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La Repubblica Rassegna Stampa
04.11.2003 Difendersi accusando
è lo stile de La Repubblica

Testata: La Repubblica
Data: 04 novembre 2003
Pagina: 4
Autore: un giornalista
Titolo: «Israele contro i media.»
In relazione ai risultati del sondaggio Ue, che indicano Israele quale stato che più degli altri paesi rappresenta una minaccia per la pace nel mondo, riportiamo un pezzo pubblicato su La Repubblica a pag.4.
Oggetto di quest'articolo sono i mass media (non soltanto stranieri, come invece ci tiene a sottolineare la Repubblica), 'accusati' di faziosità ai danni di Israele. Più che accusati, riteniamo la maggior parte dei media italiani ed europei senz'altro colpevoli.
Anche la Repubblica ha fatto la sua parte, e molto bene, ma non si prende la premura di sedersi anch'essa al "banco degli imputati". Certo, un'autoaccusa non le farebbe comodo. E allora avanti con tutte queste controaccuse nei confronti di Israele pur di non prendersi alcuna responsabilità nel campo dell'informazione europea. E infatti non c'è niente da stupirsi se i risultati del sondaggio sono questi.
Ecco il pezzo.

A cura della redazione di Informazione Corretta

Colpa dei media, faziosi, superficiali e, nella migliore delle ipotesi, male informati. Più che all’antisemitismo latente nel vecchio continente, è alla «copertura» del conflitto israelo-palestinese che i dirigenti israeliani guardano nel tentativo di capire da dove origina la pessima immagine del paese che traspare dai risultati del sondaggio europeo. La risposta scaturita dalle riunioni al più alto livello dedicate al tema è appartenetemene la più semplice: lanciare una controffensiva mediatica che riequlibiri il giudizio degli europei. Ma c’è un problema: le casse dello Stato sono a secco, la campagna di rilancio dovrà aspettare.
Giornali e televisioni sul banco degli imputati, dunque. Torna in discussione il caso del bambino Mohammed Adura, la cui agonia, all’inizio dell’intifada, è stata ripetuta ossessivamente su tutti i teleschermi del mondo, salvo scoprire che non è assolutamente sicuro che siano stati gli israeliani a ucciderlo. Titoli sbagliati, apparsi sulle prime pagine, vengono presentati a riprova della malafede. Insomma ce n’è abbastanza da sostenere l’accusa di mancanza di imparzialità.
Ma gli analisti israeliani più avveduti non si fermano qui. C’è chi, chiedendosi da dove origina l’ostilità dell’opinione pubblica europea verso Israele, assicura che a questo stato d’animo contribuisce anche l’identificazione totale fra Israele e gli Stati Uniti. E un commentatore senza pregiudizi, come Hemi Shalev, di Maariv, ammonisce contro il «riflesso pavloviano» di chiamare in causa l'antisemitismo in ogni caso. «Non possiamo ignorare –scrive- il fatto che Israele fa la sua parte, con la sua insistenza nel consentire gli insediamenti nei Territori occupati, nell’espropriare el terre per costruire la barriera, nel complicare la vita dei palestinesi, come il capo di stato maggiore ha indicato, anche quando tutto questo serve soltanto a aumentare il risentimento…»
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.




rubrica.lettere@repubblica.it

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