Dove sono finiti i soldi destinati all'ANP? Internazionale fa finta di non sapere nulla
Testata: Internazionale Data: 24 novembre 2003 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Estratti da Internazionale del 21-11-03»
A pag.11, riguardo gli attentati di Istanbul alle due sinagoghe di sabato 15 novembre, è pubblicato un editoriale di Liberation, dal titolo: "Ebrei nel mirino"
Nel 2003 si può essere uccisi solo perchè si è ebrei. Si può morire così in tutto il Mediterraneo, da Istanbul a Djerba, a Casablanca. Che ci sia Al-Qaeda negli utlimi attentati terroristici è inevitabile, poichè Osama Bin Laden ha fatto appello all'uccisione degli ebrei di tutto il mondo. Così non ha fatto altro che radicalizzare un terrorismo antisemita più antico e le cui radici sociali hanno avuto origini diverse, dal terzomondismo rivoluzionario dei groppuscoli palestinesi degli anni settanta al clericalismo islamico di matrice iraniana. Le giustificazioni cambiano, ma le vittime rimangono: sono ebrei che avevano l'unico torto di essere ebrei. Voler -spiegare senza giustificare- questi crimini con il problema palestinese è un errore di analisi oltre che una colpa morale. E' un errore perchè sono il frutto di una volontà di annientamento e di un delirio apocalittico che usa i palestinesi come pretesto e la cui vera motivazione deve essere cercata all'interno delle stesse società islamiche. E' una colpa perchè così si rischia di fare delle vittime i responsabili indiretti della loro morte. In ogni caso l'attentato di Istanbul impedisce di minimizzare la gravità dell'incendio di una scuola ebraica parigina, con il pretesto che non è possibile paragonare semplici danni materiali con una strage di innocenti. L'elenco delle aggressioni subite negli utlimi anni dalle istituzioni ebraiche in Francia è troppo lungo per non vedervi dietro un freddo disegno criminale. Le motivazioni sono probabilmente le stesse a Parigi come a Istanbul. La risposta dello stato deve quindi essere implacabile. Liberation è un quotidiano di estrema sinistra francese, ma il più delle volte obiettivo e serio, al contrario dei quotidiani nostrani di sinistra. Benissimo ha fatto Giovanni De Mauro a pubblicare questo editoriale.
IN PRIMO PIANO: Istanbul, attentati alle sinagoghe: 25 morti
Il 15 novembre due autobombe sono esplose davanti alle sinagoghe di Beth Israel, nello storico quartiere di Beyoglu, e di Neve Shalom, nel quartiere Sisli, a Istanbul, durante l'ora della preghiera di shabbath. Venticinque persone, compresi i due kamikaze che guidavano le auto cariche di esplosivo, sono rimaste uccise e oltre 300 ferite, alcune gravemente. Le esplosioni hanno danneggiato circa 110 edifici della zona. Gli attentati sono stati rivendicati da al Qaeda con dei messaggi inviati ad alcuni quotidiani arabi con sede a Londra. L'inchiesta turca sugli attentati è in corso: la polizia ha dichiarato di aver identificato i due autori degli attacchi. Sono cittadini turchi, entrambi di Bingol, nell'est della Turchia. Una delle piste seguite dalle autorità è quella che porta a organizzazioni islamiche turche che avrebbero legami con al Qaeda. Una di queste è il Fronte islamico dei combattenti del Grande Oriente, un gruppo fondamentalista musulmano che vuole la proclamazione di uno stato islamico in Turchia. A completamento della cronaca, a pag. 38 sono pubblicati 3 articoli tratti dal quotidiano svizzero Le Temps, e dai due turchi, Posta e Vatan.
Dalla cronaca da Gerusalemme, a pag. 21
Politica
Prove di cessate il fuoco in Medio Oriente Il 18 novembre, durante la visita del premier israeliano Ariel Sharon in Italia, un responsabile del governo di Israele, che ha richiesto l'anonimato, ha dichiarato: "Gli israeliani non intraprenderanno nuove offensive se i palestinesi riusciranno a bloccare tutti gli attentati suicidi e le violenze". La tregua temporanea, ha ribadito il politico israeliano, non può essere considerata una soluzione al conflitto arabo-israeliano ma "se la calma verrà imposta da parte palestinese, Israele darà prova di moderazione". Sempre durante la visita di Sharon, un membro della delegazione israeliana ha definito Abu Ala un primo ministro palestinese dalla personalità forte, capace di tener testa a Yasser Arafat. È possibile nei prossimi giorni un incontro tra Abu Ala e Sharon.
Cronaca
Cecchino giordano Un autista giordano ha aperto il fuoco contro un gruppo di turisti alla frontiera di Arava, vicino a Eilat, tra Giordania e Israele. Un sudamericano è morto e altre cinque persone sono rimaste ferite. L'esercito israeliano ha subito ucciso il cecchino. Più che cecchino, terrorista. Le Brigate dei martiri di al Aqsa, un gruppo armato palestinese vicino ad al Fatah, hanno respinto ogni proposta di tregua negli attentati contro obiettivi israeliani. Il comunicato è stato diffuso poco prima dell'arrivo del premier palestinese Abu Ala a Gaza, dove dovrà discutere con le diverse fazioni palestinesi un cessate il fuoco con Israele. Le Brigate dei martiri di al Aqsa hanno anche rivendicato un attentato contro l'esercito israeliano a un posto di blocco a sud di Gerusalemme, nella regione di Betlemme, avvenuto il 18 novembre. Nell'attacco hanno perso la vita due soldati israeliani. L'attentato era stato rivendicato anche dal Fronte popolare di liberazione della Palestina, con un comunicato diffuso a Beirut, in Libano. Le Brigate dei martiri di al Aqsa avevano aderito alla tregua unilaterale proclamata in giugno da tutti i gruppi radicali palestinesi. Il cessate il fuoco era fallito sette settimane più tardi. Sempre meglio specificare che Al-Fatah è il partito di Arafat, per cui le Brigate dei martiri di Al-Aqsa, terroristi suicidi, fanno rifermento anche al raìs.
Inoltre Internazionale, oltre a scrivere che il cessate il fuoco era fallito sette settimane più tardi, avrebbe anche dovuto spiegarne il motivo, ovvero per il devastante attentato, compiuto da Hamas, ad agosto, su un autobus a Gerusalemme, che ha provocato una ventina di morti e decine di feriti. L'Autorità Nazionale Palestinese ha sbloccato i conti di alcune organizzazioni umanitarie legate ad Hamas. I conti erano stati congelati ad agosto, dopo che gli Stati Uniti avevano classificato questi gruppi come organizzazioni terroristiche. Questi gruppi affermano invece di offrire assistenza umanitaria a migliaia di famiglie palestinesi nella Striscia di Gaza. La decisione dell'Anp è un gesto distensivo nei confronti di Hamas in vista di nuovi possibili negoziati con i gruppi armati palestinesi. E tutto finì a tarallucci e vino tra la nota organizzazione umanitaria Hamas e quel benefattore di Arafat. Tutto bello se non fosse tragico; se non fosse che Hamas è una delle organizzazioni terroristiche, nel mondo, più feroci e pericolose; se non fosse che Arafat, come testimoniano gli stessi palestinesi e vari esponenti del Fondo Monetario Internazionale, si sarebbe intascato decine di milioni di dollari provenienti dall'Unione europea. Visto che Internazionale non lo scrive, lo facciamo noi. Invitiamo i nostri lettori di Informazione Corretta a scrivere il loro parere alla redazione di Internazionale. Cliccando sul link sottostante si aprirà un'e-mail già pronta per essere compilata e spedita.