sicurezza coi relativi budget. Una delle prime decisioni del governo è stata quella di tentare di attuare una nuova "hudna", tregua, con organizzazioni legate ad Hamas e la distribuzione dei
loro fondi congelati. La road map prevede però che il primo ministro abbia il diretto controllo degli apparati di sicurezza. Secondo un importante studio della direttrice dell’American Center for Democracy di New York, Rachel Ehrenfeld, è dimostrato il diretto coinvolgimento di Arafat in atti di terrorismo contro Israele, tant’è che Israele non lo considera più un interlocutore. Le autorità europee sì, perché? Il 17 luglio 2003 il commissario per le Relazioni esterne dell’Ue, Christopher Patten, ha scritto sul Financial Times che "l’Unione europea ha lavorato durante i mesi dell’Intifada macchiati di sangue per tenere viva l’Amministrazione palestinese e per guidare un
processo di riforma al suo interno… e che in breve tempo avrebbero reso i territori palestinesi un vicino migliore e più sicuro per Israele". NelloN studio, Ehrenfeld segnala che quando Patten scriveva queste cose sapeva come i soldi venivano spesi da parte palestinese, le fonti erano quelle ben documentate
dell’intelligence israeliana che aveva già fornito documenti palestinesi comprovanti il mantenimento di terroristi, attentati, armi, impianti per la produzione di bombe nonché i privilegi della leadership di Ramallah. Possibile, prosegue la direttrice dell’American Center for Democracy, che non ci fossero e che non ci siano controlli, rendendo vane le regole valide in tutto il mondo? C’è da augurarsi che parte della Conferenza dei donatori per la Palestina sia
dedicata a come sono stati spesi i vecchi soldi e a come saranno spesi i nuovi.
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