Una nuova iniziativa economica Italia-Israele una analisi dei rapporti economici
Testata: Il Foglio Data: 20 novembre 2003 Pagina: 2 Autore: un giornalista Titolo: «Roma-Gerusalemme»
Riportiamo l'articolo sulla nuova intesa economica fra Italia e Israele, pubblicato sul Foglio giovedì 20 novembre 2003 a pagina 2. Roma. La visita in Italia del premier israeliano Ariel Sharon non conferma solo l’ottima intesa politica col governo italiano, vuole anche avviare una svolta nei rapporti economici tra Italia e Israele. La conferma viene anche dal dossier che la Farnesina ha preparato per l’arrivo di Sharon. Il documento degli Esteri fa riferimento al successo di un recente seminario riservato avvenuto tra le due parti per "mettere a fuoco" le aree di rispettivo interesse. In quell’appuntamento sono state poste le basi per un programma di joint venture che prevede anche la nascita di nuove società a partecipazione mista italo-israeliana. L’intesa verrà ufficializzata a Gerusalemme dal 14 al 16 dicembre con la firma degli accordi. La delegazione italiana sarà composta dal viceministro alle Attività produttive Adolfo Urso con delega al Commercio estero, da Confindustria (sicura la presenza del direttore generale, Stefano Parisi, probabile quella del presidente Antonio D’Amato) e da big come l’amministratore delegato dell’Enel Paolo Scaroni, e il numero uno di Unicredit Alessandro Profumo. Gli incontri si terranno a Tel Aviv, Gerusalemme e Ramallah. E’ un appuntamento cui hanno lavorato molto gli uomini di An nel governo, visto che segue a ruota la visita di Gianfranco Fini in Israele, il 23 novembre, visita che corona anni di sforzi del presidente di An per il definitivo accreditamento all’estero. Urso, dal canto suo, si consolida "ambasciatore" di An nel mondo economico, e fa un pensierino a diventare ministro. Sono ben 70 le aziende italiane coinvolte nel progetto che sono sostenute dalla Simest, la società pubblica per la promozione all’estero delle imprese che per statuto può partecipare fino al 25 per cento del capitale di una società. Una percentuale che, grazie a una recente modifica legislativa, è incrementabile al 49 per cento se gli investimenti sono realizzati in Stati stranieri che si affacciano nel Mediterraneo. Sono 46 invece le aziende israeliane candidate a dar vita con quelle italiane a joint venture che spazieranno dalle telecomunicazioni alle biotecnologie, dalla sicurezza al trattamento delle acque. In prima fila per l’Italia: Telecom Italia, Tim, Necchi (elettrodomestici), Menarini (biomedicale), Alenia Spazio (satelliti), Finmeccanica (difesa), Telespazio(telematica) e Unicredito. Potrebbe essere della partita anche l’Acea, nel campo delle infrastrutture idriche, ma i contatti che erano in corso devono ancora essere confermati dai nuovi vertici dell’ex municipalizzata romana. Di spicco anche i nomi delle imprese israeliane coinvolti nelle intese. Si va da Radware e Onsenet nel campo del software e delle telecomunicazioni, a Polyheal e Mdg per la farmaceutica, fino ad Athena e Mipha che operano nel settore della sicurezza. Gli accordi di metà dicembre rappresentano una svolta nel rafforzamento dei rapporti economici e politici tra Israele e Italia. "Riconosciamo con soddisfazione l’eccellente stato dei rapporti politici bilaterali – si legge nel dossier della Farnesina – e gli ottimi rapporti economici, testimoniati dal volume dell’interscambio commerciale e dalla presenza imprenditoriale italiana che va progressivamente irrobustendosi, nonostante la crisi economica israeliana". Il documento rivela anche scenari inediti. Si sottolinea infatti che "il governo israeliano ha deciso di esplorare possibili campi di cooperazione con l’Unione europea nel quadro del progetto Galileo (il sistema di navigazione satellitare che si aggiungerà a quelli oggi gestiti da Stati Uniti, Gps, e Russia, Glonass)". "Nonostante i vari adempimenti tecnici da compiere e i vari accordi da siglare – chiosa la relazione – l’idea israeliana sarebbe quella di poter partecipare allo sviluppo del progetto a partire dall’aprile 2004". Conclude il paper: "In tale contesto è stato chiesto il nostro supporto, Tel Aviv ritiene che la cooperazione con l’Italia rappresenti una delle priorità della richiesta di adesione, grazie alla posizione di rilievo che la nostra industria spaziale occupa in ambito europeo, e grazie all’impatto che la posizione italiana ha all’interno dei meccanismi decisionali della politica aerospaziale europea". Il Galileo, in realtà, è solo la parte "emergente" di una collaborazione italo-israeliana sui sistemi della difesa destinata a rafforzarsi molto, nella prospettiva dell’ingresso di Finmeccanica nel "girone A" della Netwar e delle commesse Usa in materia, grazie alla joint coi britannici di BAE Systems. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.