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Il Foglio Rassegna Stampa
06.11.2003 Il sondaggio Ue mette a nudo l'Europa
che si riscopre antisemita

Testata: Il Foglio
Data: 06 novembre 2003
Pagina: 2
Autore: Emanuele Ottolenghi
Titolo: «Eurobarometro ha sbagliato ma ha colto nel segno: l’antisemitismo c’è»
Riportiamo l'interessante articolo di Emanuele Ottolenghi pubblicato su Il Foglio di giovedì 6 novembre 2003.
Tre le reazioni all’Eurobarometro: la prima sostiene che il sondaggio, mal strutturato, forzasse una risposta ostile a Israele che in realtà non riflette i sentimenti dell’opinione pubblica europea. Il problema insomma sta nei quesiti, indubbiamente maldestri, non nella risposta. La seconda postula che il pubblico avrebbe inteso Israele nel senso di governo, quindi non ce l’ha né con lo Stato ebraico né con gli ebrei, ma con Ariel Sharon, come scriveva Massimo D’Alema ieri su Repubblica. Travisare quest’opinione come antisemitismo negherebbe il diritto legittimo di criticare Israele quando sbaglia. Chi paventa un antisemitismo inesistente deve quindi esserselo inventato nel tentativo di delegittimare le critiche a Israele. Chiaro il corollario: Israele merita le critiche mossegli e chi protesta farebbe bene a farsi un esame di coscienza. La terza è invece che il sondaggio, pur inesatto, rivela scomode verità. L’Europa si riscopre antisemita, scagliarsi contro una statistica è soltanto ipocrisia. La terza posizione è quella giusta, e lo conferma un recente sondaggio dell’Anti-Defamation League sull’opinione in dieci paesi europei nei confronti di ebrei e Israele.
Questi i risultati. Il pregiudizio antisemita, nelle sue forme tradizionali, risulta ben radicato in Europa. Su di esso si accumula un malcelato sentimento di ostilità verso gli ebrei che deriva dalla rappresentazione mediatica del conflitto mediorientale. Lungi dall’essere distinti, i due fenomeni si rafforzano a vicenda. Il 45 per cento degli intervistati ritiene "probabilmente
vero" che gli ebrei siano più leali a Israele che al loro paese di appartenenza (54 in Italia). Un terzo degli interpellati ritiene che gli ebrei abbiano troppo potere economico (42 in Italia). Il 24 per cento crede che gli
ebrei si preoccupino solo dei loro correligionari (30 in Italia). Più del 20 per cento sostiene che gli ebrei siano più inclini di altri a ricorrere a metodi loschi per ottenere ciò che vogliono (27 in Italia). Infine, il 49 per cento crede che gli ebrei parlino troppo dell’Olocausto (43 in Italia). Più di un quarto degli intervistati non si scompone di fronte alla violenza contro ebrei: il 36 per cento crede sia in aumento, il 38 per cento sostiene il contrario. In Francia, teatro dei peggiori casi di antisemitismo recente, il 44
per cento non ravvisa nessuna recrudescenza. Infine, il 63 per cento crede che la maggior parte dei loro concittadini abbiano pregiudizi nei confronti di altri gruppi etnici, ma ritiene che tale sentimento non sia espresso in pubblico, chiarendo come la mancata espressione pubblica di antisemitismo non derivi dalla sua assenza ma, semmai, dalla consapevolezza dell’inopportunità di farlo a causa di vigenti norme sociali. Esiste una diretta correlazione tra livello di pregiudizio antiebraico ed età e/o livello di istruzione – più intenso tra coloro al di sopra dei 65 anni e coloro che hanno terminato gli studi a 17 anni o prima – e tra atteggiamenti europei nei confronti del conflitto arabo-israeliano e degli ebrei. Se quindi l’antisemitismo classico è circoscritto principalmente ai meno istruiti e ai più anziani, la classe media e le nuove generazioni nutrono un pregiudizio nuovo contro gli ebrei a causa della loro associazione a Israele. Il 45 per cento dubita della lealtà degli ebrei ai paesi di residenza. Il 28 per cento giudica Israele favorevolmente e soltanto il 14 per cento lo sostiene nel conflitto israelo-palestinese. Per il 41 per cento Israele non vuole la pace con i palestinesi. Per il 49 per cento Yasser Arafat vuole sinceramente far pace con Israele e meno di un terzo ritiene che il leader palestinese voglia distruggere Israele. Per il 38 per cento il trattamento che Israele riserva ai palestinesi è simile all’apartheid. Nonostante la condanna al terrorismo sia quasi unanime (86 per cento), per il 60 per cento Israele ricorre all’uso della forza militare in maniera eccessiva: simpatico se vittima, Israele è odioso se reagisce. Su chi sia responsabile per il conflitto, il 27 per cento dà la colpa a Israele più che ai palestinesi, per il 20 per cento è vero il contrario (in America il rapporto è 42 a 17 a favore d’Israele). Per il 42 per cento Israele non è una società aperta e democratica e il 62 per cento giudica la recente ondata di violenza contro obiettivi ebraici non come antisemitismo ma come prodotto di ostilità a Israele. Vista la simpatia che la causa palestinese riscuote e che pochi considerano i palestinesi responsabili per il conflitto in corso, la possibilità che molti arrivino se non a giustificare la violenza antiebraica almeno a "comprenderla" non va né esclusa né sottovalutata. Esiste infine una correlazione diretta tra conoscenza del conflitto e ostilità a Israele. Più il pubblico è informato, più ostile è a Israele: gli europei si schierano, 2 a 1, a favore dei palestinesi. Insomma, chi non sa odia gli ebrei alla vecchia maniera, chi legge e s’informa alla nuova. Inutile dunque cavillare su insufficienze metodologiche o barricarsi dietro facili critiche a Sharon. Esiste in Europa un antisemitismo di tipo tradizionale che si innesta su una forte ostilità verso Israele. Mentre chi nutre pregiudizi antiebraici di tipo classico appartiene o alla generazione nata e socializzata all’ombra del nazi-fascismo o alla fascia meno istruita, l’istruzione sostituisce al vecchio pregiudizio un nuovo tipo di odio, che spinge alcuni ad accettare la recente violenza antiebraica come comprensibile ostilità a Israele. In tutto questo
ha un ruolo chiave l’informazione propinata al pubblico da media e libri divulgativi, che rafforzano l’opinione negativa di Israele tra chi legge. L’Eurobarometro poteva essere utile per destare le coscienze. Ha invece mostrato come l’Europa sia di nuovo a un passo dal sonno della ragione. L’antisemitismo c’è. Chi lo nega per comodo politico o per imbarazzo non fa che contribuire all’intorpidimento morale europeo.
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