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Il Foglio Rassegna Stampa
27.11.2003 Unione Europea & ONU
E' ora di cambiare

Testata: Il Foglio
Data: 27 novembre 2003
Pagina: 2
Autore: due giornalisti
Titolo: «Il rapporto sull'antisemitismo segretato per altri cinque mesi, perchè?»
Riportiamo l'articolo sull'ultima uscita dell'Onu contro Israele, una risoluzione volta a riconoscere la sofferenza dei bambini israeliani vittime del terrorismo, bocciata ancor prima di essere presentata. Questo il titolo: "Onu, i bimbi israeliani sono meno uguali degli altri".

New York. All’Onu il valore della vita di un bambino palestinese è maggiore di
quello di uno israeliano. Lo rivela il fatto che la risoluzione presentata da Israele a favore dei bambini israeliani potrebbe essere ritirata in quanto gli emendamenti di Bahrein, Egitto, Malesia, Arabia Saudita, Sud Africa, Sudan, Emirati Arabi Uniti e Yemen ne hanno stravolto il senso. Una sconfitta per i diplomatici del Palazzo di vetro: solo sette giorni fa era stata approvata una risoluzione egiziana a favore dei bambini palestinesi, vittime dell’occupazione
israeliana. Questo in barba all’astensione dei paesi dell’Unione europea. La risoluzione israeliana, la prima mai presentata dal ’76, evidenziava come i giovani israeliani soffrissero per i continui attacchi terroristici di Hamas, Jihad Islamico e Martiri di al-Aqsa. Richiedeva che l’Autorità palestinese rispettasse quanto annunciato: lo smantellamento delle organizzazioni terroristiche basate nei Territori e nella striscia di Gaza. Le attività di lobby svolte soprattutto dalla delegazione egiziana hanno portato allo stravolgimento del testo. In più punti è stato chiesto di emendare la parola Israele sostituendola con "paesi della regione mediorientale" e di aggiungere le parole "occupazione e violenza" davanti alla parola terrorismo. "Non c’è da stupirsi se la credibilità dell’Onu è ripetutamente messa in dubbio", spiega al Foglio l’ambasciatore israeliano Dan Gillerman. Alla luce dello scacco diplomatico, in molti si chiedono come possa passare una risoluzione di condanna dell’antisemitismo visto che da giorni la delegazione irlandese cerca di scrivere la bozza di un documento che rischia di non arrivare nemmeno al voto non avendo raccolto consensi sufficienti. Intanto ieri un bambino palestinese di nove anni è stato ucciso per errore da soldati israeliani vicino al campo profughi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Inoltre, il rapporto sull'antisemitismo in Europa commissionato dall'Università di Berlino non è stato ancora pubblicato. Ecco un articolo che ne spiega l'"imbarazzante" motivo. E' a pagina 2, dal titolo: "Il rapporto sull'antisemitismo segretato per altri cinque mesi, perchè?"
Roma. Alla fine, dopo quattro giorni di silenzio, l’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia di Vienna (Eumc), si è fatto vivo con un imbarazzato comunicato stampa, in bella evidenza sul suo sito web. Accusato sul Financial Times dello scorso sabato e poi da varie altre testate, tra cui il Foglio, di aver insabbiato il rapporto sull’antisemitismo in Europa commissionato al Centro di studi sull’antisemitismo della Technische Universität di Berlino, l’Eumc difende la propria "indipendenza" e la "qualità, integrità e credibilità" della sua attività di ricerca, mentre annuncia che la pubblicazione del rapporto scomparso è stata semplicemente rimandata all’inizio del prossimo anno. Uscirà, dicono, entro i primi quattro mesi del 2004. Per voce di uno dei responsabili del management, Bob Purkiss, l’Eumc (che dipende dalla Commissione e dal Parlamento europei) giustifica il più che sospetto rinvio (che ha tutta l’aria di essere una scappatoia dell’ultima ora) con la "qualità insufficiente del lavoro prodotto dal Centro di ricerca sull’antisemitismo di Berlino". Chissà cosa ne pensano, di questa
bocciatura senza appello, i ricercatori dell’importante istituto diretto dal professor Klaus Voigt, studioso di antisemitismo noto in tutto il mondo (è autore, tra l’altro, di un libro sulla memorialistica degli ebrei cheripararono in Italia dalla Germania nazista).
Evidentemente, però, all’Eumc sono proprio incontentabili. Le ricerche per sanare quelle insufficienze, si afferma nel comunicato di ieri, sarebbero ancora in corso. Ma ai più maligni, tra i quali ci annoveriamo, rimane il sospetto che fossero troppo scomode e imbarazzanti le conclusioni del rapporto berlinese, che in centododici pagine spiegava, stando alle indiscrezioni non
smentite del Financial Times, come dietro a una serie di "incidenti antisemiti" avvenuti tra maggio e giugno 2002 ci fossero gruppi islamici e filopalestinesi, e come le mobilitazioni antiisraeliane di gruppi di sinistra e no global non siano immuni da pregiudizi squisitamente antisemiti. Uno dei motivi del rigetto dello studio berlinese sarebbe, a quanto pare, il rifiuto da parte dell’Eumc di considerare le azioni contro Israele come manifestazioni di antisemitismo, e il conseguente dissidio sul significato da dare al termine stesso. Per essere completato, rassicura l’Eumc, il rapporto attende dati provenienti dai quindici paesi dell’Unione: "Attraverso questo studio – proclama Bob Purkiss – è nostra intenzione contribuire in modo determinante al dibattito sull’antisemitismo in Europa, per arrivare a combatterlo efficacemente". E la signora Beate Winkler, direttore dell’Osservatorio, nello stesso comunicato fa sapere di essere preoccupata all’idea che informazioni non accurate e malinterpretate dalla stampa "possano accrescere la sensazione di paura e vulnerabilità nella comunità ebraica". Nessuno, però, spiega come mai, nella relazione di metà anno dell’Eumc, divulgata cinque mesi prima dell’articolo del Finacial Times, si parlasse semplicemente di "non pubblicazione" del rapporto, senza menzionare alcuna proroga. La Commissione europea, dal canto suo, ci ha fatto sapere, attraverso il responsabile dell’ufficio stampa della rappresentanza italiana, Carlo Corazza, che pur dipendendo dalle istituzioni comunitarie, l’Eumc è un’agenzia con un largo margine di autonomia: "Se ha deciso di non pubblicare il rapporto, che non abbiamo neanche noi, avrà le sue ragioni – ci ha detto Corazza – non sindacabili dalla Commissione. E non si può fare nessun paragone con il sondaggio di Eurobarometro che indicava in Israele il primo nemico della pace nel mondo, direttamente chiesto e divulgato dalla Commissione".
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