sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Europa Rassegna Stampa
27.11.2003 Per fortuna che c'è Imma Vitelli
perchè altrimenti Europa vola basso, molto basso

Testata: Europa
Data: 27 novembre 2003
Pagina: 1
Autore: Vitelli - Cicognani - Moro -
Titolo: «alcuni articoli dall'Europa»
In prima pagina viene data la notizia dell'uccisione di un bambino palestinese nella striscia di Gaza; la notizia è però priva di dettagli e, come sempre, lascia capire che Israele è l'unico responsabile.
A pagina 2, Imma Vitelli, come sempre acuta osservatrice della realtà araba, scrive un interessante articolo sulla televisione libanese "al Manar", politicamente legata agli hezbollah, che quotidianamente incita all'antisemitismo e alla jihad. Ecco il testo:

Alle 5 del pomeriggio, l’ora di massimo ascolto durante il Ramadan, milioni di fedeli hanno consumato il pasto che interrompe il sacro digiuno dei musulmani in compagnia di Theodore Herzl e Alfred Dreyfus, tutti intenti a scambiarsi mappe e a ridisegnare un nuovo governo ebraico mondiale.
Lo sceneggiato storico "la Diaspora" è andato in onda su Al Manar, la televisione del partito di Dio, tutti i giorni, per trenta giorni, e dunque anche sabato 15 novembre, il giorno in cui due uomini bomba esplosero davanti a due sinagoghe i Istanbul, facendo strage di innocenti.
Ibrahim Moussawi, il direttore delle news di Al Manar, il braccio televisivo degli Hezbollah libanesi, non vede dove sia il problema. Dice: «Il film è la ricostruzione fedele della storia del sionismo. Ricostruisce il modo in cui Theodore Herzl, Amshel Rothschild e Alfred Dreyfus hanno contribuito alla nascita di Israele. Il nostro è antisionismo, non antisemitismo». E quello di Istanbul, cos’era? «Mah. È troppo presto per dirlo. Certo tutti quei morti.. Magari sono stati gli stessi ebrei per riconquistarsi le simpatie dell’Europa».
Simili teorie del complotto sono diffuse in tutto il mondo arabo. Perché sorprendersi se a ripeterle è il direttore di un canale "arabo e islamico" che non ci stringe la mano quando arriviamo, che ha dipendenti solo velate, che definisce "satanica" la politica estera americana, che una volta ha mostrato un’0immagine della statua della libertà con uno scheletro al posto della faccia e il sangue di altre nazioni che cola sul petto?

I martiri sciiti
Per arrivare agli studi di Al Manar (il faro), si passa davanti ai campi profughi di Sabra e Shatila, nel cuore sciita di Beirut. Ai pali della luce sono appese le gigantografie dei "martiri" libanesi della guerra contro il nemico, che qui è sempre e solo uno: Israele.
Per strada, l’album dei ragazzi bomba si interrompe talvolta per far posto al ritratto dell’ayatollah iraniano Khamenei, ma nella hall c’è posto solo per le foto in formato naturale di tre ragazzi, tutti sotto i trenta, tutti barbuti, tutti morti. «Sono i nostri eroi», spiega Moussawi. «E’ grazie a loro se il nemico sionista è stato costretto a ritirarsi dal sud del Libano dopo 18 anni di guerra santa».
In realtà anche Al Manar, 200 giornalisti, programmazione 24 ore su 24, finanziata in gran parte da iraniani e siriani, ha fatto, e continua a fare, la sua parte. Quando fu fondata, nel ‘923, trasmetteva in esclusiva le immagini registrate dai guerriglieri durante gli attentati contro gli israeliani. I video spesso erano trasmessi dal canale prima che l’esercito israeliano avesse avuto il tempo di avvisare i parenti delle vittime. «L’effetto psicologico fu dirompente: non solo sui soldati, ma anche sull’opinione pubblica israeliana», racconta Hassan Ezzieddine, il capo ufficio stampa di Hezbollah.
Da quando gli israeliani si sono ritirati nel maggio del 2000, Al Manar continua la sua guerra santa, trasmettendo in diretta il dolore dei palestinesi nei Territori Occupati. Non c’è notiziario senza canzoni marziali, immagini di miliziani di Hamas col fucile in mano, processioni di funerali, soldati israeliani con il kalashinkov che maltrattano bambini che tirano pietre. Spesso, si sente la voce del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che elogia «i martiri della seconda Intifada» e promette la distruzione della "entità sionista".
Se Al Jazira è il canale più visto in tutto il mondo arabo, Al Manar lo è in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Ogni giorno migliaia di palestinesi si sintonizzano per farsi ispirare e guidare «dall’unica organizzazione araba che è riuscita a battere gli israeliani».

Per gli Usa sono terroristi e basta
Il messaggio di Al Manar è semplice: «la guerra santa è l’unica strada che porta alla salvezza e l’esperienza della resistenza islamica libanese ne è la prova», per usare le parole dello sceicco Naim Qassem, il numero due del movimento.
È un messaggio che l’intellighenzia del partito non si stanca di ripetere ma che dall’11 settembre è diventato intollerabile alle orecchie degli americani. Sono mesi che il dipartimento di stato chiede al governo libanese di spegnere Al Manar e mettere un catenaccio alla sede degli Hezbollah, considerata "organizzazione terrorista". Pare che il presidente Emile Lahoud abbia scrollato le spalle: «Sono un regolare partito politico con un legittimo braccio militare, senza il quale avremo ancora i sionisti alle porte di Beirut».
E pur tuttavia, molte cose negli ultimi tempi sono cambiate in Medio oriente. Uno degli stati sponsor degli Hezbollah, la Siria, è finita nel mirino dei neoconservatori al potere a Washington. L’invasione dell’Iraq da parte del "Satana" americano ha liberato i fratelli sciiti oppressi da Saddam Hussein. L’Iran, altro stato sponsor dell’organizzazione, ha riconosciuto il governo provvisorio iracheno installato dagli americani. Il grido di battaglia di Nasrallah e compagni ("Jihad!") è diventata la coperta del terrorismo suicida internazionale che s’ispira allo sceicco Osama bin Laden.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Oggi che il nemico da battere è il culto del martirio, l’organizzazione che per prima ha lanciato i suoi combattenti di Dio contro obiettivi americani in Medio oriente (l’ambasciata e la base dei marines a Beirut nel 1983: 300 morti), cerca di prendere le distanze.
Negli studi di Al Manar, Moussawi, il direttore delle news, indica i martiri che sorridono dai muri della hall e spiega che non c’entrano niente con i folli che si fanno esplodere in Iraq, a Istanbul o a Casablanca.
Gli attentati in Iraq per Al Manar sono solo questo: attentati. Altre tv satellite come Al Jazira e Al Arabeya parlano invece di "resistenza". Le stragi di Istanbul, Riad e tutte le altre città colpite dal terrorismo suicida non sono, per il canale degli Hezbollah, operazioni martirio ma barbari massacri di innocenti. «Non sappiamo chi sono e cosa vogliono. Chi è il loro nemico? Quali sono i loro obiettivi? L’Islam dice che uccidere innocenti è peccato».
Chiediamo: non sono innocenti anche i civili israeliani massacrati dai kamikaze palestinesi? «Per niente. Le operazioni martirio in Palestina sono legittime. È l’unico che abbiamo per sradicare i sionisti, inshallah».
Sempre sulla stessa pagina, Filippo Cicognani, non perde l'abitudine di attaccare Israele. Riportando la fatwa del gran Muftì di Gerusalemme contro chi collabora alla costruzione del "muro", non perde l'occasione di criticare il medesimo e Sharon.Non lo riproduciamo, ma sottolineiamo che di fronte ad una fatwa Cicognani sempre più attratto dal "cattivo" Sharon.

A pag. 4, Domenico Moro, con il suo "Il Medio Oriente ha bisogno dell'Unione" porta in auge il piano di Ginevra, da lui considerato l'alternativa politica che l'Europa dovrebbe sostenere in contapposizione alla strategia americana. Due considerazioni: con quale credibilità l'Europa può pensare di giocare un ruolo nella pace fintanto che è così sbilanciata a favore dei palestinesi? Come potrebbe il piano di Ginevra, espressione oggi di una minoranza all'interno di Israele, sostituire la Road map che non soltanto è sostenuta dal governo israeliano ma è anche un prodotto ONU-USA-UE-Russia ?
Pur di non criticare la UE il quotidiano rutelliano sposerebbe qualunque tesi.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Europa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



lettere@europaquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT