Con la scusa della satira ritorna l'etichetta della
Testata: La Stampa Data: 18 novembre 2003 Pagina: 12 Autore: Simonetta Robiony Titolo: «Pioggia di polemiche dopo lo show di Sabina Guzzanti»
La sinistra continua a farsi del male. Dopo Asor Rosa, peraltro prontamente difeso e assolto dai media (ma non erano in mano a Berlusconi?), ci riprova Sabina Guzzanti a ritirare fuori l'etichetta di "razza ebraica". Essendo la Guzzanti ben piazzata a sinistra, siamo sicuri che anche per lei verrà assoluzione assicurata. L'antisemitismo di sinistra è stato per troppi anni negato per poter avvertire per ciò che realmente è. La messa in onda di «Raiot» della Guzzanti dopo una domenica di tira e molla da parte del direttore di Raitre Paolo Ruffini non ha fermato le polemiche. Anzi. Mediaset, più volte citata nei monologhetti di Sabina, ha deciso di sporgere una denuncia per diffamazione nei confronti della autrice che li ha scritti e recitati e della Rai che li ha trasmessi. Una denuncia che ha aumentato la tensione in Rai nonostante gli ascolti siano stati di gran lunga superiori alla media per l’ora e per la rete: 1 milione 800 mila spettatori con il 18,36 di share. Una cifra considerevole tanto da far dire a Beppe Giulietti, oggi «Articolo 21» ma per anni nel cdr della Rai: «Il pubblico si è pronunciato in modo inequivocabile. L’unico processo che si dovrebbe aprire adesso è a carico di quanti accettarono senza colpo ferire l’allontanamento di Biagi, Santoro, Freccero e Luttazzi». E Giulietti propone una trasmissione su Raitre dove si possa dibattere su quel che è accaduto per meglio farne comprendere i termini alla opinione pubblica. Il caso, infatti, ha messo in luce un conflitto di non facile soluzione: un autore è libero di dire tutto quello che gli viene in mente sulla Rai, che è tv pubblica, ma vale anche per le tv private, oppure dal momento che è ospite deve conformarsi allo stile della rete che lo trasmette? Intanto alla querela Mediaset si aggiungeva una seconda protesta, quella degli ebrei italiani addolorati perché la Guzzanti ha usato in trasmissione il termine «razza ebraica» di infausta memoria. Sabina Guzzanti aveva infatti sostenuto che accusare il sondaggio di Eurobarometro di antisemitimismo era stata una sciocchezza perché ad essere considerato il maggior pericolo per la pace nel mondo era Israele e non la «razza ebraica». Ha detto proprio così, «razza», una parola che non veniva più usata a proposito degli ebrei dai tempi delle persecuzioni dell’ultima guerra. Ha protestato, quindi, dicendosi addolorata la comunità ebraica di Milano, cui si è unito Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle comunità, che ha spiegato: «L’antisemitismo trova oggi la giustificazione nell’antisraelismo. Ma facendo generalizzazioni pericolose si finisce, consapevolmente o meno, col commettere un atto antisemitico». Del resto anche i cattolici sono rimasti male perché la Guzzanti ha dichiarato che era giusto eliminare il crocefisso dalle scuole dando così ragione a quel giudice che ne aveva ordinato la rimozione. Ma è alla comunità ebraica, e solo a loro, che ha risposto nella giornata di ieri Sabina Guzzanti: «Non capisco a cosa sia dovuto il fraintendimento: il mio era un chiarissimo discorso di condanna dell’antisemitismo. A questo punto mi domando se dietro questa protesta non ci sia l’intento di mettere a tacere qualsiasi critica alla politica di Israele, cosa invece legittima». Silenzio per il momento, almeno a livello ufficiale, da parte dei vertici della azienda pubblica. Finalmente il direttore generale Cattaneo ha visto la trasmissione incriminata con il direttore di rete Paolo Ruffini che dovrà poi fargli una relazione scritta sulla vicenda. E lo stesso hanno potuto fare i consiglieri d’amministrazione che però, in segno di rispetto per i morti di Nassiriya, hanno deciso di rinviare il consiglio a domani perché la voce delle polemiche non sovrasti il silenzio del lutto. E che ci saranno polemiche è certo. I due schieramenti sono delineati con chiarezza: da una parte la sinistra, dall’altra la destra. Parlano soprattutto i membri della commissione di Vigilanza. Il senatore Bonatesta di An arriva a ipotizzare che il caso sia stato uno «spottonone» per attirare più pubblico sul programma, mentre il senatore Scalera della Margherita definisce la denuncia di Mediaset una beffa: «E’ evidente che l’onorabilità di una azienda dipende dalla sua quotazione in Borsa. Mediaset è quotata, la Rai no: ne consegue che la Rai non ha onorabilità. E’ un altro degli effetti del conflitto di interessi». Falomi dei Ds dice che è «indegno» utilizzare i morti di Nassiriya per evitare la messa in onda del programma, laddove Caporini della Lega trova indecente che la trasmissione, comunque, sia andata in onda quando: «Il paese piangeva i suoi soldati». E non è finita. Gli autori di «Raiot» fanno sapere di avere avuto 500 e-mail di sostegno e l’appoggio di tutti i comici italiani, da Fo a Grillo. La Rai di aver ricevuto moltissime telefonate di spettatori indignati e le lamentele degli inserzionisti. Il ministro Gasparri, preso a lungo in giro da Neri Marcorè a «Raiot», dopo aver detto che aveva altro a cui pensare domenica, ha dato la sua solidarietà alla comunità ebraica. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.