Sharon e Abu Ala verso un nuovo incontro novità e indiscrezioni sullo scenario israelo-palestinese
Testata: Il Foglio Data: 05 novembre 2003 Pagina: 1 Autore: un giornalista Titolo: «Clima da vigilia, arriva qualcosa di forte, Anp e Israele trattano sul serio»
Riportiamo la cronaca da Gerusalemme pubblicata su Il Foglio di mercoledì 5 novembre 2003. Gerusalemme. L’unica cosa certa è che le trattative sono vive. Si sono risvegliate a metà ottobre con una serie d’incontri tra delegazioni del ministero degli Esteri israeliano e quelle palestinesi. Sono continuate con un appuntamento tra il ministro della Difesa Shaul Mofaz e il ministro dell’Economia palestinese Salam Fayad. Sono proseguite domenica con un faccia a faccia notturno tra il responsabile dello Shin Bet Avi Ditcher e il redivivo Jibril Rajub, uomo di punta di quel Consiglio di sicurezza dell’Anp ritornato, dopo la defenestrazione settembrina di Abu Mazen, sotto l’apparente controllo di Yasser Arafat. Il tutto potrebbe culminare, a breve, in un vertice tra il primo ministro palestinese Abu Ala e Ariel Sharon (forse già domenica prossima). L’hanno detto gli israeliani. L’hanno confermato i palestinesi. Ma c’è di più. L’apertura, accennata alla Knesset da Sharon una settimana fa quando parlò di "nuove opportunità di pace", è stata rilanciata lunedì sera dalla platea moscovita. "Molto presto emergerà – ha detto Sharon – una leadership palestinese pronta ad abbandonare il sentiero del terrore seguito da Arafat e a cooperare per mettere in atto la road map. Quando succederà troveranno in noi un partner serio e insieme daremo pace e tranquillità ai nostri popoli. Non ho dubbi che questo succederà". Sharon non è un generoso visionario pacifista. E’ un primo ministro che da due anni e mezzo esige la cessazione della violenza come precondizione a qualsiasi trattativa. Certo, da un mese nessun attentatore suicida è arrivato a bersaglio sul territorio israeliano e, secondo indiscrezioni fatte trapelare ieri sul giornale Haaretz, alcuni esponenti dei servizi di sicurezza palestinesi stanno arrestando i capi delle cellule armate fondamentaliste. Ma la violenza non sembra arginata. Lo prova il quotidiano stillicidio di vittime sui territori palestinesi, la morte martedì di un sedicenne "shahid" fattosi saltare per sfuggire alla cattura, il lancio di missili Qassam dalla Striscia di Gaza. L’Anp sembra ancora lontana dal quel confronto diretto con le forze fondamentaliste indicato da Sharon come punto di partenza per la trattativa. Da parte sua Abu Ala continua a ribadire la necessità di un negoziato per il cessate il fuoco e non di una contrapposizione frontale con i gruppi armati. Un negoziato a cui Hamas risponde offrendo la fine degli attentati contro i civili, ma rivendicando il diritto di continuare a colpire militari e coloni.
Attenzione a Rajoub, Al Hindi e Nachte Sul piano politico il primo ministro sembra ancora più lontano dal soddisfare le esigenze di un governo israeliano che, solo una settimana fa, continuava a giudicarlo "troppo legato ad Arafat". Dopo un mese alla testa di un esecutivo d’emergenza, arrivato ieri a fine mandato, non ha soddisfatto neppure i requisiti minimi chiesti da Washington. Non è riuscito né a sottrarre ad Arafat il controllo delle milizie armate né a nominare un ministro dell’Interno a cui delegarne la guida. Lo stesso Rajoub, sceso a incontrare il capo dello Shin Bet, sembra più legato ad Arafat che ad Abu Ala. Il suo rientro in scena a fine agosto servì, infatti, alla messa fuori gioco di Abu Mazen e del rivale Mohammad Dahlan. Avi Ditcher è dunque andato a trattare con un luogotenente del rais? C’è anche il rovescio della medaglia. Fino al 2002 l’unico ai vertici dell’Anp di cui gli israeliani dicevano di fidarsi era Rajoub. Sotto di lui i servizi di sicurezza preventiva non collaborarono con i gruppi armati e solo la regia di questo ruvido colonnello di Gerico permise negli anni 90 lo smantellamento delle strutture terroriste. Dunque dietro le indiscrezioni di Haaretz può esserci il suo zampino. Ma ci sono altri indicatori di una svolta cui qualcuno già appiccica l’azzardata definizione di "golpe interno" o "scomparsa": la nomina del settantenne ex ministro dell’Agricoltura Rafid Natche a quella presidenza del Parlamento, lasciata vacante un mese fa da Abu Ala, che, secondo la Costituzione palestinese, garantisce la successione temporanea in caso di scomparsa di Arafat; l’improvviso vertice del ministro degli Esteri palestinese Nabil Shaat corso a Madrid per comunicare qualcosa d’importante agli ambasciatori dell’Olp in Europa. Fa scalpore, infine, l’annunciata presenza al vertice tra Abu Ala e Sharon del solitamente "invisibile" Amin Al Hindi, il potentissimo responsabile dell’intelligence palestinese di Gaza, grande amico della Cia, sul cui comando gli israeliani non hanno sparato in tre anni una sola pallottola. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.